La differenza tra eutanasia e desistenza terapeutica
Ogni cittadino ha diritto alla vita, ma ha anche diritto alla morte? Il testamento biologico, la desistenza terapeutica ed il “fine vita” sono argomenti di discussione molto delicati e complicati che creano pareri discordanti.
Cos’è il testamento biologico
Con il termine “testamento biologico” si intende il documento redatto dal cittadino dove indica i trattamenti medico-sanitari da intraprendere nei suoi confronti in caso della sua impossibilità a comunicare a causa di una malattia o di incapacità.
La desistenza terapeutica
Invece, con “desistenza terapeutica” si intende l’approccio terapeutico adottato dal medico, il quale decide di non intraprendere terapie futili nei confronti del malato inguaribile e di accompagnarlo alla morte secondo criteri deontologici e bioetici.
La differenza tra il testamento biologico e la desistenza terapeutica
Esiste una differenza fondamentale tra desistenza terapeutica ed eutanasia: mentre quest’ultima prevede l’induzione della morte del paziente da parte del medico o del personale sanitario, la desistenza è un atto sanitario concordato fra medico e paziente che viene messo in atto quando ogni terapia non porti più ad alcun beneficio.
La legge sul testamento biologico
Dopo un lungo dibattito etico e politico, il 14 dicembre 2017 è stata approvata dal Parlamento la legge sul biotestamento, la quale delinea vari aspetti dell’accompagnamento alla morte del paziente, come la necessità del consenso informato del paziente per attuare ogni trattamento sanitario, l’impedimento dell’accanimento terapeutico, la responsabilità del medico nello scegliere di interrompere un trattamento, la dichiarazione anticipata di trattamento (Dat) e così via.
I contrari
In merito a casi come quello di Eluana Englaro, Piergiorgio Welby e Dj Fabo, la domanda che si pone l’opinione pubblica è: quale di queste strade da più valore alla vita? Da un lato, i cittadini anti-eutanasia e la Chiesa dichiarano che la vita sia il bene più prezioso che deve essere tutelato ad ogni costo, quindi mettere in atto l’eutanasia sarebbe un crimine contro il diritto alla vita di ogni cittadino.
I favorevoli
Dall’altro lato, coloro che si dichiarano favorevoli a procedure come l’eutanasia, ritengono fondamentale il proprio diritto all’autodeterminazione sancito anche dalla Costituzione. Diventa quindi chiaro che è soltanto nella terza via del fine vita che si trova la risposta alle problematiche etico-deontologiche poste dal malato inguaribile. In questo senso sia il testamento biologico che la desistenza terapeutica diventano il modo più umano e dignitoso di trattare il fine vita, dandogli il valore che merita anche nel momento in cui si decide di accompagnare una persona verso la morte, lasciando che la natura faccia il suo corso.
Il dibattito
A
prescindere da qualsiasi ideologia o opinione sul tema, la desistenza
terapeutica e il testamento biologico sono strumenti creati in funzione dell’autodeterminazione del cittadino, tutelata nell’articolo 32 della Costituzione, e
della professionalità del medico.
Hanno lo scopo di accompagnare non solo il paziente, ma anche i suoi cari, nel
percorso il meno doloroso possibile, avendo come obiettivo sempre e solamente
il benessere e la dignità di chi soffre. In ogni caso, il dibattito su questo argomento rimane acceso ed attuale.
Ringrazio per la consulenza tecnica il dott. Cristiano Samueli, esperto nazionale in testamento biologico.