bellunese, veneto

Monitoraggio del gallo forcello, la Provincia approva i miglioramenti ambientali del progetto “Mugheta” eseguiti dalla Riserva alpina di Tambre

La Provincia di Belluno ha eseguito nei giorni scorsi il monitoraggio annuale dei tetraonidi e in particolare del gallo forcello, specie di interesse conservazionistico e oggetto di particolare tutela. Con l’occasione è stato effettuato un sopralluogo anche all’intervento messo in campo dalla Riserva alpina di Tambre finalizzato al miglioramento ambientale. «Con una spesa di circa 15mila euro, a carico dei soci della Riserva, sono state ripristinate alcune superfici aperte che erano state invase dal pino mugo cresciuto per l’abbandono dell’alpeggio – spiega il consigliere provinciale delegato alla gestione faunistica -. Abbiamo potuto verificare che in un anno grazie a questo intervento cominciato nel 2020 sono ricresciute quelle specie arbustive utili all’alimentazione dei tetraonidi, come il mirtillo. Questo fa sì che ci siano le condizioni ideali per la conservazione e lo sviluppo delle popolazioni di gallo forcello».

I lavori del progetto Mugheta

I lavori di miglioramento boschivo rientrano nel progetto “Mugheta”, avviato nel 2020 e destinato a proseguire fino al 2022. «Un piano nato alcuni anni fa, con l’obiettivo di intervenire nelle zone di boscaglia – spiega Stefano Saviane, presidente della Riserva alpina di caccia di Tambre -. Il gallo forcello, proprio a causa dell’imboschimento dovuto all’abbandono del pascolo, si sta spostando a quote sempre più elevate dove non trova da mangiare. Per questo stiamo assistendo alla riduzione della popolazione». «Sulle pendici del monte Guslon abbiamo ricreato spazi a scacchiera per garantire le condizioni ideali per diverse specie: coturnice, francolino di monte e anche gallo forcello» aggiunge Egidio Bino, il dottore forestale che ha seguito il progetto “Mugheta”. «Dove siamo intervenuti nel 2020 stanno già ricrescendo piante fondamentali per l’habitat di questi animali».

Cacciatori e zone di pascolo

«I cacciatori si stanno muovendo nella direzione dettata dalle norme comunitarie per la conservazione dei siti Natura 2000 e il recupero di quelle zone abbandonate dal pascolo dove cresce la boscaglia dannosa per il mantenimento di alcune specie animali» continua il consigliere provinciale delegato. «Gli habitat di specie, e quindi il loro ripristino o mantenimento, sono fondamentali nella determinazione di una popolazione animale, molto più di un eventuale fermo della pratica faunistica. Quindi un plauso alla Riserva di Tambre che ha realizzato un’opera importante, d’esempio anche per altre realtà. In tutta la nostra montagna assistiamo al progressivo imboschimento per l’abbandono della pratica dello sfalcio. Per cui queste attività, di recupero ambientale, sono fondamentali per la biocenosi e la zoocenosi. Con l’auspicio che questi lavori continuino anche in superfici più ampie, dovremo verificare con monitoraggi continui l’efficacia nel tempo dell’operazione».

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