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Mestre, allarme spopolamento

Se Venezia piange, Mestre non ride. Nei primi otto mesi dell’anno il Comune ha perso 1.112 residenti. Come dire più di quattro persone al giorno che se ne sono andate. E se la parte insulare del Comune ha perso 689 residenti, la terraferma ne ha lasciate 430. A tracciare il bilancio aggiornato della popolazione residente è il consigliere comunale del Pd Emanuele Rosteghin, preoccupato per l’andamento demografico negativo che riguarda la terraferma. La contabilità è impietosa in valori assoluti, ma non solo: il calo più sensibile si registra a Favaro (meno 170 residenti), Mestre e Carpenedo 162, Chirignago 80, e Marghera 11. Ma il focus è un altro: «Se guardiamo proprio la terraferma – osserva Rosteghin – le fasce d’età maggiormente colpite da questo calo sono i bambini da zero a nove anni, complessivamente ridotti in otto mesi di 215 unità, e la fascia che va dai 30 ai 50 anni anch’essa diminuita di 517 persone».

Rosteghin

I numeri rivelano un segnale della scarsa attrattività della città di terraferma in termini di servizi e di qualità della vita: «Serve interrogarsi se a Mestre si viva bene – prosegue il consigliere d’opposizione – se in questi anni la qualità della vita sia migliorata, se per esempio la situazione di insicurezza non incida su questi numeri». Senza contare che il calo demografico potrebbe essere anche favorito dalla crisi economica legata alla pandemia che ha privato i cittadini di risorse per l’acquisto di un bene primario come la casa, che nei Comuni di prima cintura si trova a prezzi più vantaggiosi rispetto al centro urbano.

Rigenerazione urbana

Quale che sia la verità, dall’opposizione sale la richiesta di un piano di rigenerazione urbana che comprenda la sicurezza – come peraltro annunciato dallo stesso assessore alla Coesione sociale Simone Venturini – la riqualificazione del patrimonio immobiliare, l’integrazione della popolazione straniera: non è un caso che a Marghera, dove è maggiore la concentrazione di immigrati, il calo demografico nei primi otto mesi dell’anno sia inferiore rispetto alle altre municipalità di terraferma. «La sfida della residenza è complicata – conclude Rosteghin – e pertanto non si può derubricare con scorciatoie, ma il nodo su cui credo serva aprire una seria riflessione in città è quello ampio e complesso della qualità della vita, anche attraverso progettazioni audaci per ripensare interi quartieri». Un percorso che potrebbe cominciare da Altobello, dove si attende il piano dell’Ater che ruota attorno alla demolizione della Nave, e che potrebbe proseguire al Rione Pertini, con il piano appena avviato di riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico.

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