… a fine d’anno si tirano le somme.
Rubrica a cura di Alessandra Marconato, Direttore Responsabile di 78PAGINE. 78srl.it/78pagine
“Ho quarant’anni e sto tirando le somme.”
“Come sta andando?”
“Non lo so. È da qualche mese che sto tirando le somme e devo ancora arrivare al totale”.
“Lo farai il totale?”
“Non lo so”.
Accade di fare conversazioni come questa, discorsi seri collocati in situazioni non sempre formali. Magari si sta chiacchierando in un pomeriggio uggioso, davanti a una tisana e, tra un biscotto e l’altro, si sente una nota diversa (stonata?).
Ci sono delle occasioni che spingono, per un qualche motivo, a fare il punto: compleanni, ricorrenze e i fine d’anno …
Ancora con la fetta di panettone in bocca, si assiste a una specie di rituale che si presenta con una puntualità certa: “lascia andare quello che non ti serve o ti fa stare male”, “quali sono i buoni propositi per l’anno nuovo”, “è giunto il momento di fare il planning del nuovo anno”, “bisogna definire i propri obiettivi per l’anno nuovo”, “l’anno vecchio è stato così cosà” e tante altre cose.
A cavallo tra l’anno vecchio e quello nuovo si fanno buoni propositi, che, con buona probabilità, saranno disattesi. Si salterà, l’anno successivo, in sella a un altro cavallo che percorrerà il ponte tra un anno vecchio e un anno nuovo facendo, magari, gli stessi identici buoni propositi.
A che cosa serve fare il punto e tirare le somme?
Generare nostalgia per ciò che è stato e alimentare speranze?
Forse.
Sedimentare ricordi e generare desideri?
Anche.
Alimentare il “come sarebbe stato se”?
Potrebbe essere.
La trappola in cui si può inciampare è di diventare giudicanti ed essere giudici parziali. Nel processo al passato, si rischia di non essere neutrali e di essere arbitri troppo benevoli o eccessivamente severi.
Questo non vuol dire che fermarsi a osservare quanto è accaduto non serva.
La riflessione è una pratica fondamentale per l’apprendimento e si attiva attraverso un processo di osservazione.
In questo processo di osservazione è importante essere i più neutrali possibili.
Quello che è accaduto fa parte del passato e non si può modificare. Si può imparare da ciò che è stato e si può anche apprendere che non c’è nulla da apprendere.
L’accettazione di quello che è stato, senza rimpianti, rimorsi, recriminazioni, è il primo mattone per un futuro felice.
Fine d’anno è un momento convenzionale. I momenti convenzionali non sempre sono abiti perfetti da indossare.