Gigi Simoni. Addio gentleman
Quel 26 aprile del 1998 allo stadio “Delle Alpi” di Torino anche il “gentleman” Gigi perse la sua nota pazienza. Si giocava Juve-Inter fondamentale per l’assegnazione dello scudetto e l’arbitro Ceccarini di Livorno non assegnò un rigore solare ai nerazzurri per fallo di Iuliano sul fenomeno di allora Ronaldo. Gigi Simoni urlò verso il direttore di gara “Si vergogni, si vergogni”. All’epoca un giornale britannico commentò “Quel rigore lo hanno visto anche da Marte”.
Chi era Gigi
Per descrivere Simoni che ci ha lasciato la parole più usata è “signore”. Offre 110 mila risultati. Gigi Simoni da Crevalcore (Bologna) se ne è andato. Con lui il calcio perde sì un ex raffinata ala destra ma anche un mister dai buoni gentili, mai polemico o in grado di trovare sempre colpe sugli altri per nascondere le proprie incapacità (come fanno o hanno fatto numerosi allenatori). Nel 2019 era stato colpito da ischemia cerebrale, mesi di degenza in una clinica e qualche progresso. A marzo era stato dimesso per evitare il contagio da coronavirus ed era rientrato nella sua casa pisana. Negli ultimi giorni l’aggravamento, il nuovo ricovero al Policlinico di Cisanello e l’addio a 81 anni.
Il Gigi giocatore e allenatore
Più di quarant’anni passati sui campi di calcio, come giocatore, allenatore, dirigente e presidente. A otto anni suo padre lo portò a vedere il Grande Torino a Bologna e Gigi si innamorò della maglia granata che in seguito e indosserà e siederà anche nella panchina che fu di un altro colosso, ironia della sorte, di nome Gigi, cognome Radice. Il tecnico emiliano inizia la sua carriera nel vivaio della Fiorentina sotto l’occhio vigile di Fulvio Bernardini. Per poi passare nel Mantova di Edmondino Fabbri meglio conosciuto come il “Piccolo Brasile” per il gioco in grado di esprimere. Dalla fascia Gigi, dal piede vellutato, passerà a fare la mezzala e indosserà le casacche di Napoli (vinse la Coppa Italia edizione 1962), Toro (giocò con il Grande Gigi Meroni), Juve, Brescia e Genoa. Proprio con la città ligure avrà una sorta di rapporto amore-odio e proprio nella società rosso-blu Gigi svezzerà niente meno che un certo Bruno Conti che diverrà una delle ali destre più forti al mondo a che alla fine del mondiale 1982 in Spagna Pelè “O Rey” definirà “come il miglior giocatore del mondiale”.
Le panchine
Tra il 1975 e 2012 ha guidato (oltre ai grifoni) Brescia, Pisa, Lazio Empoli, Cosenza, Carrarese, Cremonese, Napoli, Inter, Piacenza, Torino, Cska Sofia, Ancona, Siena, Lucchese e Gubbio. Conquistò ben sette promozioni. Di gavetta ne ha fatta tanta, finendo anche ad allenare in serie C2 ma seppe sempre rialzarsi. Nel 1997 riuscì a portare il Napoli in finale di Coppa Italia anche se fu esonerato per dissidi con l’allora presidente Corrado Ferlaino proprio in occasione delle due gare finali. Quella coppa andrà ad un’altra provinciale che ha fatto la storia del nostro calcio, il Vicenza di Checco Guidolin.
Gigi e l’Inter
Quindi il salto all’Inter l’anno dopo voluto da Sandro Mazzola (“non tutti erano d’accordo” dice ancora oggi il Baffo). In quell’estate del 1997 arrivò alla Pinetina da Barcellona “Via Pirelli” Ronaldo Luis Nazario del Lima meglio conosciuto come Fenomeno. E Gigi fu il primo tecnico italiano ad allenare l’asso brasiliano potente, tecnico e veloce e che solo in quell’anno 1997-98 giocò integro l’intera stagione mentre gli anni seguenti furono segnati da gravi infortuni. Ronaldo ha sempre ricordato il tecnico emiliano come un secondo padre. Nel maggio del 1998, dopo la delusione dello scudetto rubato, il capolavoro al Parco dei Principi di Parigi nella finalissima tutta italiana di Coppa Uefa in cui l’Inter schiantò con un secco 3-0 la Lazio. Per Simoni fu il trionfo e portò a Milano la terza Coppa Uefa.
La beffa
L’anno dopo l’Inter gli riserverà un’altra beffa. L’ex presidente (fin troppo passionale) Massimo Moratti lo esonerò a fine novembre del ’98 nel giorno in cui Simoni venne premiato a Coverciano con la Panchina d’oro. E, ciò che è più grave, è che il tecnico di Crevalcore veniva da due vittorie, in campionato contro la Salernitana ed in Champion contro un Real Madrid stellare. Al suo posto arrivò il rumeno Mircea Lucescu e per i colori nerazzurri fu un anno da dimenticare. Ancora oggi una bandiera come lo “Zio” Beppe Bergomi sostiene che “quell’esonero fu un errore. Le delusioni non arrivano solo dai campi da calcio. Ma anche dai fatti della vita. Come in quell’autunno del 1999 in cui Gigi perse il figlio Adriano a causa di un incidente stradale. Il tecnico proseguirà anche se con molta tristezza dentro. Il calcio ha perso un uomo vero e come dice un altro fuoriclasse del nostro Paese, Andrea Pirlo “se ne va un grande che ha rappresentato valori umani e il gioco del calcio”.
L’ultima intervista
Lorenzo Baldoni