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Più sicuro il conto veneto per far arrivare i soldi alla gente

Sms o bonifico bancario? Inutile negarlo: il messaggio telefonico è più semplice, si digitano cinque cifre, 45500, e in un secondo la donazione è fatta: 2 euro per aiutare le popolazioni colpite dal maltempo. Epperò Gianpaolo Bottacin, laborioso come tutti i bellunesi e preciso come solo gli ingegneri, preferisce l’Iban. Che sicuramente è più scomodo, bisogna andare in banca o collegarsi col computer per fare un versamento, di certo richiede un po’ più di tempo rispetto all’sms. «Meglio l’Iban – spiega l’assessore regionale alla Protezione civile – prima di tutto perché è nostro, è una iniziativa della Regione Veneto e quindi i soldi che arriveranno saranno tutti per i danni subiti qui da noi.

L’sms solidale, invece, è della Protezione civile nazionale e il ricavato sarà ripartito in quota parte tra tutte le Regioni alluvionate». Che, peraltro, sono sempre di più, ieri si è arrivati a quota undici. Ma la differenza sostanziale tra sms e versamento sul conto corrente della Regione riguarda la destinazione dei fondi: «L’sms ha dei vincoli – dice Bottacin – perché i soldi raccolti col telefonino potranno essere usati solo per opere pubbliche, non potranno cioè essere destinati al ristoro di danni subiti da privati. Ve la ricordate la polemica sul tornado della Riviera del Brenta quando i soldi dell’sms andarono al campo da calcio anziché ai cittadini?».

Smessa per un giorno la divisa gialla della Protezione civile, Bottacin si è presentato in abiti borghesi in consiglio regionale del Veneto per spiegare ai colleghi cos’è successo da sabato 27 ottobre, quando la cartina del Veneto negli uffici delle previsioni dell’Arpav è diventata tutta rossa, segno di un imminente allarme, fino a ieri quando anche le ultime utenze elettriche sono state collegate ai generatori. Il riassunto di Bottacin ha calamitato l’attenzione dei consiglieri e alla fine – mai successo prima – si è preso l’applauso dell’aula, opposizione compresa. Il Veneto, del resto, ha dato prova di fare squadra, tutti si sono rimboccati le maniche, dai volontari (solo nel Bellunese ne sono arrivati 1889 dal resto del Veneto e da vari posti d’Italia, più 250 vigili del fuoco, 100 uomini dell’Esercito, 520 del Soccorso alpino per un totale di 1600 interventi) ai 1500 operai e tecnici dell’Enel che hanno lavorato per riportare la luce. Bottacin ha ricordato che inizialmente le utenze elettriche scollegate erano 160mila con 8 paesi isolati, 400 persone evacuate (che ad oggi sono solo 150), 497 chilometri di strade chiuse, acquedotti maciullati dall’acqua e dal vento, centinaia di migliaia di alberi rasi al suolo.

«E non è ancora finita». Anzi, ha detto l’assessore, «adesso inizia la fase più difficile», perché se Belluno è stato l’epicentro, tutta la regione ha avuto danni. «Sappiamo che i litorali sono stati colpiti, che il lago di Garda va pulito, che ci sono le aree golenali e i fiumi da sistemare, ma in spiaggia si va d’estate e la priorità adesso è la montagna». E a proposito di montagna, se Terna ha sistemato la rete di alta tensione, E-Distribuzione, dopo aver installato 1200 generatori tra Veneto e Friuli Venezia Giulia (di cui 300 nel bellunese), ora sta ispezionando lo stato della rete. Per ritornare alla normalità, e quindi togliere i gruppi elettrogeni, bisognerà verificare ogni tratto di linea, riparare dove è possibile e ricostruire dove è necessario. Tutti interventi manuali e complicati, tanto che al momento non è possibile né una stima dei danni né una quantificazione dei tempi di ripristino. Ma l’impegno, assicura l’azienda, è di garantire il servizio elettrico per la stagione sciistica: la priorità era riportare la luce, con i generatori sono state rialimentate 265mila utenze tra Veneto e Friuli.

Quanto alla gestione dell’emergenza, ormai nessuno osa più dire che la chiusura delle scuole e gli inviti a restare in casa nelle ore della tregenda sono stati esagerati. Di fatto nel Bellunese c’è stato, per quantità d’acqua e velocità del vento, un uragano «e il fatto – dice Bottacin – che siano caduti gli alberi e che la stragrande maggioranza dei tetti sia resistita dimostra che dalle nostre parti si costruisce bene, così come hanno funzionato i primi interventi di prevenzione del pian D’Alpaos».

Bottacin ha riportato all’aula i complimenti di Luigi D’Angelo, che è il direttore delle emergenze del Dipartimento della Protezione civile nazionale: «Una gestione dell’emergenza del genere è di eccellenza». E lo stesso dicasi del professor Giuseppe Maschio che vuole tenere una lezione all’Università di Padova sull’argomento.
Infine, l’invito: non servono generi alimentari né coperte né indumenti. «Quello di cui i cittadini colpiti dall’uragano hanno bisogno sono normative semplici e qualche soldo».

C.C. 

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