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Nuova stretta e scontro sulle zone

Se gli italiani speravano di tornare gradualmente alla normalità dopo le feste natalizie si dovranno rassegnare. L’Italia non riparte, anzi arrivano regole più severe per combattere la terza ondata dell’epidemia ormai alle porte. «Siamo in una fase di recrudescenza del virus, c’è bisogno di stringere, non di allargare», ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza. «Le misure restrittive funzionano e con molta probabilità resterà il divieto di spostamento tra regioni. Tra giovedì e venerdì ci sarà un ulteriore Dpcm – ha aggiunto – saranno confermate le norme vigenti con nuove limitazioni».

Restrizioni

Scattano oggi le misure che prevedono cinque regioni in zona arancione (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Calabria e Sicilia) e tutte le altre in area “gialla rafforzata”, con il divieto di circolazione oltre i confini regionali. A individuare quali fasce di rischio sono le soglie più basse dell’indice Rt che le determinano, ma criteri ancor più rigidi sono in arrivo con il prossimo decreto che entrerà in vigore il 16 gennaio e durerà almeno un mese. Ieri pomeriggio il premier Giuseppe Conte ha riunito i capi delegazione dei partiti di maggioranza insieme al ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, e al sottosegretario, Riccardo Fraccaro. Tra le ipotesi che il governo discuterà stamani con le regioni spicca la stretta sulla movida, con il divieto dell’asporto dopo le 18 per i bar, garantendo però le consegne a domicilio. Probabile una proroga dello stato di emergenza fino al 30 aprile.

Il prossimo DPCM

Nel prossimo Dpcm resterà il coprifuoco dalle 22 alle 5 e la possibilità per due persone (oltre ai minori di 14 anni) di andare a trovare amici o parenti una volta al giorno. Potrebbero saltare i fine settimana arancioni in tutto il territorio nazionale mentre sono da definire i parametri della zona bianca, da istituire nelle regioni più sicure. Un’idea che era filtrata nei giorni scorsi ipotizzava aree bianche con Rt inferiore allo 0,5 o con 50 contagi ogni 100 mila persone. Sono questi alcuni dei nodi da sciogliere nel confronto tra “aperturisti” e “rigoristi” all’interno dell’esecutivo. I governatori sono contrari alla proposta dell’Iss che stabilisce automaticamente la zona rossa se l’incidenza settimanale dei contagi supera i 250 casi ogni 100 mila abitanti. In questo modo ci sarebbero già cinque le regioni che rischiano di tingersi di rosso, come il Veneto e l’Emilia Romagna, penalizzate anche per l’alto numero di tamponi effettuati.

Scuola in presenza e sci no

«Ne discuteremo con le Regioni, ma mi pare complicato vedere le scuole superiori chiuse e le piste aperte», ha detto Speranza da Fabio Fazio. Quanto alla riapertura dei musei nelle aree gialle, ha così risposto: «È una proposta che ha fatto il ministro Franceschini, la valuteremo nelle prossime ore». Niente da fare per cinema e teatri. Per quanto riguarda le piscine e le palestre il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha chiesto di permettere le lezioni individuali, ma sarà difficile ottenere il via libera degli esperti del Cts. Intanto nei prossimi giorni i dati relativi al computo dei casi positivi al coronavirus terranno conto anche del numero di quelli rilevati con i test antigenici rapidi che saranno rendicontati separatamente dai governatori, come previsto dalla circolare del ministero della Salute pubblicata sabato sera. Da oggi, invece, in 1.200 farmacie saranno distribuiti gratuitamente 30 mila saturimetri a chi è affetto da patologie respiratorie.

Zone rosse e aiuti

La circolazione del virus è molto alta e in alcune realtà del Paese la diffusione sembra fuori controllo. Nelle ultime 24 ore il bollettino del ministero della Salute ha registrato 18.627 nuovi positivi e 361 vittime. Con 139.758 tamponi il tasso di positività sale al 13,3%, crescono i pazienti in terapia intensiva (+22) e i ricoverati con sintomi (+167). Dalla riunione di ieri sera l’esecutivo è uscito compatto sui ristori che dovranno accompagnare le serrate delle attività economiche. In settimana arriverà la richiesta di uno scostamento di bilancio di circa 24 miliardi che finanzierà un quinto Decreto Ristori. Nel menu del provvedimento l’estensione della cassa integrazione Covid, l’ampliamento della platea dei beneficiari degli indennizzi e si studia anche una rottamazione delle cartelle fiscali.

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