Cambiamenti sociali post Covid
Quando ho pensato di scrivere un articolo sui cambiamenti sociali post Covid 19 mi sono imbattuta in tutta la mia difficoltà di sentirmi parte di un vero, reale autentico cambiamento, che però è inevitabilmente in essere. La difficoltà nasce da una grande confusione di intenti. Da una disgregazione interna che comprime la vera e propria possibilità di fare un salto in avanti e attraversare per l’appunto un vero e proprio cambiamento.
I cambiamenti dall’inizio
Da quando tutto è ricominciato, tutto si è di nuovo mosso, si sono aperti i cancelli io ho provato un senso di astenia totalizzante, mi sono fermata alla porta mentre tutti uscivano e ho sperato che nessuno se ne accorgesse. Ho sperato di non accorgermi neppure io che, non era il blocco totale del mondo, a non darmi pace, a rendermi immobile ma quel via alla vita che avrebbe dovuto renderci tutti più produttivi che mi angosciava.
E mentre tutto il resto prepotentemente sovrasta anche me, i ritmi, gli impegni, gli allenamenti a non guardarci mai dentro e non guardarci neppure più negli occhi, a non prenderci mai davvero tempo, neppure coscientemente, neppure forzatamente, mi sono chiesta che per un attimo sarebbe bello andare oltre, avere per l’appunto la spinta necessaria per poter realizzare un vero e proprio cambiamento sociale.
I cambiamenti e le morti
Il virus dopo aver sterminato milioni di vite, paralizzato il mondo intero ha portato alla luce molte delle nostre carenze a livello sociale, lavorativo, culturale e ambientale. “Restiamo a casa e andrà tutto bene” è stato un motto che ha accompagnato tutta la nostra quarantena. Ma fermi e zitti in realtà noi non ci sappiamo stare, neppure davanti ad una manifestazione così eclatante di tutta la nostra impotenza nel prevederla. E dopo i primi tentativi di solidarietà comunitaria, dopo i canti fuori dal balcone, dopo i primi aperitivi online per sentirci più vicini si è fatta strada attraverso un’informazione carente di consistenza e veloce come quella virtuale, tutta una serie di teorie che sono virate nell’unica cosa che l’uomo medio può fare quando si sente in gabbia, odiare.
L’odio seriale
Ed ecco che gli odiatori del sistema, che fino al giorno prima pascolavano tranquilli nel mare della loro inconsapevolezza sono diventati massimi esperti. Esperti in salute, a discapito di medici e infermieri che non si sono mai fermati nel loro lavoro, dunque promotori di vitamina c, kiwi e arance come cura preventiva al virus. Esperti in diritto, alcuni anche in diritto internazionale, quando ci chiedevano di rimanere a casa e di esibire un’autocertificazione. Una violenza a livello costituzionale che non potevamo accettare, forti delle nostre competenze legislative, dimenticandoci però che l’uomo in divisa era umano esattamente come noi ed era in servizio per tutelare la nostra salute.
Cambiamenti e cospiratori
Cospiratori del complotto a livello mondiale. Il covid 19 creato coscientemente in laboratorio, per una guerra fredda di intenti. Ambientalisti. Sensitivi. Cartomanti. Insomma questo Virus ha aperto un calderone simile al vaso di Pandora e ci siamo ritrovati tutti a bollire dentro, parte dello stesso minestrone che questa volta non ha risparmiato nessuno. Fatto sta che secondo ‘Human Development Report’ (HDR, edizione 2020), a cura dell’Ufficio per lo sviluppo umano del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP). “Covid-19 ha scatenato una crisi nello sviluppo umano senza precedenti.
Covid o essere umano?
E ancora “Con il Covid la natura ci sta dicendo che la salute ed il pianeta sono interconnessi. Nulla sarà più lo stesso, ma può essere meglio se tutti, individui e comunità, faranno scelte sagge, consapevoli su come vogliamo lasciare la nostra impronta sul pianeta”, ha detto Inger Andersen, executive director del programma sull’ambiente per le Nazioni Unite. “La distruzione ha assunto proporzioni su scala mondiale e in modo sincronizzato senza precedenti tanto da dovere aggiornare l’indice di “sviluppo umano” che per la prima volta da 30 anni sta regredendo. (fonte ansa).
I cambiamenti non si fermano
E allora prima di esplorare tutte le possibili vie da percorrere e di elencare tutti i possibili scenari politici che stanno avvenendo in questo preciso momento, prima di parlare della carenza lavorativa qui in Italia che ha soverchiato tutte le nostre difficoltà reali, io parto da noi e dalla nostra doverosa responsabilità di renderci conto che il vero cambiamento parte dal rispetto, verso noi stessi e verso gli altri.
Cambiamenti in Veneto
In questi giorni in Veneto, nella nostra regione che faticosamente aveva iniziato una ripartenza il dato di contagio del virus è schizzato da 0,43 a 1,63. Il nostro governatore Zaia è visibilmente alterato. “Ai comportamenti irresponsabili di qualcuno ne abbiamo di quelli che si aggiungono in queste ore. Abbiamo 5 positivi (3 a Vicenza, 1 Padova e uno Verona) che hanno dato vita a isolamenti per quasi 80 persone. Un signore torna il 25 giugno da un viaggio di lavoro in Serbia (dove chi l’ha contagiato è purtroppo morto), compaiono subito i sintomi.
Cambiamenti e ordine non rispettato
Il giorno dopo ha avuto un sacco di contatti, una festa privata, contatti di lavoro e un funerale. Solo tre giorni dopo, il 28, è andato in ospedale e gli hanno proposto il ricovero. “Questo signore ha rifiutato. Rifiutato? Il ricovero dev’essere coatto, lo dico a Roma. E dopo aver rifiutato il ricovero viene ricoverato il 1° luglio dopo tanta insistenza. Ora è in rianimazione. Ci ha dato una lista di contatti dal 23 al 30 giugno vuol dire che anche con il tampone positivo è andato a fare contatti stretti”.
Un nuovo rischio
Ed eccoci che nuovamente il rischio di un nuovo fermo si palesa davanti a noi e alla nostra incoscienza e spavalderia nel comportarci come nulla fosse accaduto, dimenticandoci in un istante la paralisi che ci aveva ingabbiato con tutta la nostra incredulità. Con il rischio questa volta di prendercela solo con noi stessi.