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La foto di Napoleone Bonaparte: vera o falsa?

Piccolo excursus agli esordi della fotografia

Nel 1997 nei pressi della Feira da Ladra di Piazza Santa Clara, a Lisbona, mi stavo aggirando tra i mercatini dell’antiquariato ai piedi dell’Alfama (un antico quartiere della città) quando incappai in una strana fotografia che rievocò nella mia memoria il celebre quadro di Paul Relaroche che rappresenta uno stanco Napoleone nel castello di Fontainebleau.

Per chi non abbia presente il quadro eccone una riproduzione con tanto di incisione:

Il Napoleone della piccola foto (realizzata su un cartoncino applicato a ceramica di circa cm 5×5) era chiaramente un sosia, un attore che reinterpretava il quadro di Delaroche come era prassi comune alla fine dell‘800. La foto costava relativamente poco e decisi di acquistarla a titolo di “stravaganza”.

Tornato in Italia realizzai una scansione della foto che appariva piuttosto sbiadita anche a causa dello sporco accumulato nel tempo. La carta su cui era impressa la foto era estremamente ruvida e porosa ed era ricoperta da una patina giallastra e io commisi la sbadataggine di tentare di ripulire la foto dallo sporco. A tal scopo usai un batuffolo di cotone imbevuto di acqua borica e tamponai la foto con il risultato di veder sparire l’immagine sotto ai miei occhi.

La foto di Napoleone si dissolse rapidamente in corrispondenza del volto e vedendolo irrimediabilmente rovinato, decisi di buttare il mio piccolo souvenir. E devo aggiungere che lo feci non troppo a malincuore, in fondo si trattava di una piccola curiosità comprata in un mercatino delle pulci per pochi scudi.

A distanza di molti anni ho “ritrovato” in un vecchio cd di backup il file con la scansione della famosa foto. Ritrovandomela davanti mi venne il vago sospetto che quella foto potesse essere “originale”, vale a dire una foto originale di Napoleone Bonaparte I, e partendo da questo dubbio mi avventurai in alcune considerazioni che vado ad esporre.

Prima di tutto devo precisare che se avevo sempre ritenuto la foto una riproduzione, un falso anacronistico, era perchè credevo che l’invenzione della fotografia fosse avvenuta attorno alla metà dell’ 800.

Da una rapida ricerca tuttavia scoprii che la datazione della prima foto risale al 1826; Nicéphore Niépce la ottenne con una posa di ben otto ore su una lastra da lui stesso preparata e sistemata sulla finestra della sua camera. Quella che vedete qui sotto è la foto scattata da Niépce: la prima eliografia della storia datata 1826!

Mi sono documentato. Il 5 maggio 1826 Niépce così scriveva al fratello: “Ho messo il mio apparecchio sulla finestra aperta della stanza dove lavoro, dirigendolo verso la piccionaia. Ho fatto l’esperimento nel mio solito modo e ho ottenuto sulla carta bianca quella parte della piccionaia che si vede dalla finestra ed una debole immagine anche di questa, che era meno illuminata”. Il 28 maggio applicò all’obiettivo un rudimentale diaframma che rese più nitida l’immagine. Per cinque anni Niepce lavorò accanitamente alla ricerca di materie più sensibili all’azione della luce tentando di tutto: il nitrato al cloruro d’argento, il perossido di manganese, il cloruro di ferro, ìl “safran de Mars”, il fosforo, la cocciniglia. Il 3 settembre 1824 riuscì infine a fissare solo i contorni di un paesaggio. E finalmente nel 1826 quella che puo’ essere considerata la prima vera fotografia proprio da quella finestra dove un decennio prima aveva posto il suo apparecchio. Posa di ben otto ore su una lastra di peltro per eliografia, spalmata di bitume di giudea e posta all’interno della sua camera oscura con diaframma. E alla fine l’immagine era lì sotto i suoi occhi.

