politica

Gli autonomisti non si arrendono. Ricorso al Consiglio di Stato?

La sentenza del Tar non ha abbattuto i movimenti autonomisti, che pure non hanno apprezzato gli sfacciati festeggiamenti del Sindaco di Venezia e della Città Metropolitana  dopo aver fatto di tutto perché la politica facesse sentire il suo peso sulla sentenza e aver palesemente infranto un patto con gli elettori.

Ancora nessuna certezza su chi verrà affidato (se ci sarà) il ricorso ma intanto i movimenti scoprono che la questione referendaria ha ormai varcato i confini regionali per diventare un problema nazionale che fa sorgere più di un dubbio.

E mentre il governatore Zaia prende le distanze dal Referendum, mentre Forcolin vuole lavorare a livello nazionale e i 5stelle promettono di modificare la legge Delrio, l’Associazione Italiana Costituzionalisti, Gruppo di Pisa, ha analizzato la situazione e la sentenza giungendo alla conclusione che è stata una sentenza politica e concordata. Stroncatura totale, insomma, testimonianza che Venezia è più amata fuori dai suoi confini e, come dicono i leader dei movimenti: «Un’analisi che arriva da una sponda accademica neutra che potrebbe essere utile nel ricorso di parte».

Come infatti si legge nella nota del Dott. Giacomo Menegus, Phd in Diritto costituzionale, Università di Ferrara e membro dell’associazione succitata: “Il ragionamento del giudice amministrativo è sorprendente. Il Comune capoluogo dev’essere il Comune più popoloso perché solo così si garantisce la rappresentatività del Sindaco metropolitano e la ragionevolezza del contestuale rinnovo del Consiglio del capoluogo e di quello metropolitano. È una strana declinazione del principio di rappresentanza democratica, direi inedita. Sarebbe interessante capire quale genere di rappresentatività democratica garantirebbe il Sindaco del Comune capoluogo rispetto a tutti i cittadini metropolitani che vivono al di fuori del Capoluogo e che pertanto non partecipano alla sua elezione (né diretta né indiretta), tanto nel caso in cui il Capoluogo sia il Comune più popoloso, tanto che non lo sia. Quale rappresentatività garantirebbe rispetto ad un cittadino di Mira, di Portogruaro, di Jesolo, di Chioggia?”

“Il fatto è che semplicemente il Sindaco metropolitano “di diritto” non è rappresentativo di tali cittadini, né se il Comune capoluogo rimane il più popoloso né se vede considerevolmente ridotta la propria popolazione. Che il ragionamento del TAR Veneto non sia irreprensibile sotto il profilo logico, prima ancora che giuridico, lo si intuisce anche da alcuni passi della motivazione posti “a supporto” della tesi sostenuta: si dice, ad un certo punto, che il Sindaco metropolitano – in esito alla divisione del Comune voluta dai fautori del referendum – «non avrebbe più quasi nessun legame di rappresentanza territoriale con il Consiglio, perché circa il 90% dei Consiglieri Metropolitani sarebbe espressione di un territorio diverso da quello di cui è espressione il Sindaco Allo stato attuale invece, con appena 6 Consiglieri “veneziani” su 18, il Sindaco garantisce una maggiore rappresentatività? Di quale percentuale della popolazione metropolitana dovrebbe essere espressione il Sindaco metropolitano per assicurare questa rappresentatività del “Comune più popoloso”?

“Almeno il 20%, il 30% o più? Perché, allo stato attuale, ci sono Sindaci metropolitani che rappresentano poco più del 20% della popolazione (Firenze, Bari), altri più del 30% (Reggio Calabria circa 32%, Bologna 38%), altri ancora addirittura il 68% (Genova). O è sufficiente che il Sindaco metropolitano sia semplicemente il Sindaco del Comune capoluogo=Comune più popoloso per garantire la rappresentatività democratica dell’organo, a prescindere dalla porzione di popolazione metropolitana effettivamente rappresentata?”

È evidente che qualcosa non torna – chiosano i movimenti autonomisti – e questo giudizio non fa che rafforzare i nostri dubbi. Certo dobbiamo fare in fretta perché spesso certi ricorsi richiedono anche 5 anni e per noi questi sarebbero deleteri. Che il Sindaco e la sua giunta cantino pure vittoria ma non pensino che aver vinto una battaglia gli dia diritto di aggredirci sui social network anche con pesanti epiteti come se avessero vinto su tutta la linea. Come sottolineato dal Dott. Menegus, siamo solo ad una tappa. Non voteremo il 30 settembre? Stiano tranquilli, prima di quanto credano quelle firme raccolte quando ancora era sindaco Orsoni ci porteranno al voto prima che se ne accorgano e non pensiamo che a quel punto la loro voce riscuoterà ancora la “fiducia” che pensano di meritare».

Gian Angelo Bellati di Mo.V.A.

Stefano Chiaromanni di Movimento Mestre Comune Piero Bergamo Marco Sitran del comitato Mestre e Venezia due grandi Città

Per Giovanni Armellin di MuoverSI

Marco Gasparinetti del Gruppo 25 Aprile

Simone Benetazzo di WSM

 

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