Medici senza specializzazione. Zaia “Ok”
Zaia va avanti. Nonostante le critiche giunte dal mondo accademico e medico per l’assunzione di 500 camici bianchi che entreranno in reparto dopo un corso di 92 ore (più due mesi di tirocinio). Ossia medici senza specializzazione.
Il Veneto li manderà in corsia
Medici senza specializzazione dunque. Ma per Zaia è una missione. «Ho un unico obiettivo: curare i veneti e chi decide di farsi curare in Veneto ma le borse di studio per medici specializzandi sono inferiori al fabbisogno dei nostri ospedali. Oggi sono messi a repentaglio reparti e ospedali in tutto Veneto. Mancano i medici, in questo modo tamponiamo l’emergenza».
I numeri sui medici senza specializzazione
E il governatore presenta i numeri: in Italia mancano 56mila medici, 1300 in Veneto. I 500 medici senza specializzazione andranno principalmente ad alleggerire il peso del lavoro in pronto soccorso, geriatria e medicina generale.
L’avvertenza
«Questi giovani non andranno certamente a fare i cardiochirurghi, ma in reparti dove le patologie hanno bisogno di un accompagnamento quelli in pronto soccorso si occuperanno dei casi più semplici».
La scelta sui medici senza specializzazione
Silenzio assoluto sul loro reclutamento e inquadramento economico. La giunta regionale si riserva di presentare il progetto definitivo nelle prossime settimane. L’occasione potrebbe essere la prossima commissione stato-regioni di metà settembre.
I medici pensionati
«Potrebbero continuare a lavorare nella sanità pubblica e trasmettere ai giovani la propria conoscenza», assicura Zaia. «Presenteremo il documento realizzato grazie al lavoro di tecnici regionali e funzionari del ministero – aggiunge l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin – il nostro percorso è stato lineare, altre regioni ci hanno chiesto le delibere».
I contrari ai medici senza specializzazione
Critiche arrivate dai rettori delle due università che in Veneto sfornano medici, Padova e Verona: «Ognuno fa il proprio mestiere, noi dobbiamo occuparci di far funzionare gli ospedali – prosegue Zaia -. Le Università sono nel board della scuola pubblica di formazione di Montecchio Maggiore, possono intervenire come meglio credono nella formazione. Se fossi un rettore mi incazzerei di ritenere gli studenti usciti da Medicina incapaci di tenere in mano una siringa o un “pericolo pubblico”, come mi è capitato di leggere in questi giorni».