Erano trascorsi solamente 5 anni dalla morte di Napoleone Bonaparte nell’isola del suo esilio e appena 12 da quando la foto poteva essere stata scattata da Delaroche nel castello di Fontainebleau (nel 1814 in occasione del ritratto). Dodici anni a livello storico sono un’inezia.
Leggendo una biografia di Niépce appresi che gia 10 anni prima, nel 1816, era riuscito ad ottenere una foto che però si dissolse nel giro di poche ore.

Avevo letto bene: il 1816! A quel tempo Napoleone era ancora vivo e vegeto (sarebbe morto nel ’21) e gli anni trascorsi dal ritratto di Fontainebleu erano solo 2!

Stando alla storia ufficiale si sarebbe dovuto attendere fino al 1838 per avere il primo dagherrotipo che ritraesse un uomo. A scattarla sarebbe stato, appunto, Daguerre. Ecco la foto in questione con evidenziato il primo uomo fotografato, un signore che si sta facendo lustrare le scarpe…

La faccenda rimaneva in ogni caso poco credibile; avrebbe voluto Napoleone lasciare di sé una immagine che lo rappresentava stancamente seduto, praticamente in balia del destino, come uno sconfitto? In fondo in lui era ancora vivo il recente passato di imperatore dei re, di generale imbattuto che aveva piegato gli eserciti più agguerriti del tempo (quasi sempre più numerosi del suo), che aveva visto Mosca in fiamme quando vi si era insediato con la Grande Armata soltanto pochi mesi prima! Poteva desiderare di inaugurare una nuova scoperta consegnando ai posteri una immagine che lo mostrava affranto, schiantato dalla sconfitta di Waterloo?

Evidentemente no. A meno che lui non ne fosse a conoscenza!

Qui ci vuole un ulteriore, smisurato sforzo di fantasia…

Ho ipotizzato che forse Delaroche avrebbe potuto “scattare” la foto all’imperatore a sua insaputa approfittando della lunga posa necessaria per il ritratto. Forse aveva trovato il modo di occultare l’ingombrante camera oscura durante i lunghi tempi di “posa”. Abbastanza difficile da credere, ma tuttavia possibile.

Non bisogna dimenticare che in fondo gia dal secolo precedente i pittori usavano la camera oscura per realizzare le loro opere e conoscevano i rudimenti di una tecnica, quella fotografica, che conta un vasto numero di inventori. La maggior parte di questi inventori sono rimasti sconosciuti o semplicemente furono surclassati dal più pratico Daguerre che non si accontentava di far rimanere la fotografia un passatempo.

E tornando al nostro Napoleone e all’immagine di Fontainebleu… forse quel giorno Delaroche non era solo! Sì perché, in fondo (e qui mi sbagliavo), Delaroche era un pittore e non si interessava di fotografia.

Entrando nel campo delle possibilità si possono formulare infinite spiegazioni verosimili. Può anche essere (e qui mi fermo) che la foto fosse stata eseguita con il consenso di Napoleone per poi essere fatta sparire in quanto lontana anni luce dall’immagine idealizzata che di lui avevano dato Delaroche e David. Non è un mistero che il “piccolo caporale” non amasse troppo soffermarsi allo specchio e contemplare la scarsa avvenenza della propria persona. Ecco un’altra foto di Daguerre datata 1836…

Su Paul Delaroche, come detto, mi sbagliavo perché di fotografia si era interessato eccome! Il ruolo che Delaroche ha avuto nel corso del “processo” alla fotografia, mosso dal governo Francese, è abbastanza singolare. Era stato chiamato infatti a dare un giudizio sulla novità artistica del secolo e, guarda caso, toccò proprio a lui di darle una consacrazione definitiva. Il giudizio fu espresso nel 1839 quando Delaroche prese parte ad una riunione dell’Accademia delle Scienze e dell’Accademia delle Belle arti in cui venne presentato il procedimento fotografico nei suoi vari procedimenti tecnici. Quello che segue fu il commento di Delaroche:  “…In tale procedimento il pittore troverà un mezzo rapido per eseguire un complesso di studi che non riuscirebbe mai ad ottenere se non con molto tempo, difficoltà ed in modo decisamente meno perfetto, per quanto abbia talento… L’incomparabile scoperta del signor Daguerre è un immenso servigio reso alle arti”.

