Referendum. Silenzio e intimidazioni
Si avvicina la data del referendum per cui il Sindaco, contra legem, ha chiesto l’astensione. Atto antidemocratico se attuato da chi ha responsabilità politico amministrative.
Le motivazioni sul perchè
Non solo, siamo di fronte ad un silenzio assordante da parte del Comune sul Referendum, tanta gente non sa ancora che si svolgerà l’1 dicembre. Gli spazi per affiggere manifesti a Venezia si riduce ad uno per sestriere… quindi solo 6; a Mestre, uno dei Comuni più estesi d’Italia solo 7.
L’esperienza personale sul referendum
Siamo andati a far volantinaggio e la Polizia Municipale, mai così efficiente, ci ha chiesto di identificarci confondendo ad arte il divieto di volantinaggio commerciale con quello politico referendario. Non solo. Molti hanno appeso lenzuola per ricordare l’appuntamento e incitare al cambiamento e la Polizia Municipale, sempre efficientissima, sta chiedendo di toglierle. In questo caso basandosi, sembra, su una legge del 1956.
La morale sul comportamento sul referendum
Morale: del Referendum non si può parlare! Guai a chi invita a votare! Guai a chi esprime le proprie idee! Ci sentiamo sempre più stranieri in un Comune che sanziona la libera espressione democratica, mentre permette ad altri il non rispetto di regole come il moto ondoso, il turismo senza decoro, ecc.
La speranza
Pensavamo di vivere in democrazia, di essere tutelati da una Costituzione democratica. Ci stiamo sbagliando. Venezia è una Città speciale non per aiutare la residenza e il ripopolamento, ma per impedire l’informazione pubblica ed istituzionale e l’esercizio libero di diritti democratici. Ci sentiamo sempre più “foresti” a casa nostra. Cosa squallida se pensiamo a chi ha dato la vita per la democrazia e la libertà di espressione e parola. E pensare che un tempo le due città erano libere e autonome. Unite solo per volontà del fascismo. Anni di lotta per essere democratici e arrivare al 2019 per sentirci impotenti.
Gian Angelo Bellati, presidente Mo.Va. (Movimento Venezia Autonoma)
Avv. Giorgio Suppjei
Marco Gasparinetti, Movimento 25 aprile