cultura e spettacolo

La Mostra di Venezia, 90 anni di film raccontati in un libro, tra ospiti e proiezioni speciali

Greta Garbo, Clark Gable, James Cagney, John Barrymore, Joan Crawford, René Clair, Lubitsch, Capra, Hawks, King Vidor. Erano moltissimi i divi e i registi che affollavano la terrazza dell’Hotel Excelsior nell’agosto del 1932, invitati d’onore della prima Mostra di arte cinematografica della Biennale di Venezia, con il conte Volpi di Misurata a fare gli onori di casa. Proiezioni all’aperto per 25 mila spettatori al Lido, luogo già in cerca di rilancio turistico. Apertura con Dr. Jekill e Mr. Hyde, primo film italiano fu Gli uomini che mascalzoni di Mario Camerini con Vittorio De Sica che iniziò a costruire il proprio mito sulle note di Parlami d’amore Mariù.

Buon compleanno con un libro

Compie 90 anni quest’anno Biennale Cinema, il primo festival del cinema al mondo — la prossima edizione si terrà dal 31 agosto al 10 settembre con capienza al 100% —, e ieri ha iniziato a festeggiarli proprio con la proiezione in Sala Grande del film di Camerini, girato in esterni alla Fiera di Milano. Preceduto dal doc muto Regen (Pioggia) di Mannus Franken e Joris Ivens. Una storia monumentale, per la prima volta raccontata nel prezioso libro di Gian Piero Brunetta (pubblicato da Biennale con Marsilio) presentato ieri in un convegno. «I 18 mila film presentati a Venezia possono essere considerati un compendio di storia del cinema dall’avvento del sonoro fino alla realtà virtuale», ha osservato il direttore Alberto Barbera che ha condotto i lavori insieme al presidente Roberto Cicutto e al suo predecessore Paolo Baratta.

Un pezzo di storia

Occasione per rievocare i primi anni con i film presentati direttamente dai Paesi partecipanti, dagli Usa all’Urss, la progressiva interferenza della politica — dal fascismo fino al presente — gli scandali a cominciare dal nudo integrale di Hedy Lamar nel 1934, le scelte non sempre condivisibili delle giurie (tra i film restati a bocca asciutta anche Lolita e A qualcuno piace caldo ha ricordato Gianni Canova). Ma, soprattutto, un luogo a «alto potenziale di utopia», per citare Tullio Kezich. Come hanno confermato le attrici invitate. Le nostre Isabella Ferrari, coppa Volpi per Romanzo di un giovane povero di Scola («La prima volta venni con Appuntamento a Liverpool di Marco Tullio Giordana e sul mio nome partirono i fischi. Ma il giorno dopo i critici scrissero: “Non ci crederete ma è brava”»). E Valeria Golino, premiata per Storia d’amore e Per amor vostro. «Una Coppa Volpi troppo presto a 20 anni, una a 50, con tutto quello che era successo, bellezza, fatiche, angherie. Questo festival è un’entità magica piena di promesse che mantiene». Concorda Isabelle Huppert. «Ci sono venuta 19 volte, sono stata premiata due volte. Bello venirci come attrice ma anche cinefila e spettatrice». Tilda Swinton rilancia. «La Mostra è un tappeto volante, lo scrigno magico grazie a cui il cinema crea le connessioni. Un posto che ti aiuta a restare bambino».

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