In Fvg Debora Serracchiani si rifà il maquilllage per andarsene a Roma
Affari italiani così ha commentato la sua recente apparizione televisiviva nel salotto di Lilli Gruber: “Trucco, piega perfetta e abbronzatura, intenta a sciorinare dati e ricette. Non non stiamo parlando di Daniela Santanché, ma di Debora Serracchiani. Archiviata la frangetta e il look da scolaretta, la 46enne governatrice del Friuli si è presentata a “Otto e mezzo” con un look talmente rinnovato che c’è chi per qualche attimo ha stentato a riconoscerla.
Certo, la parlantina e la competenza erano quelle di sempre, ma la pasionaria del Pd aveva tutto un altro aspetto. Solo merito di un sapiente maquillage? Probabile. Ma i beneinformati parlano anche di una rinascita della Serracchiani, dopo il divorzio avvenuto lo scorso gennaio e l’inizio di una nuova storia d’amore con un uomo più giovane.”
Debora Serracchiani, in un modo o nell’altro, continua quindi ad essere l’assoluta protagonista in questo periodo della scena politica, soprattutto regionale,tanto da creare interesse anche per questi risvolti di carattere più personale, anche se a dire il vero fu lei stessa ad “umanizzare” il suo ruolo allorchè pianse durante una seduta del consiglio regionale in un momento delicato della sua vita in cui si stava separando dal marito.
Per lei allora si scomodarono tutte le principali testate, non solo i quotidiani, con interviste e confessioni da parte sua di tenore più intimistico il cui risultato è stato indubbiamente quello di far passare in secondo piano la fase di difficoltà politica che stava attraversando, caratterizzata da diversi momenti di frizione anche con lo stesso Matteo Renzi al quale ora, caso vuole, è affidato il futuro più prossimo della governatrice che sembra essere quanto mai di matrice romana, quanto più per lei che di romane ha già le origini.
Quella che è stata la “telenovela” di questi ultimi mesi quindi dovrebbe essere ormai prossima al capitolo finale con l’atteso annuncio da parte dell’ex vicesegretaria Dem di lasciare la regione per un seggio sicuro in Parlamento. Manca solo l’annuncio ufficiale ma di fatto è stata lei stessa nei giorni scorsi a farlo capire allorchè, nel corso di una Festa dell’Unità, nel ricordare quanto la sua giunta in questi anni avrebbe realizzato di buono ha aggiunto che “ora c’è bisogno di portare in ambito nazionale questi risultati, con una presenza della nostra regione ancora pià incisiva e più efficace”.
Non sono note le reazioni dei parlamentari Pd che già siedono sui banchi parlamentari, in primis il capogruppo dei deputati Ettore Rosato e il senatore triestino Francesco Russo, ma se è prevedibile che non l’abbiano presa molto bene, è altrettanto certo che lei a Roma, forte dei legami che è riuscita ad intrecciare nei suoi periodici viaggi nella Capitale, non intende fare assolutamente la comparsa, quanto invece ritagliarsi un ruolo di rilievo e sarebbe questo uno dei motivi per i quali non avrebbe ancora sciolto le riserve sulla sua ricandidatura.
D’altro canto non è facile scegliere tra giocarsi le carte nuovamente in regione, con il forte rischio di perdere, e quello di sparigliare i ruoli già definiti in ambito romano, tentando di strappare la promessa di non fare la “peone”, cosa che effettivamente non sarebbe proprio nel suo Dna.
Tutto quindi si dovrebbe decidere ufficialmente nella conferenza programmatica del Pd che si terrà tra il 7 e l’8 ottobre allorchè lo stesso Renzi dovrebbe in quella circostanza dare l’annuncio, facendo venir meno quindi – questo sarebbe il tentativo – la sgradevole sensazione che regna oggi in Fvg ovvero quella di una vera e propria fuga della presidente per evitare possibili magre figure.
E a mettere il dito nella piaga è il solito Gianfranco Moretton che, dopo essersi ormai ritagliato un ruolo di libero opinionista, non ha mancato di prendere di mira la presidente su questo punto sostenendo che “sarebbe stato sicuramente più serio per chi come lei che ha amministrato per la prima volta, presentarsi a giudizio degli elettori e capire realmente se il suo quinquennio è stato positivo o se, piuttosto, come si ritiene, tutt’altro.
Ha invece dimostrato, ancora una volta, la sua supponenza e la sua presunzione, preferendo – sostiene l’ex vicepresidente della giunta Illy – una comoda poltrona romana rispetto ad una ricandidatura che sarebbe stata invece nella logica delle cose, anche se verrebbe quasi da pensare che la sua, più che una scelta personale, potrebbe essere stata determinata dal fatto che in casa Pd più di qualcuno le avrebbe fatto capire che cinque anni suoi bastano e avanzano per il Fvg”.
Opinioni sue, ovviamente, mentre nel centrosinistra è intanto entrata nel vivo la corsa a chi dovrà succederle nella guida della coalizione, con il “toto candidati” che dà sempre in vantaggio l’attuale vicepresidente Sergio Bolzonello, remnziano di ferro, rispetto al suo collega di giunta Cristiano Shaurli, che avrebbe però dalla sua non solo quella di essere udinese quanto anche di godere dell’appoggio della sinistra del Pd che mal vedrebbe, a quanto pare, l’ex sindaco di Pordenone ritenuto troppo centrista.
Ma a scalpitare vi sono anche il rettore Alberto De Toni (l’ateneo udinese del resto è da tempo fucina di figure “utili” alla politica) e anche Furio Honsell che giunto al termine del suo mandato come sindaco di Udine vorrebbe ritagliarsi un ruolo di “federatore” della sinistra, cosa che, a dire il vero, appare tutt’altro che facile, se non altro per le varie anime in cui è diviso questo mondo anche in Fvg.
Nel centrodestra intanto si discute di possibili primarie, ancorchè siano gradite, a quanto pare, unicamente a Sergio Bini, l’imprenditore udinese che con il suo Progetto Fvg vorrebbe tentare la sorte, mettendo in discussione quelle che parevano essere le candidature più solide ovvero quella del segretario leghista Massimiliano Fedriga e, soprattutto, del forzista Riccardo Riccardi che, tra l’altro, lo scorso fine settimana in quel di Fiuggi, alla convention di FI organizzata da Antonio Tajani, ha ottenuto l’ulteriore placet del partito, accompagnato in terra laziale dalla coordinatrice regionale Sandra Savino e dagli “scudieri” goriziani Ettore Romoli e Rodolfo Ziberna.
Sia Fedriga che Riccardi, i quali avrebbero stretto segretamente un “patto di non belligeranza” per non farsi male a vicenda (d’altro canto il primo gradirebbe rimanere a Roma mentre al secondo interesserebbe la poltrona di Piazza Unità), si sono detti indifferenti rispetto all’eventualità delle primarie, sostenendo democristianamente che “prima il programma e poi il candidato”, mentre dalla sua Carnia Renzo Tondo starebbe affilando le armi per buttarsi nella mischia a dispetto di tutto e di tutti, magari ritrovando per strada quel Alessandro Colautti, già sua portavoce quand’era presidente, potrebbe ora fargli da sponda, lasciando la sua appartenenza nel gruppo degli alfaniani e dare quindi una mano all’ex presidente, magari in cambio del sostegno per la sua candidatura a sindaco di Udine.
Avanti perchè c’è posto quindi….e intanto si sa che il 19 maggio sullo Zoncolan arriverà nuovamente il Giro d’Italia e chissà chi per conto della regione saluterà la maglia rosa!
Lucio Leonardelli