Omicron 5, Galli: “Italia in piena ondata, vediamo solo punta iceberg”
“Siamo nel pieno di un’ondata pandemica sostenuta da Omicron 5 la cui dimensione è nettamente superiore a quella descritta dai dati ufficiali. Abbiamo moltissime infezioni ‘nascoste’. Sappiamo infatti che tante persone, che fanno i test casalinghi fai da te, non denunciano di essersi infettate. Senza contare tutte quelle che non si accorgono nemmeno di essersi infettate perché questa variante è anche causa di un numero importante di casi asintomatici”. Così Massimo Galli, già direttore del reparto malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. La dimensione di quest’ondata “è superiore a quella ufficialmente registrata. E su questo nessun esperto serio ha dubbi”. Tutto sommato, sottolinea Galli, “era un evento atteso: quando si è affacciata Omicron 5 e quando si è vista la velocità con cui le varianti di Omicron si sono susseguite, sostituendosi una con l’altra, si è anche ben capito che avremmo potuto avere un’importante ondata”.
La dichiarazione
“Con Omicron 5 siamo di fronte alla variante di Sars-Cov-2 più diffusiva in assoluto, altrimenti non si sarebbe affermata sulle altre. Ha raggiunto, inoltre, un R0 di tutto rispetto, sembrerebbe vicino a 15, secondo alcuni. Un numero che va confermato e che faccio fatica ad accettare. Significherebbe che ogni persona infettata ne contagia 15”, aggiunge. “Anche se Omicron 5 non sembra essere così pesante sul piano dei casi gravi – continua Galli – sta comunque aumentando il numero di persone che finisce in ospedale. E’ la legge dei numeri: più persone si infettano più c’è il rischio che alcune, più vulnerabili, vengano ricoverate. Tra loro ci sono quelli che non si sono mai vaccinati e quelli che, pur essendosi vaccinati, hanno risposto poco al vaccino per importanti fragilità individuali”. Per Galli le persone che, in base alla convinzione che ormai si tratti di un’influenza, non utilizzano nessuna precauzione, “fanno un’affermazione egoistica”. In realtà, infatti, “sono parecchie le persone che, una volta infettate, passano 3 o 4 giorni, e fino a una settimana, in condizioni che non avrebbero voluto sperimentare, con dolori muscolari, mal di gola e tosse pesanti. Rimane una minoranza di persone che sta davvero male, ma anche un solo decesso non è facile da accettare. Di fronte alla malattia non siamo tutti uguali e non possiamo sapere prima come il nostro organismo reagirà”.