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Maltempo in Veneto. “Conte e Bruxelles devono intervenire”. L’appello della Regione

Nel prossimo consiglio dei ministri il premier Giuseppe Conte decreterà lo stato d’emergenza in Veneto (e nelle altre regioni aggredite dal maltempo) nominando Luca Zaia commissario di governo per la ricostruzione. L’ha annunciato l’assessore alla protezione civile, Gianpaolo Bottacin, relazionando l’assemblea regionale circa i danni provocati dagli eventi meteorologici e le operazioni di soccorso in atto.

Da parte sua, il governatore sollecita risorse e poteri speciali, soprattutto sul versante forestale: «Abbiamo Asiago, il Comelico, l’Agordino, il Cadore, dobbiamo intervenire ovunque a 360 gradi», le sue parole «ci sono centomila mila ettari di bosco, 60% pubblici e 40% privati, se i proprietari rifiutassero di fare le pulizie, se qualcuno si “innamorasse” dei tronchi nel suo territorio, ebbene noi dovremmo assolutamente intervenire e rimuovere gli alberi abbattuti».

A riguardo Giuseppe Pan, l’assessore all’agricoltura reduce da un sopralluogo montano, fa sapere che «sarà l’Avepa, utilizzando anche droni e satelliti, a censire, con precisione scientifica, i danni subiti dai boschi di larici e abeti dell’Altopiano di Asiago. Le prime stime dicono che la tempesta abbia lasciato a terra dai 300 ai 400 mila metri cubi di legname».

Tornando all’aula di Palazzo Ferro-Fini, l’intervento di Bottacin – da dieci giorni a capo dell’Unità di crisi attiva h24 – ha rivendicato anzitutto l’efficacia delle opere di tutela allestite dopo la rovinosa alluvione del 2010: «Senza gli argini “blindati” e i nuovi bacini di laminazione che abbiamo realizzato in questi anni, investendo 870 milioni nella salvaguardia idrogeologica, le precipitazioni eccezionali avrebbero provocato una catastrofe ambientale e una grave perdita di vite umane. Non sono io a dirlo ma Luigi D’Angelo, il direttore operativo della protezione civile».

«La fase emergenziale non è ancora terminata ma lavoriamo perché tutte le comunità colpite riemergano come e meglio di prima», l’impegno, accompagnato da un riassunto in cifre della calamità: «Il bilancio provvisorio parla di 3 vittime, 160 mila black out; 8 paesi completamente isolati; 400 persone evacuate dalle loro case, decine soccorse in auto bloccate; 150 abitazioni inagibili; 497 km di strade statali, provinciali e regionali chiuse, senza contare quelle comunali di cui mancano i dati perché i municipi sono in affanno; centinaia i metri di acquedotti divelti e centinaia di migliaia gli alberi rasi al suolo».

Imponente anche l’esercito dei soccorsi messo in campo: «Tremila volontari di protezione civile, centinaia di vigili del fuoco, 110 uomini dell’Esercito e 520 del Soccorso alpino e speleologico, 3 elicotteri posti a disposizione dalla Regione, 300 generatori installati dagli enti gestori. Tutto ciò si è tradotto finora in 1700 interventi e io voglio ringraziare tutti, a cominciare dai tanti cittadini che si sono rimboccati le maniche, che non hanno chiesto nulla se non dirci “‘non dimenticatevi di noi” e hanno lavorato tra fango e macerie con dignità forza d’animo e di braccia e orgoglio»; «Un contatto umano», ha concluso l’assessore «che pur nella drammaticità della situazione, mi ha arricchito dentro», a fronte di vicende «vergognose» quali i ripetuti furti di gasolio dai generatori bellunesi e gli intralci causati dal «turismo delle sciagure».

Cruciale il capitolo dei finanziamenti: «Si sta quasi tornando a una forma di normalità per quanto riguarda i servizi essenziali», commenta il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti «ma c’è molto lavoro da fare, soprattutto per il ripristino delle infrastrutture più importanti. Attendiamo anche ora una risposta dal Governo che ha garantito il proprio intervento». Non solo Roma. C’è chi sollecita un aiuto consistente dall’Unione europea: «Ora Bruxelles ha l’occasione di dare un senso alla sua esistenza, sostenendo il Veneto stremato da un susseguirsi di uragani e nubifragi più simile al cannoneggiamento che alla pioggia torrenziale», chiosa la capogruppo zaiana Silvia Rizzotto.

Elena Sartori 

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