Prezzi scontati per la droga mestrina
L’eroina di Mestre
Non è bastata una prima operazione di “repulisti” in via Piave, purtroppo ce ne è voluta una seconda. L’hanno chiamato “Operazione Piave bis” dal momento che la zona che si affaccia alla stazione di Mestre era ritornata al centro dello spaccio. La scoperta che ha sconvolto le forze di polizia? Scoprire che i prezzi erano così bassi da richiamare clienti da tutto il NordEst. Bastava il passaparola o un messaggio “cifrato” su Whatsapp perchè si arrivasse a definire quantitativo e prezzo. Ed era proprio il prezzo a fare la differenza: l’eroina costava molto meno rispetto ad altre città, Padova in primis nella zona Arcella. Si parla di circa dieci euro a dose (trattabili), quindi alla portata di tutti, anche se per arrivare a Mestre un tossicodipendente avesse dovuto macinare un centinaio di Km. E’ quanto è emerso dall’inchiesta effettuata dai carabinieri della compagnia di Mestre, iniziata nel maggio 2017 che ha portato a 13 ordinanze di custodia cautelari, tra detenzione e divieto di dimora nella città metropolitana di Venezia, tutte approvate dal gip di Venezia Luca Marini.
La divisione delle zone
Che il fatto fosse comunque noto, era già venuto allo scoperto durante la conferenza stampa tenutasi a Ca’ Farsetti con la presenza dell’Assessore Giorgio D’este, il Sindaco Brugnaro e Giorgia Meloni. Proprio la leader di FdI aveva sottolineato come “l’affare eroina” fosse diviso tra due bande di etnia diverse. I nigeriani che avevano in mano il monopolio dell’eroina gialla (quella che ha causato in poco tempo oltre una decina di morti) e i tunisini, che, in regime di mercato concorrenziale, fornivano droga meno pura ma a prezzi più bassi. I problemi iniziano già nel 2017 quando le due bande rivali iniziano la lotta per il possesso del territorio senza esclusioni di colpi: risse, pestaggi, accoltellamenti. Ogni scusa era buona per appropriarsi di un angolo o di un giardinetto. “Alla fine l’hanno spuntata i nigeriani – ha dichiarato D’Este – ma noi eravamo già pronti. Sapevamo che il perdente non avrebbe fatto i bagagli ma si sarebbe solo trasferito in altre zone e così è successo. L’eroina meno pura, a quel punto, è finita in giro nel centro di Mestre, Cipressina, Marghera”. Cosa è cambiato allora? E’ sempre D’este a rispondere. “Con il campo libero e pensando che dopo la prima operazione i nigeriani avessero abbandonato la zona, i tunisini avevano ricominciato la loro faida per riappropriarsi dell’area fronte stazione, considerandola più lucrosa per gli affari. Si erano solo fatti più furbi. Invece di agire di giorno, vendevano di notte cercando di evitare le pattuglie di ronda ma ormai l’indagine si stava per concludere”.
Le operazioni dei carabinieri
I carabinieri, come detto, si erano già mossi nel 2017 ma non solo da un episodio di spaccio. Analizzando i fatti e risalendo la piramide multietnica è venuto alla luce che i fornitori erano albanesi, i tunisini vendevano al dettaglio. «Il tema dello spaccio a Mestre è serio – ha detto il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Claudio Lunardo – e negli ultimi anni è tornato ai livelli di emergenza. Voglio dirlo chiaramente: non abbiamo risolto il problema, non abbiamo eliminato il mercato dell’eroina. Abbiamo assicurato alla giustizia, però, dei veri venditori di morte, ma la lotta è ancora ben lungi dal terminare per debellare definitivamente questo male».
La soddisfazione dell’Assessore
“Questa è un’operazione importante – ha commentato l’assessore D’Este – soprattutto perché è il frutto dell’impegno profuso negli ultimi anni da parte dei Carabinieri e di tutte le Forze dell’ordine del territorio coordinate dalla Prefettura, in un’ottica di collaborazione e di ‘gioco di squadra’. Un ringraziamento speciale va alla Procura della Repubblica di Venezia. Il lavoro incessante, anche da parte di questa Amministrazione comunale – ha sottolineato l’assessore -, ha portato a operazioni molto significative nell’ottica di garantire sempre più sicurezza in Città. In questo caso parliamo di eroina, il cui uso è un problema sentito a livello nazionale”.
“Con gli arresti odierni continua l’azione di presidio del territorio – ha concluso D’Este – Perché vogliamo dare un forte segnale dell’impegno sempre maggiore profuso per quello che è uno dei temi principali della nostra azione, ossia garantire non solo la sicurezza del territorio, ma anche fornire ausilio e strumenti utili alle forze di polizia”.
G.N.P.