Vaccini obbligatori nei nidi e materne
Se si parla di morbillo l’Europa è divisa in due: da una parte pochi paesi ancora alle prese con epidemie sostenute, con l’Italia, che ha registrato il quarto morto dall’inizio dell’anno, stabilmente tra i peggiori, e dall’altra molti altri che hanno invece eliminato la malattia. A certificarlo sono i bollettini del ministero della Salute. La quarta vittima del virus è un uomo di 42 anni, immunodepresso e non vaccinato, il cui caso è stato notificato il 20 settembre dalla Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Catania. È il primo decesso di un adulto, che si aggiunge alle due bimbe morte a Roma e al caso, sempre pediatrico, di Monza. Dall’inizio dell’anno, si legge nel bollettino del ministero, si sono registrati in Italia 4.575 casi, per l’88% tra non vaccinati e per il 6% tra vaccinati con una sola dose.
Il 90% dei casi proviene da Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana, Abruzzo, Veneto e Sicilia, e l’età media è di 27 anni, mentre l’incidenza maggiore si è verificata sotto l’anno di età e 300 casi si sono avuti tra gli operatori sanitari. Numeri che ci vedono tra i peggiori d’Europa, con solo la Romania che compete con un numero simile al nostro di casi ma con molti più morti, 18, da settembre 2016. I vaccini sono obbligatori per l’iscrizione agli asili nido e alle scuole materne: il Consiglio di Stato «boccia» il Veneto che aveva sollevato un quesito sull’applicazione della legge 119 e ribadisce che «non ci possono essere ostacoli alla tutela della salute pubblica, che viene garantita solo con l’immunità di gregge con cui si protegge i bambini in una classe».
Con tono pacato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, commenta: «Siamo al quarto decesso di morbillo nel 2017, anche in questo caso la vittima non era vaccinata e proprio oggi è arrivata la sentenza positiva del Consiglio di Stato. È evidente che le due notizie sono strettamente correlate. È sempre importante ricordare che i vaccini sono le uniche armi che abbiamo per combattere virus pericolosissimi», mentre il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, aggiunge: «Il parere del Consiglio di Stato rafforza e consolida la posizione del ministero dell’Istruzione e di quello della Salute: già da quest’anno scolastico è necessario presentare la documentazione che prova l’avvenuta vaccinazione delle bambine e dei bambini per accedere ai servizi educativi per l’infanzia. Si tratta di un obbligo di legge attraverso il quale puntiamo a garantire alle nuove generazioni due importanti diritti costituzionali, quello alla salute e quello all’istruzione».
E Luca Zaia? Persa la battaglia sulla “moratoria” e costretto al secondo dietrofront, il governatore del Veneto ribatte: «Il parere al Consiglio di Stato sulle modalità di applicazione della legge nazionale lo avevamo chiesto noi, quindi ne rispettiamo totalmente le conclusioni. Resta in piedi il nostro ricorso alla Corte Costituzionale sull’obbligatorietà dei vaccini previsto dalla legge 119 e dal Decreto Lorenzin, la cui discussione è fissata il 21 novembre 2017 in udienza pubblica».Sul fronte opposto, il Pd va all’attacco: «Zaia fa solo confusione, ora ritiri l’ennesimo ricorso alla Consulta», scrive su Fb la deputata Lorenza Bonaccorsi.
E Alessandra Moretti ribatte: «Il Consiglio di Stato ha ufficializzato quello che le famiglie venete avevano capito da tempo: la documentazione che attesta l’avvenuta vaccinazione, o la prenotazione, per l’accesso ai nidi e alle materne vale già da quest’anno scolastico. Zaia, che aveva proposto una moratoria biennale sospesa sull’onda delle proteste, nascondendosi prima dietro al Dg Mantoan e poi sull’interpretazione autentica della legge, adesso è servito. Non ci sono più dubbi né scuse», dice la consigliera regionale Pd. Grazie al decreto del governo, nella provincia di Treviso, entro Natale sarà recuperato il 75% di “evasione”: già 900 prenotazioni su 1300 bimbi e ragazzi prima non vaccinati. Con la reintroduzione dell’obbligo sono stati rapidamente raggiunti risultati di copertura vaccinale che la Regione Veneto non ha raggiunto neanche lontanamente in dieci anni di sospensione. Adesso Zaia sia coerente con il parere del Consiglio di Stato: ritiri il ricorso contro il decreto del Governo».
A.C.M.