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Il rilancio di Zaia

«Un avviso ai naviganti». Così lo chiamano a Palazzo Balbi. Già, ma quali? E perché? L’intervista rilasciata dal governatore Luca Zaia al Corriere sull’autonomia ha spiazzato molti, non soltanto al ministero degli Affari regionali.

«Non ci acconteremo», si legge nel titolo che suona come un avvertimento al Governo amico, «abbiamo chiesto 23 materie e su quelle si tratta». E chi ha mai detto il contrario? Zaia non lo dice, preferendo restare sul vago: «Non vorrei che tutti si accontentassero della soluzione al ribasso…Non so, magari è solo una sensazione. Sento fare da alcuni azzeccagarbugli ipotesi che i veneti non possono accettare».

Chi siano Zaia non lo spiega. La prima indiziata, giocoforza, è quindi il ministro Erika Stefani, ma con gran sorpresa di tutti perché da quando si è insediata è sempre stata allineatissima col «suo» presidente, «pure troppo» chiosano dalle parti del Governo. Zaia, mette le mani avanti: «Io ho una grandissima fiducia in Erika Stefani. Si sta muovendo bene, in maniera seria e attiva». Ciò non di meno, ieri il ministro, evidentemente chiamato in causa, ha voluto precisare: «La Costituzione all’articolo 116 non indica alcun numero lasciando aperto il campo delle richieste. Il Veneto chiede legittimamente 23 materie e su 23 materie si tratterà. Nessun accordo al ribasso per me. Stiamo facendo il possibile per dare seguito in tempi brevissimi alla richiesta dei veneti».

Nella Lega puntano il dito contro il Pd  e contro le fantomatiche «burocrazie romane». In realtà pare che il bersaglio delle parole di Zaia sia proprio un leghista, ma non il ministro Stefani bensì il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia, lombardo di Cuggiono, probabile destinatario della delega al federalismo e dunque l’uomo chiamato a gestire la delicata partita delle risorse. A lui si rivolgerebbe Zaia quando rivendica l’autonomia «sartoriale» per il Veneto, ricordando che dopo Lombardia ed Emilia Romagna si sono aggiunte Liguria, Campania, Puglia, Toscana, Marche e avvertendo: «Trovo inquietante la corrente di pensiero che dice di fare una mini intesa su tre o quattro materie inoffensive con tutti coloro che lo chiedono. Vorrebbe dire che questo governo si troverebbe a fare esattamente quello che voleva fare il Pd».

Ci sarebbero divergenze nel merito, ma anche sul metodo: a Roma, infatti, non vedono di buon occhio l’ipotesi suggerita da Zaia di procedere con una legge delega e per successivi decreti legislativi. Se n’è parlato giovedì scorso durante un meeting tecnico organizzato dalla Fondazione Astrid ma anche il giorno prima, mercoledì (compleanno di Stefani), durante una riunione ristretta tra ministri e sottosegretari, presente Roberto Calderoli.

Nell’attesa di vedere come andrà a finire, e se il messaggio verrà raccolto dai naviganti, ieri il ministro per le Riforme Riccardo Fraccaro, veneto di nascita ma trentino di adozione e di elezione, ha voluto rassicurare le Regioni a statuto speciale: «Non c’è alcuna intenzione di eliminarle, c’è l’intenzione di andare avanti per dar seguito all’esito dei referendum per l’autonomia di Veneto e Lombardia. È una procedura complessa, perché l’attribuzione di nuove competenze non deve essere a danno delle altre Regioni, ma la risposta va comunque data in tempi ragionevoli ».

A.V.

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