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Pietrangelo Buttafuoco designato presidente della Biennale

“Con la designazione da parte del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, di Pietrangelo Buttafuoco come presidente della Fondazione La Biennale di Venezia è stato infranto un altro tetto di cristallo”. Lo annuncia in una nota Raffaele Speranzon, vicecapogruppo vicario dei senatori di Fratelli d’Italia.

Speranzon

“Spesso – prosegue Speranzon – la Fondazione La Biennale è stata considerata dalla sinistra un feudo in cui collocare amici e accoliti. Buttafuoco, finalmente, afferma un cambio di passo che il governo Meloni vuole imprimere in ogni sede culturale e sociale della nazione: solo personalità scelte per lo spessore, la competenza e l’autorevolezza. A Buttafuoco vanno le mie vive congratulazioni ed i miei migliori auguri di buon lavoro”, conclude.

Il Ministero

Il Ministero della Cultura ha in seguito precisato che “l’attuale presidente, Roberto Cicutto, resterà in carica fino al termine del mandato, marzo 2024, al fine di garantire la necessaria continuità istituzionale e un graduale e ordinato passaggio di consegne. La proposta di nomina di Buttafuoco rappresenta solo l’inizio di un percorso il cui primo passo è il parere consultivo delle Commissioni Cultura di Camera e Senato”.

Sono bastati pochi anni per cambiare idea

Non un ripensamento, ma uno stravolgimento totale. Ed è così che, da “infedele” contro le tradizioni greche e romane, il giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco di religione musulmana (convertito nel 2015) diventa il volto del governo alla Biennale di Venezia. Un completo cambio di rotta per Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni che, di fronte alla sua conversione all’Islam e alla sua possibile candidatura in Sicilia, commentava nel 2015: “Ci rendiamo conto del messaggio culturale, prima ancora che politico, che daremmo al mondo? È come se a Istanbul venisse candidato ed eletto un cristiano. Non ho nulla contro i musulmani e l’Islam… ma santo Dio!”.

Meloni cambia idea

A osteggiarne l’approdo tra i ranghi politici era stata però la stessa Giorgia Meloni, che nella proposta rintracciava un dettaglio insolito. Era di pochi mesi prima la notizia della conversione del giornalista all’Islam, per Buttafuoco considerata un ritorno alla “Tradizione” che affondava nelle radici siciliane. E Giafar al-Siqilli, cioè Giafar il siciliano, diventava il suo nuovo volto. Insomma, un nome che con il fronte lepenista non aveva molto in comune, ma a preoccupare ancora di più Fratelli d’Italia era il segnale dato agli elettori. Un messaggio, spiegava Giorgia Meloni, “di un cedimento culturale a quei fanatici che vorrebbero sottomettere noi infedeli. Nel libro ‘Sottomissione’, lo scrittore francese Michel Houellebecq racconta della vittoria alle elezioni presidenziali di un candidato musulmano contro un candidato del Front National. La Francia in mano agli estremisti jihadisti, la resa, l’incapacità di difendere la propria cultura occidentale e nazionale. Qui invece siamo al paradosso che il fronte lepenista candiderebbe in Sicilia un convertito all’Islam”.

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