Folli terapie anti-covid
Sono richieste vere. Ufficiali. Non uno scherzo. Tra queste, l’estratto di albero vietnamita, la polvere da sparo con il miele, i nutraceutici e la liquirizia. Sono, appunto, le richieste di sperimentazione per una terapia contro il coronavirus arrivate all’Aifa durante questi mesi di emergenza. «Richieste ovviamente respinte». Ha specificato Sandra Petraglia, dirigente Area pre-autorizzazione Aifa nel suo intervento al webinar “Emergenza Covid-19: comunicazione e informazione ai tempi del coronavirus tra infodemia e fake news”. Folli terapie senza senso. Spesso provenienti da “fantomatici siti asiatici”.
Petraglia e le folli terapie
L’esperta ha esaminato il lavoro dell’agenzia e le strategie messe in campo per velocizzare tutto il sistema di regolamentazione per vigilare sull’accesso alle terapie potenzialmente utili a contrastare la pandemia. Se da una parte c’è chi tenta vie molto alternative per trovare un’arma anti-Covid, la scienza si sta impegnando sul campo. «Sono circa 120 le domande di sperimentazioni arrivate – ha aggiunto Petraglia – e tra questi ci sono i farmaci già in sperimentazione. Antivirali, antibiotici, anti-infiammatori (colchicina). Nonché anticoagulanti, anticorpi monoclonali che agiscono sulla cascata citochinica caratteristica della polmonite. Quindi cellule mesenchimali stromali-adipose».
La situazione ad oggi per Aifa
«Al 24 aprile sono 114 le sottomissioni valutate dall’Aifa, tra domande di autorizzazione e proposte di studi clinici. 26 sono stati i pareri favorevoli. Nonché 2 autorizzati prima del decreto Cura Italia». Ha ricordato l’esperta. Mentre sono stati 51 gli studi che hanno avuto quindi «un parere non favorevole».