… in ogni caso nessun rimorso
Rubrica a cura di Alessandra Marconato, Direttore Responsabile di 78PAGINE. 78srl.it/78pagine
In ogni caso nessun rimorso è il titolo di un libro scritto da Pino Cacucci, che mi è stato regalato tempo fa da, quello che ritenevo, un amico (ma questa è un’altra storia).
Il libro racconta la storia di Jules Bonnot, capo di una banda di anarchici sanguinari che terrorizzarono la Francia. Il titolo del libro prende spunto dalle ultime righe che Bonnot scrive prima di morire.
Dovrei rimpiangere ciò che ho fatto? Forse. Ma non ho rimorsi. Rimpianti sì, ma in ogni caso nessun rimorso …
Ricordo, quando ho letto questa frase, di essermi chiesta la differenza tra rimpianto e rimorso.
Gli scrittori hanno anche questo compito: mostrarci la precisione del linguaggio e quanto una parola descriva al meglio uno stato e una situazione al posto di un’altra.
Ecco che rimorso e rimpianto, che sono spesso accostati e confusi, sono sentimenti diversi.
Il rimorso è un turbamento che ha origine da un errore che si sa di aver compiuto, che ha arrecato danno o infelicità a noi o ad altri. Si può legare al senso di colpa per il danno causato. Si sperimenta quando si sa di aver tenuto comportamenti contrari al proprio codice morale. Ecco che arriva il senso di colpa, sentire umano che deriva dalla consapevolezza della responsabilità delle proprie azioni, determinate da libere scelte.
Il rimpianto nasce da ciò che è andato perduto. Si origina quando si sa che qualcosa non è stato colto, che è sfuggito, scivolando nel tempo.
Il rimorso riguarda ciò che è accaduto. Del rimorso c’è traccia nella storia del singolo, poiché riguarda scelte e azioni compiute, che descrivono la storia e lasciano traccia di ciò che è stato. Si può essere soddisfatti del passato agito. Si possono provare rimorsi oppure no. Dipende da quanto la coscienza è allineata con gli accadimenti che abbiamo determinato.
Il rimpianto riguarda ciò che poteva essere e che non è stato. È un’emozione legata alla consapevolezza di occasioni perdute, sogni che sono rimasti nel cassetto, azioni che si potevano compiere … che io potevo compiere …
Quello che non è stato e per cui proviamo, magari, una romantica nostalgia non sempre rientra nelle nostre possibilità o non è un desiderio così forte.
Ci si può cullare nel rimpianto e nella nostalgia.
L’oscillazione si interrompe quando si fa la freddezza di porsi alcune domande …
Quello che non è stato è dipeso unicamente da me?
Quanto era importante ciò che non ho colto?
Sono disposto ad acciuffare, con un colpo di reni, l’oggetto del mio rimpianto?
Si può scoprire, allora, che ciò che culla il nostro animo è il rimpianto stesso.
Si può capire che è un modo di trovare alcuni alibi a occasioni che ora non si colgono.
E si possono scovare i rimpianti (puri rimpianti).
Ci si può guardare allo specchio chiedendosi dove si è stati per tanto tempo e, in ogni caso, nessun rimorso!