La problematica fine vita
Gentile Direttore, Prendo l’occasione del recente articolo pubblicato nel Sestante News /rubriche/lifestyle-e-salute/la-differenza-tra-eutanasia-e-desistenza-terapeutica/ per fare alcune considerazioni sul tema del fine vita.
La bioetica
A fine luglio il Comitato Nazionale per la Bioetica ha deliberato il parere che il suicidio medicalmente assistito è diverso dall’eutanasia. Ritengo tuttavia questo parere una contraddizione in termini perché si vuole far passare l’idea che l’aiuto al malato terminale che vuole porre fine alla propria vita tramite trattamento medico sia diverso dall’eutanasia e non abbia a che fare con l’omicidio del consenziente.
Il mio pensiero
Mi permetto di fare un po’ di chiarezza. Tutta la più recente riflessione bioetica identifica l’eutanasia come azione del personale sanitario che porta intenzionalmente a morte il malato. Quindi con il termine eutanasia si deve intendere esclusivamente l’uccisione intenzionale da parte del medico di un paziente in fine vita.
La deontologia sul fine vita
Questa eventualità però è affrontata dall’articolo 17 del Codice di Deontologia Medica nel capitolo su “Atti finalizzati a provocare la morte” in cui si dice che “il medico, anche su richiesta del paziente, non deve effettuare né favorire atti finalizzati a provocarne la morte”.
Medico e fine vita
Diventa quindi evidente che il medico non può porre in essere l’eutanasia in nessun caso, configurandosi questa eventualità come una violazione della deontologia professionale.
Trattamento terapeutico
Detto questo, se poi con il concetto di suicidio medicalmente assistito ci si volesse riferire ad un trattamento terapeutico, bisogna ricordare l’articolo 16 del Codice di Deontologia Medica riguardante “Procedure diagnostiche e interventi terapeutici non proporzionati”
Il Codice
Il Codice dice che “il medico non intraprende né insiste in procedure diagnostiche ed interventi terapeutici clinicamente inappropriati dai quali non ci si possa fondatamente attendere un effettivo beneficio per la vita”.
Suicidio assistito?
Visto che il suicidio assistito non incide sulla salute del malato e si configurerebbe come una risposta medica sproporzionata, diventa chiaro che è deontologicamente errato ed aggiungo che penalmente configura il reato di omicidio del consenziente.
Un po’ di chiarezza
Chiariti i termini della questione, vorrei fare presente la confusione che regna sui media riguardo al fine vita prendendo ad esempio un intervento di Vittorio Feltri del 2 agosto 2019.
Feltri e il fine vita
Feltri affronta il tema affermando che “se una persona è sofferente per una malattia incurabile dovrebbe avere la possibilità di chiedere di agevolarne la morte” in quanto “prevale la volontà del paziente”.
Inguaribile e non incurabile
A parte che il malato terminale non è incurabile ma inguaribile, la cura il medico deve comunque darla per non incorrere nell’abbandono terapeutico. L’errore è considerare suicidio assistito atto del paziente e l’eutanasia, secondo Feltri, sarebbe dare la morte al paziente senza consenso. Se fosse così questo tipo di azione sarebbe omicidio.
I casi eclatanti
Tenendo conto della sentenza della Cassazione sul caso Englaro quando afferma che “senza il consenso informato l’intervento del medico è illecito”. Ne consegue che si devono ritenere suicidio assistito e eutanasia sullo stesso piano deontologico e giuridico.
La Cassazione e il fine vita
La sentenza chiarisce l’errore che sia stata fatta eutanasia nel caso Englaro. “Il rifiuto delle terapie anche quando conduce alla morte non può essere scambiato per eutanasia. Esprimendo un atteggiamento di scelta da parte del malato che la malattia segua il suo corso”.
La problematica del fine vita
Il problema è valutare in quale contesto di fine vita si pongono Welby ed Englaro, dimostrazione che i principi dell’autodeterminazione della persona devono trovare risposta eticamente e deontologicamente fondata. La risposta di cosa sia accaduto per questi casi è nell’articolo che la sua rivista ha pubblicato: desistenza terapeutica e accompagnamento verso il fine vita.
Dott. Cristiano Samueli, Presidente Associazione Italiana per le Decisioni di Fine vita (AIDeF), desistenzaterapeutica.it