Sangue: donazioni in calo
Mancano sacche di sangue nel Miranese. L’allarme è stato lanciato dalle associazioni Avis del Miranese che hanno invitato le amministrazioni interessate a intraprendere azioni per sopperire alle mancanze.
Non ci si pensa mai infatti, a donare il sangue. Ma quando purtroppo, speriamo mai, dovesse toccare a noi averne bisogno, è necessario sperare che qualcuno sia stato più previdente e generoso di noi e abbia fatto quella donazione che può salvarci la vita. Vero è che se ognuno facesse la sua parte, donando, il problema non esisterebbe. Ma nell’ultimo anno, le donazioni hanno registrato un calo preoccupante.
Il 17 settembre presso villa
Belvedere, sede dell’Unione dei Comuni del Miranese, le sezioni Avis del
Miranese, in collaborazione con i comuni del Miranese, hanno infatti promosso
una conferenza stampa per sensibilizzare la cittadinanza sul calo delle
donazioni di sangue (150 sacche in meno nel Miranese rispetto al 2018) e sulla
necessità di coinvolgere nuovi donatori. Obiettivo strategico è arrivare a un
accordo di programma che delinei i percorsi adatti ad aumentare il numero di
donatori, a partire dall’importanza per l’Avis di entrare sempre più in contatto
coi giovani.
Donazioni di sangue: l’appello
Erano presenti Giorgio Brunello,
presidente Avis Regionale Veneto, Tito Livio Peressutti, presidente Avis
Provinciale Venezia, i presidenti delle sezioni del Miranese, il direttore
generale dell’Ulss 3 Giuseppe Dal Ben e Gianluca Gessoni, primario del Servizio
Trasfusionale Ulss 3 Serenissima.
Presenti anche tutti i sindaci dei sette
comuni (Mirano, Martellago, Noale, Salzano, Santa Maria di Sala, Scorzè,
Spinea), i quali hanno voluto portare il proprio contributo con testimonianze e
proposte di progettualità da condividere.
«Grazie a tutti i sindaci – ha
detto la sindaca Maria Rosa Pavanello – per essere qui oggi. C’è un rapporto
consolidato tra comuni, Ulss, gruppi e sezioni Avis. Bisogna cercare di capire
come fare qualcosa in più. Dobbiamo tenere assieme adulti e giovani in quella
che deve divenire la normalità del donare».