… nella vita bisogna avere fortuna
Rubrica a cura di Alessandra Marconato, Direttore Responsabile di 78PAGINE. 78srl.it/78pagine
Ognuno ha le sue abitudini.
A tavola mio marito e io, tra un boccone e l’altro, qualche volta tentiamo di fare “serie conversazioni”. Il tutto intervallato dalle attenzioni che richiede una figlia di tre anni, che è a tavola con noi e che non gradisce un certo tipo di discorsi …
Queste conversazioni spesso hanno la chiusa “Nella vita bisogna avere più fortuna che testa”. (Si sostituisca fortuna con una parte anatomica …). Segue una pausa e la contro – chiusa “Bisogna anche andarsela a cercare questa fortuna però …”.
Sulla fortuna, il cercare gli eventi, attrarre cose – persone – situazioni si può aprire un dibattito senza fine, prendendo spunto da teorie, filosofie di varia origine, modi di pensare e vivere la vita.
C’è chi citerebbe la teoria di Rotter sul luogo di controllo, cioè la percezione legata alla determinazione degli eventi della propria vita che può essere legata a se stessi, agli altri, al caso (destino, fortuna, o altro).
C’è chi ricorderebbe le letture fatte rispetto alla legge di attrazione e ne elencherebbe i benefici o meno della sua applicazione.
C’è chi nominerebbe la fisica quantistica. Una materia su cui chiedo spesso chiarimenti a un mio amico, che è laureato in Fisica Teorica e insegna all’università. La richiesta è sempre vana …
Quando nostra figlia va a giocare in salotto e io e mio marito rimaniamo in cucina riapriamo, a volte, la conversazione.
Gli argomenti definitivi convincono poco entrambi e si rilancia con esempi legati a “chi ce l’ha fatta”, lotterie varie, lavoro, estrazione sociale, possibilità legate all’ambiente in cui si vive o altro.
Ci sono degli studi che affermano che le persone di talento sono emerse grazie al grande impegno. Altri studi aggiungono che questi talentuosi avevano, in realtà, un talento “medio” e non eccezionale che hanno allenato fino a emergere.
C’è chi si è trovato nel posto giusto al momento giusto. Poi si viene a sapere che era in quel determinato posto perché di luoghi ne frequentava tanti, anche quelli sbagliati.
Un mio amico ora commenterebbe dicendo una cosa del tipo “Ma io sono pigro” e riderebbe dicendolo, perché pigro non è! E continuerebbe con una cosa del tipo “Non è che me ne posso stare comodo comodo sul divano e aspettare il mio colpo di fortuna? Forse no … Ho cinquant’anni e di grosse botte di fortuna non ne ho viste … piccole fortune sì … mica mi posso lamentare!”
Poi continuerebbe con “Che dici Alessandra? Mi alzo dal divano?”
“Vedi tu …” sarebbe la mia risposta.
Quello che posso fare io, ora, è prendere il dizionario della lingua italiana di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli e leggere che la fortuna è la “presunta causa degli eventi e delle circostanze non spiegabili razionalmente”.
Ho fatto un’azione. Ho preso il dizionario. Un dizionario che ho chiesto e, a suo tempo, mi è stato comperato. Quel dizionario mi è stato consigliato da persone dell’ambiente che frequentavo … potrei andare a ritroso fino a chi siamo, dove veniamo e perché esistiamo e aprirei altri spazi ad un credere che non è sapere …
“Nella vita bisogna avere più fortuna che testa” … dove sta la verità che si impone in quanto tale?