"si dice che ..."

…la perfezione non paga

Si sa che l’essere umano è un essere imperfetto. Che a volte ci si dimentichi di questa questione è un’altra storia. Che, forse, siamo “fatti” per dimenticarci questa cosa è un elemento in più. Insomma forse la perfezione non paga.

L’essere umano è un essere finito che cerca la trascendenza.

La natura umana brama la trascendenza in modo inconsapevole.
Lo stesso passaggio dei nostri geni può rappresentare una nostra tensione verso
l’infinito e oltre.

Non serve dedicarsi a grandi opere o imprese per lasciare
traccia di sé. Sicuramente è uno dei modi per dichiarare il nostro passaggio su
questa terra. Ma lasciare qualcosa del nostro patrimonio genetico ci consente
di andare oltre il nostro tempo su questa terra.

La perfezione mi affascina. Dimostra tensione verso l’infinito per rimanendo su un piano finito. Si cerca di migliorare sempre di più, a volte per il solo gusto di fare meglio o essere migliori.

La perfezione è una tensione verso qualcosa che va oltre la
finitezza e l’imperfezione umana. E nel cercarla si è spesso imperfetti, agli
occhi di altri.

Essere perfezionisti
non porta a nulla di buono.

La ricerca della
perfezione fa fare sacrifici inutili.

Ci si può accontentare
di un buon risultato.

L’ottimo è nemico del
bene.

La perfezione non
esiste.

equilibrio

Si dicono queste e molte altre cose.

Spesso chi mira alla perfezione abbassa l’asticella. Anche
perché può essere “pesante” essere ripresi nella propria ricerca della
perfezione.

Perché è proprio questo … la perfezione in sé, molto
probabilmente, non esiste. Esiste per chi la ricerca con parametri del tutto
arbitrari e personali. Si ricerca la propria
perfezione. Non è quella che vale come valore assolto. Ha valore in sé, per sé
e non per gli altri. Così, per alcuni, la perfezione è un caos assolutamente imperfetto
in cui fare conoscenza con la propria dimensione. Può essere un caos di grande
creatività in cui trovare affermazione di sé, bellezza, realizzazione e
soddisfazione.

Il vivere secondo la propria idea di perfezione o
imperfezione non deve però arrecare danno e limitare la libertà di espressione
altrui.

Come ho già scritto da qualche altra parte, si deve appartenere e si deve sentire di appartenere. Perché nell’appartenere si possono realizzare le proprie perfezioni (sempre che siano perfezioni).

Nell’integrarsi, compiacere e piacere si rischia di sentirsi sempre essere imperfetti che vanno alla ricerca di altro, rispetto a quello che si è.

di Alessandra Marconato, Direttore Responsabile di 78PAGINE.78srl.it/78pagine

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