Fattura elettronica in Europa e nel resto del Mondo
Siamo a ridosso della scadenza del primo di gennaio prossimo, giorno in cui partirà l’obbligo della fatturazione elettronica in Italia, Garante della Privacy permettendo.
Ma in Europa e nel resto del mondo questo adempimento esiste?
La risposta è deludente perchè questo spontaneo adempimento, quando previsto, è limitato alle situazioni gravemente colpite dall’evasione ovvero agli appalti con gli enti pubblici o lo shopping di massa (i corrispettivi).
Chi a oggi ha parzialmente sperimentato una cosa simile è stato solo il Portogallo che nel 2013 ha introdotto l’obbligo di trasmettere telematicamente i corrispettivi giornalieri dei registratori di cassa telematicamente all’amministrazione finanziaria portoghese.
Ora mi chiedo cosa ne pensano i portoghesi?
Secondo Paulo Nùncio, segretario di Stato per gli affari fiscali dal 2011 al 2015, la stima prevista era un aumento del 50% delle compravendite dichiarate (cosa poi non realizzata) e conseguentemente una somma pari ad almeno 2 miliardi in più di ricevute dovevano passare sotto la lente del fisco.
Lo scopo era favorire l’emersione dell’economia nascosta stimata in un quinto di quella nazionale, di fatto però questa prospettiva non si è mai realizzata nelle dimensioni previste, ma a fine 2015 l’emersione è stata solo di 7.162 milioni di euro ossia +18% rispetto a prima contro le stime del 50% come detto in precedenza.
Chi all’epoca era contro questo, denunciava una lesione della “dignità” portoghese ed evidenziava l’inutilità della proposta nel caso in cui l’accordo fraudolento di mancata emissione dello scontrino tra venditore e compratore (e un risparmio per il cliente dell’Iva non pagata pari al 23%) avesse consentito a quest’ultimo di acquistare ben più che un biglietto “tradizionale” della lotteria. Inoltre c’era anche chi aveva denunciato il rischio di un aumento della burocrazia e, perfino, dell’evasione (mediante la costituzione delle cd “cartiere” che fabbricano scontrini e false ricevute).
Alla fine però, noi oggi possiamo rilevare che per attrarre i consumi e i capitali dopo tanto rigore sono stati introdotte norme di tassazione a zero per i pensionati europei. In particolare oggi proprio quelli italiani scelgono il Portogallo come lido felice per risiedere stabilmente ricevendo così la pensione italiana lorda per cui a tassazione zero pur mantenendo la possibilità di usufruire delle prestazioni sanitarie gratuite anche se fatte in Italia.
Ma ritornando a parlare dell’Europa la situazione generale è che nei paesi europei:
a) o non hanno nessun obbligo particolare di fatturazione elettronica,
b) oppure hanno introdotto (per lo più negli ultimi anni), un obbligo limitato alle operazioni nei confronti della pubblica amministrazione (per appalto e forniture).
Quindi, oltre all’Italia che partirà dal 2019, l’unica eccezione è rappresentata dal Portogallo, che ha introdotto l’obbligo dal 24 agosto 2012.
Ribadiamo che la normativa europea prevede che la fatturazione elettronica sia fatta con un metodo più semplice rispetto a quanto oggi dobbiamo sostenere unicamente per la burocrazia ispettiva aggiunta. Infatti, com’è previsto in tutti i paesi UE, dovrebbe essere considerata meramente un’opzione. Nei passaggi in cui la norma lo impone è previsto unicamente per gli appalti pubblici, infatti tutti i paesi membri dovranno adeguarsi entro il prossimo 27 novembre 2018 (per l’Italia è già stata concessa la proroga a gennaio 2019).
È giusto sapere che le norme europee prevedono che per introdurre l’obbligo, occorra chiedere una specifica deroga a Bruxelles (già concessa all’Italia in vista del 2019).
Nel resto del mondo la fatturazione elettronica è maggiormente diffusa, come in America Latina e da diverso tempo. Negli Stati Uniti invece l’adozione della modalità digitale è recente (ma c’è un sistema fiscale che non prevede l’IVA, per cui non c’è l’esigenza della fatturazione elettronica per recuperare gettito), mentre i paesi asiatici sono ancora nella fase iniziale. In Africa solo il Sudafrica ha già un sistema avanzato in questo senso, Australia e Nuova Zelanda stanno lavorando sulla compatibilità dei sistemi informatici. Infine, nei paesi dell’est Europa che non rientrano nella Ue, la e-fattura è opzionale.
Nel dettaglio: in America Latina i tre paesi pionieri sono Cile, Messico e Brasile. Questi non solo hanno la fatturazione elettronica, ma si stanno sviluppando anche altre procedure di contabilità elettronica basata su un’unica piattaforma gestionale condivisa dalle imprese.
Il sistema consente allo Stato di conoscere in tempo reale tutte le operazioni effettuate (il controllo, quindi, non riguarda solo l’Iva ma l’intera amministrazione del sistema produttivo).
La fatturazione elettronica è obbligatoria anche in Argentina e in Perù, la Colombia la introdurrà dal 2019.
Gli Stati Uniti sentono meno l’esigenza di digitalizzazione della fattura visto che non è un documento necessario per liquidare l’imposta indiretta (non cè l’Iva, ma una sales tax che ha un meccanismo diverso). Nel 2018 è comunque iniziato l’obbligo per le operazioni verso l’amministrazione pubblica.
In Asia la fatturazione elettronica è poco diffusa per ora. La Cina sta iniziando a imporla ad alcune grandi imprese, stessa situazione in Indonesia, ma in entrambi i casi i risultati non sono positivi. I Paesi in cui si registra un maggior utilizzo della fatturazione elettronica sono Singapore, Hong Kong, Taiwan e Corea del Sud.
In Europa dell’Est la fatturazione elettronica è opzionale in Russia e Turchia.
È chiaro che in questa panoramica generale la fatturazione elettronica non può dare efficienza e snellimento alle imprese per un efficace sistema di analisi e controllo dei propri numeri così da essere più performanti. Resta il fatto che così come è stata introdotta è un mero obbligo burocratico e non una opportunità come deve invece essere considerata.
Alberto De Franceschi, tributarista