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La Regione non sborsa i soldi. Casa di riposo senza ospiti

MIRA – «Abbiamo le strutture pronte ad accogliere 140 persone e ci tocca ospitarne per ora solo 28 a causa dei mancati accrediti da parte della Regione». A riportare le proteste delle famiglie di Mira è Paolo Dalla Bella presidente della Cooperativa che ha realizzato la casa di riposo in via Boldani a Mira Porte, costata oltre 13 milioni di euro e 6 anni di lavoro, riaperta solo da 2 mesi.

Senza gli accreditamenti cioè le autorizzazioni della Regione che autorizzano a trattare li ospiti in regime di convenzione con le autorità sanitarie, il costo per le famiglie si aggirerà attorno ai 2. 200 euro al mese di retta. Il complesso sociosanitario comprende due residenze: la prima, “Adele Zara” a ricordo della donna di Oriago che salvò dall’Olocausto la famiglia Levi, accoglierebbe 120 persone anziane, la seconda struttura, denominata “Suor Armanda”, in omaggio alla religiosa che ha dedicato la vita ai bisognosi può ospitare 20 persone disabili gravi.

Le camere da letto sono ristrutturate e moderne: televisione, wi-fi e dispositivi a chiamata individuale. Dentro la struttura ci sono ambienti comuni ampi, sala da pranzo, bagno attrezzato, stanza sensoriale, palestra, giardino e una sala culto. Peccato che per gli anziani della Riviera del Brenta queste strutture siano alla portata solo di famiglie molto benestanti a meno che non venga attivata la convenzione.

Gli operatori sottolineano come siano aperti comunque già ora anche i soggiorni di “sollievo” in cui gli anziani possono essere collocati nel periodo estivo. Ad interessarsi della vicenda comunque è anche il Comune di Mira con l’assessore alle politiche sanitarie Francesco Sacco. «Per il Comune di Mira la casa di riposo in via Boldani è un vanto ma il problema è reale. Nel caso della struttura “Suor Armanda” dedicata ai disabili gravi, l’intero padiglione ora è chiuso. Senza accrediti regionali in convenzione con l’Usl 3 non c’è ospite che può arrivare. Troppo pochi anche quelli nella residenza per anziani. Come Comune e insieme con l’Usl cercheremo di sollecitare gli accrediti visto che in altre province oltre a Venezia, sono distribuiti percentualmente in maniera più numerosa».

A.C.M.

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