Donazzan all’attacco
«Non sono io che sono uscita da Forza Italia, è Forza Italia che si è allontanata da tutti tradendo gli impegni presi in campagna elettorale». Invitata a dimettersi o a restare ma pagando le quote al partito, Elena Donazzan spiega che la sua permanenza in Forza Italia è finita e che alle elezioni del 2020 sarà in campo con una nuova formazione politica per far rieleggere Luca Zaia e l’attuale maggioranza che governa la Regione. Dopo gli attacchi – prima del deputato Renato Brunetta, poi del nuovo coordinatore veneto Davide Bendinelli – l’assessore regionale al Lavoro risponde punto su punto.
La tessera: è vero che non la paga e che non versa più i contributi al partito, esattamente come il vicepresidente del consiglio regionale Massimo Giorgetti? «Verissimo. Ma il problema non è la quota o la tessera, il problema è politico. Io e Massimo – unici rappresentanti regionali sul territorio, eletti con le preferenze, mica nominati – non siamo ascoltati, non siamo coinvolti, in compenso ci calano le scelte dall’alto.
Alle Politiche del 4 marzo, con tutto quello che era successo a Padova, hanno ricandidato l’ex cooordinatore Marin e con lui Furlan. A casa mia, a Bassano, hanno imposto Ghedini per il quale ho fatto campagna elettorale, dopodiché è sparito, più visto. Il povero Franceschi di Grafica Veneta, siccome Padova era in overbooking, l’hanno dirottato a Vicenza. Questo alle Politiche. Poi ci sono state le elezioni comunali di Vicenza, con il risultato che Forza Italia ha dimezzato il risultato del 4 marzo».
Donazzan è durissima nei confronti di Brunetta. «Ricevo da lui, come immagino altri, una valanga di messaggi al limite dello stalkeraggio, tutti contro il Governo. Se l’unica attività di Brunetta e di Forza Italia è di essere assenti sul territorio e di attivarsi solo per far cadere il Governo, vuol dire che non hanno capito la lezione del 4 marzo e la bocciatura degli italiani. Questi non hanno fatto nessuna autocritica: Forza Italia si sta esaurendo e non c’è una nuova storia».
Poi c’è l’aspetto personale, quello della campagna elettorale del 2015: «Dovrebbero ringraziare me, Giorgetti e Barison (che nessuno peraltro ha chiamato quando se n’è andato in Fdi) perché nella peggiore campagna elettorale, con Galan e Chisso in galera, ci abbiamo messo la faccia. Su Chisso ho fatto baruffa con Brunetta: o io o Chisso, gli ho detto. Quando ho visto che dove c’erano iniziative per Brunetta c’era anche Chisso, ho capito che aveva scelto lui. A una serata a Venezia sono stata fischiata». La goccia per la pugnace Donazzan è stato il mancato voto al Parlamento del Decreto Sicurezza. «E adesso danno gli ultimatum a Zaia! Nossignori, io rispondo agli elettori mantenendo fede agli impegni assunti e garantendo lealtà al programma di governo di Zaia».
Ma perché Donazzan e Giorgetti restano nel gruppo consiliare di Forza Italia? «Il gruppo consiliare è espressione del voto popolare, il regolamento del consiglio regionale del Veneto è tassativo al riguardo. Ma ci abbiamo aggiunto quattro parole: Alleanza per il Veneto». Si ritiene ancora di Forza Italia o no? «No, non più. Perché è Forza Italia che si è allontanata da tutti». Alle Regionali del 2020 cosa farà? «Sono convinta che esista uno spazio grande che possa aiutare il nostro alleato di maggioranza, è uno spazio ora intercettato dal governatore con la sua Lista Zaia, ma che può avere una maggiore aggregazione». E cioè cosa farà? «Voglio creare un gruppo che collabori alla rielezione di questa maggioranza e di questo presidente. Lo spazio c’è, lo vedo tra i tanti amministratori che non si sono più iscritti a Forza Italia». E se della futura coalizione per le Regionali del 2020 facesse ancora parte Forza Italia? «Forza Italia deve chiarire se vuole continuare a sparare addosso a Zaia».
Per gentile concessione di Antenna3
E.P.