In cosa consisteva il procedimento di Louis Daguerre? Inizialmente collaboratore di Niépce, Daguerre ne divenne l’unico inventore riconosciuto della fotografia dopo la morte del socio. Dando una occhiata su Wikipedia si evince che “ … nel 1837 la tecnica raggiunta da Daguerre fu sufficientemente matura da produrre una natura morta di grande pregio. Daguerre utilizzò una lastra di rame con applicata una sottile foglia di argento lucidato, che posta sopra a vapori di iodio reagiva formando ioduro d’argento. Seguì l’esposizione alla camera oscura dove la luce rendeva lo ioduro d’argento nuovamente argento in un modo proporzionale alla luce ricevuta. L’immagine non risultava visibile fino all’esposizione ai vapori di mercurio. Un bagno in una forte soluzione di sale comune fissava, seppure non stabilmente, l’immagine. (…) Daguerre pubblicò un manuale (Historique et description des procédés du dagguerréotype et du diorama) tradotto ed esportato in tutto il mondo, contenente la descrizione dell’eliografia di Niépce e i dettagli della dagherrotipia.” 

A questo punto ritorna la domanda: la foto è vera o falsa?

Le probabilità che sia autentica sono scarse, ma la storia non sempre ci consegna tutti gli aspetti di una vicenda. A volte ci restituisce un solo dettaglio a cui è impossibile dare un nome e una datazione e se guardiamo bene tutta la Storia, quella dei libri scolastici, altro non è se non un enorme ricettacolo di tessere frammentarie a cui schiere di storici non sempre obiettivi hanno cercato di conferire una organicità d’insieme in base alle loro convinzioni, alle fedi politiche, religiose, filosofiche… e soprattutto in base al Potere regnante.

Il resto sono tutte considerazioni a cui ognuno può arrivare in base alla propria fantasia o al senso pratico. Per quanto mi riguarda non posso escludere che la riproduzione in mio possesso sia una fotografia autentica di Napoleone Bonaparte; una foto scattata a insaputa dell’imperatore e che venne tenuta nascosta in seguito alle sventure del Corso, forse per paura dell’autore di una ritorsione da parte dei numerosi sostenitori bonapartisti di fronte a una immagine che consegnava ai posteri l’effige di un uomo disperato e sconfitto. Ecco la foto:

Post Scriptum.

Dimenticavo. La famosa “posa” del Napoleone abbattuto a Fontainebleu è stata ripresa pari pari in un film del 1954 di Henry Koster in cui a vestire i panni del Bonaparte è Marlon Brando. Ecco una foto di scena.

Altro dettaglio interessante lo fornisce l’incredibile somiglianza di un nipote di Napoleone, figlio del fratello Girolamo. Il nipote si chiamava Napoleone Giuseppe Carlo Bonaparte detto Gerolamo (Jérôme) e aveva un curioso soprannome: Plon Plon. Ecco alcune sue immagini. Plon Plon e Napoleone I° erano come due gocce d’acqua (cosa frequente tra  zio e nipote). Giudicate…

Per finire non mi resta che precisare che a tempo perso mi piace inventare delle storie e mi diverto con un programmino di grafica con il quale realizzo foto taroccate.

Sono però propenso a credere che se al Bonaparte fosse mai stata scattata una foto, questa sarebbe stata molto simile (se non uguale) a quella riprodotto in questo articolo. Ai posteri l’ardua sentenza.

Luca Pozza

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