Le nozze di Figaro a Treviso
La stagione lirica 2018 del Teatro Comunale Mario Del Monaco ha alzato il sipario venerdì 26 e domenica 28 ottobre su Le nozze di Figaro, primo capolavoro della trilogia Mozart-Da Ponte. Lo spettacolo è coprodotto da Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi e Teatri e Umanesimo Latino SpA, in collaborazione con il Progetto Opera Studio del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e il sostegno di MiBAC, Regione Veneto e Bellussi Valdobbiadene.
All’alba della Rivoluzione
Dell’originale di Beaumarchais Da Ponte stemperò la componente politica, aspetto che generalmente non viene considerato dai registi, più interessati al cotè buffo-amoroso e all’insegnamento morale. Francesco Bellotto invece, pur mantenendo inalterato il girotondo della folle journée, riprende il tema ideologico della lotta sociale, facendo teatro con molta coerenza sul conflitto nobiltà-servitù. Molti sono infatti i momenti in cui lo spirito rivoluzionario fa capolino, ad esempio durante la prima cavatina di Figaro e nei cori dei villani, rappresentati sporchi e trasandati, al contrario di una tradizione che li fa uscire dall’Arcadia felix, nei confronti dei quali il Conte non lesina il bastone. Ci sarà sì il perdono finale, suggellato magnificamente in due battute che esprimono lo scarto umano tra Almaviva e la moglie (“Contessa, perdono./ Più docile io sono/e dico di sì.”), ma il vento cambia subito. “Alle mine date foco,/Ed al suo di lieta marcia/andiam tutti a festeggiar” non l’amore ritrovato, ma le teste che cadranno: appare la ghigliottina, il tricolore e la libertà che guida il popolo verso la rivoluzione, non senza lo sgomento di chi, come Susanna, non ha modo di recriminare nulla alla sua padrona.
Parallelamente, Bellotto mette a nudo la macchina scenica, integrando nell’azione anche le maestranze del teatro. La scenografia è di Emanuele Luzzati, creata per una versione del 2005. I raffinatissimi costumi settecenteschi di Alfredo Corno si ispirano alla pittura di Thomas Gainsborough, Joshua Reynolds e altri celebri artisti del tempo, oltre a riferirsi ad alcune incisioni della Galerie des Modes del 1778-1787. Il disegno luci di Roberto Gritti è giocato su contrasti cromatici azzeccati che valorizzano squisitamente scene e costumi.
Cast giovane e ottima direzione
Sul versante musicale, la direzione di Sergio Alapont si distingue per freschezza, efficace teatralità e buona tenuta dei tempi. La sua lettura corre spedita in parallelo con i turbinosi eventi, centrando in pieno l’elan vital dell’opera. Qualche complessità tra buca e scena nel finale secondo non inficia comunque la resa generale e l’attenzione sempre massima verso i giovani cantanti. L’Orchestra Città di Ferrara risponde con professionale entusiasmo. Ben tornito l’accompagnamento al cembalo di Lorenzo Feder.
Sul palco il cast formato dai vincitori del 48° Concorso Toti Dal Monte. Tra gli interpreti si distingue Yulia Gorgula, Contessa sì malinconica, ma assai determinata nel gabbare il marito. La sua linea di canto asseconda la nobiltà del personaggio, creando sfumature e tempi sospesi, oltre a possedere ottima dizione e sublime fraseggio. Francesca Tassinari è Susanna vivace dalla voce salda e dal fraseggio dosato con garbo, capace di raffinate morbidezze espressive. Il basso baritono Davide Giangregorio, apprezzato Masetto in un Don Giovanni veneziano del 2017, ha il ruolo non semplice di Figaro. La voce è sicuramente all’altezza, scura, ma ricca di colori, felicemente coordinata con l’espressività del personaggio. Christian Federici è Conte autoritario, dal timbro considerevole, corretto nel canto e sulla scena. Il Cherubino di Marta Pluda ha margini di miglioramento, seppur in nuce adeguato al contesto, al pari della Marcellina di Francesca Cucuzza che trova qualche asperità nell’aria “Il capro, e la capretta”.
Gli altri ruoli sono affidati ad artisti esterni al Concorso Toti dal Monte. Assai gradevole il Bartolo di Baurzhan Anderzhanon, interpretato e cantato con gusto. Corretto Alfonso Zambuto nel doppio ruolo di Basilio e Don Curzio. Sara Fanin è Barbarina d’indole gaia che risolve degnamente la cavatina della spilla. Spassoso il Giardiniere di Luca Scapin.
Non sempre preciso il Coro Benedetto Marcello, preparato da Francesco Erle.
Pubblico entusiasta tributa calorosi consensi per tutti gli interpreti al termine della recita domenicale.
Il Premio Bellussi Valdobbiadene
Il Premio Bellussi Valdobbiadene, basatosi sulle votazioni espresse dal pubblico durante le due recite dell’opera, è stato consegnato al soprano Yulia Gorgula al termine della replica del 28 ottobre. Il riconoscimento consiste in una borsa di studio che vuole essere di aiuto giovani cantanti a proseguire sulla strada del perfezionamento artistico. Va quindi riconosciuto al pubblico trevigiano un lodevole senso musicale, avendo saputo cogliere, tra questi giovani fiori, il bocciolo più fresco.
Luca Benvenuti