«Questa disfatta ha un nome, Matteo Salvini. Si dimetta». Marcato: «Ho il cuore a pezzi». Bottacin: «Esito drammatico»
Successo per Fratelli d’Italia, crollo della Lega. E nel partito di Matteo Salvini si apre subito la resa dei conti, soprattutto in Veneto dove tutto sommato c’è stata una sostanziale tenuta rispetto al resto d’Italia.
Gianantonio Da Re
«Questa disfatta ha un nome e cognome, Matteo Salvini»: lo afferma senza giri di parole l’europarlamentare trevigiano della Lega, Gianantonio Da Re, commentando il tracollo del suo partito in Veneto. «Dal Papeete in poi ha sbagliato tutto, ha nominato nelle segreterie delle persone che hanno solo ed esclusivamente salvaguardato il proprio sedere». «Quindi si dimetta – conclude – passi la mano a Massimiliano Fedriga e fissi in anticipo i congressi per la ricostruzione del partito».
Luca Zaia
«Il voto degli elettori va rispettato, perchè, come diceva Rousseau nel suo contratto sociale, ‘il popolo ti delega a rappresentarlo, quando non lo rappresenti più ti toglie la delega’. È innegabile come il risultato ottenuto dalla Lega sia assolutamente deludente, e non ci possiamo omologare a questo trovando semplici giustificazioni». Sono le parole del governatore del Veneto, Luca Zaia. «È un momento delicato per la Lega – aggiunge – ed è bene affrontarlo con serietà perchè è fondamentale capire fino in fondo quali aspetti hanno portato l’elettore a scegliere diversamente».
Roberto Marcato
«Stiamo parlando di un tracollo vero e proprio» sono le parole dell’assessore regionale della Lega Marcato. Senza mezzi termini. «Un tracollo di consensi che così repentino non si era mai visto: Forza Italia ci raddoppia e ci sorpassa persino il Partito democratico. Da forza ubiquitaria siamo ora la terza forza in Veneto». Per Marcato si tratta «di un dato drammatico. Io ho il cuore a pezzi e sono arrabbiato. Ho il cuore a pezzi perchè il mio partito ha avuto questo risultato e perchè avevo detto quali erano i rischi, lo avevo detto da anni e da mesi, ma sono rimasto assolutamente inascoltato». Per l’esponente della Lega veneta si sarebbe potuto avere «un risultato significativamente diverso o quantomeno in grado di rallentare questo tracollo. Questo si poteva fare e non è stato fatto». A questo punto Marcato torna a chiedere «che si vada a congressi, non per finta ma veri. Si finiscano domani mattina i congressi di sezione, chi non li vuole fare viene commissariato e si va avanti, da dopodomani mattina di facciano i congressi provinciali ed entro un mese si vada al congresso regionale». Per l’assessore veneto «è del tutto evidente che una analisi profonda va fatta a livello federale». Marcato ricorda che solo due anni fa «il partito Lega ha fatto in Veneto un terzo del partito Lista Zaia. io sono riuscito comunque nell’impresa titanica di di essere il più votato tra i partiti in tutto il Veneto. io rappresento quella Lega. Altri che hanno preso delle decisioni e ora si devono assumere la responsabilità di quello che hanno stabilito». Tra le decisioni che l’esponente della giunta Zaia giudica «sbagliata è stata quella di non condividere con il territorio i candidati per le politiche ma di imporli fra Milano e Padova. questo è successo. Tanto è vero che ai comizi non c’è mai stata un’ovazione nella presentazione dei candidati. Un errore – conclude – che non si è mai visto».
Alberto Villanova
«Si riparte dal Veneto, non da altro». È un richiamo forte alla base elettorale della regione quello che fa Alberto Villanova, capogruppo della Lega in Consiglio regionale del Veneto. «Soprattutto i nostri elettori ci hannno dato un segnale chiaro e forte – osserva – ed è il secondo dopo le amministrative di giugno, un segnale che purtroppo non era stato ascoltato, sarebbe veramente da stolti non ascoltare anche questo». L’unica strada possibile è «ripartire dalla base, dall’identità, dal nostro territorio. Noi siamo nati come un partito di territorio e dobbiamo tornare ad essere un partito che rappresenta questo territorio». Per Villanova «i congressi adesso debbono essere rapidissimi, non abbiamo tempo da perdere, la situazione è molto dura, servono subito. Serve una inea politica forte – conclude – che interpreti i militanti del territorio e che metta al centro dell’attenzione il nostro Veneto».
Gianpaolo Bottacin
«Credo che di errori la Lega ne ha fatti sicuramente, l’esito è drammatico». Lo afferma l’assessore veneto del Carroccio Gianpaolo Bottacin. «Siccome siamo il partito dei commissari nominati dall’alto – afferma – il commissario rappresenta l’uomo solo al comando e come tale ha tanto potere ma anche tanta responsabilità. Se uno decide tutto da solo, se le cose van bene è tutto merito suo, se vanno male è tutta colpa sua». «Noi dobbiamo superare immediatamente questa debacle – aggiunge – e non mi parlino dei congressi, della sezione: qui va fatta una cosa da cima a fondo, perchè se per fare i congressi partendo dal basso ci abbiamo messo due anni per arrivare a poco o niente, vanno cambiati quantomeno i commissari regionali immediatamente con un congresso regionale, per il Veneto questo va fatto entro un mese». Bottacin aggiunge: «non possiamo star qui ad aspettare un anno, siamo in emergenza, i numeri lo dimostrano». L’alternativa, osserva, «è di consegnare la regione infiocchettata a FdI», rendendosi conto «che l’esito di queste elezioni ha detto che esiste un partito del Sud, che è il M5S». Per l’assessore, soprattutto, «non esiste più un partito del Nord, come eravamo noi, perchè se l’elettore vota indifferentemente noi o FdI vuol dire che non ci riconosce più come partito del Nord. E questo mi preoccupa molto. Perchè noi abbiamo una differenza rispetto a FdI, noi siamo autonomisti, loro no. Credo che per un partito territoriale come la Lega – conclude – vuol dire aver perso la sua storia, il suo dna».