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VENETO, EUROPA!

In alcuni Comuni veneti chiamati alle urne – tra cui Padova – il PD fa un passo indietro e propone candidati civici. Questo rientra nella tendenza europea alle grandi coalizioni tra vecchi avversari i quali da una parte hanno colmato gran parte delle differenze politiche e ideali che li separavano; dall’altra sono responsabilmente costretti a unirsi per respingere la minaccia del populismo discriminatorio e di quello utopista. Queste alleanze, garantite dai candidati civici, fanno parte del tentativo di creare, anche a livello nazionale, una solida coalizione moderatamente riformatrice al di fuori degli schemi delle vecchie destre e sinistre.

Al di là delle contingenze locali, è quanto avviene in tutta Europa e recentemente anche in Francia dove il “civico” Macron vince fondando un partito (della Nazione?) dall’oggi al domani e svuotando l’elettorato socialista e parte di quello conservatore. E non importa se chi scrive preferisce di gran lunga Renzi a Macron. Non si comporta diversamente la sinistra secessionista che pure presenta liste e candidati civici piuttosto che “targare” con uno degli innumerevoli frammenti la loro confusa, anticamente utopica e nostalgica proposta politica. Costoro raggruppano alcune componenti senza dubbio vivaci e creative della società e i soliti radical chic a cui non va mai bene niente poiché vivono protetti dai loro privilegi. Infine si trascina – come inevitabilmente fanno tutti i partiti novecenteschi – una zavorra di vecchi politici alla ricerca di collocazione.

Anche in questo caso c’è un corrispondente francese (Mélenchon) a dimostrazione che il fiume della politica, dopo essere straripato, sta ritornando (speriamo) in alvei chiaramente identificabili. La “France insoumise” – un termine della tradizione rivoluzionaria e di sinistra – ha aggregato, assieme a quello di sinistra, un elettorato che in Italia voterebbe per i 5Stelle i quali non hanno corrispondenti Oltralpe. Anche in questo caso sarà importante capire a chi farà riferimento il candidato civico.
Purtroppo il Movimento 5Stelle ha deciso di non concorrere con impegno in questa tornata amministrativa nel Veneto, una regione in cui è oggettivamente più debole che in altre. Un maggiore impegno dei pentastellati avrebbe consentito di aggregare la parte più giovane e creativa della cittadinanza e procedere dalla maggioranza o dall’opposizione, nella formazione di una classe dirigente locale oltre che nazionale.
La Lega fa le prove di alleanza nazionale con la destra sapendo che nel Veneto la componente collerica di estrema destra può contare anche sui leghisti più moderati che in alcune amministrazioni e in Regione gestiscono il potere da ormai un quarto di secolo.

Con sarcasmo si potrebbe dire che le elezioni sono diventate dei “balli in maschera” a causa del discredito della politica. Questi travestimenti hanno aspetti positivi e negativi. Tra i primi, s’annovera la possibilità che il candidato civico possa assumere iniziative autonome fuori dalle clientele radicate e rimescoli un po’ le carte del potere locale. Tra l’altro questo è tollerato solo perché ultimamente s’è affermato un centralismo soffocante che ha privato i Comuni e le loro istituzioni della possibilità di agire autonomamente. Nei Comuni maggiori, il sindaco, per quanto civico, sarà quindi sottoposto sia al controllo dello Stato sia a quello democratico delle istituzioni e non agirà comunque come un “uomo solo al comando”. Il successo delle liste civiche a suo sostegno sarà la misura della sua autonomia dai partiti che in qualche caso potrebbero non essere più gli azionisti di maggioranza della sua coalizione. Se il candidato civico saprà innovare e prendere spunto dall’incalzare dei populisti radicali più innovativi, riuscirà nella difficile impresa di favorire un progresso senza fanfare e pennacchi, ma solido e responsabile.

Nei Comuni minori potrà succedere che vengano elette persone con poco consenso e sradicate dalla società civile. Questo costituisce un serio problema che riconferma una società priva di corpi intermedi capaci di mediare i conflitti tra centro e periferia, come sta succedendo regolarmente per la localizzazione di impianti o opere rischiose e per l’accoglienza dei rifugiati.
Nella politica veneta – come in quella europea – i candidati di successo, al di là delle personali capacità politiche e gestionali, saranno coloro che sapranno distanziarsi dalle vecchie categorie di destra e sinistra lasciandole alla Lega Lepenista e ai residuali anziani testimoni di un socialismo statalista e assistenziale. È necessario gestire una ritirata dal vecchio mondo lasciando in eredità le condizioni per realizzarne uno nuovo. Non serve cercare nemici da eliminare una volta per tutte, ma allargare il consenso e aiutare a crescere un’opposizione progressista con cui competere per il bene comune. Questa è la cultura del candidato civico vincente e di chi lo sostiene.

Corrado Poli

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