Il casello autostradale di San Michele tra chi lo vuole e chi no
S’ha da fare o non s’ha da fare questo nuovo casello, inizialmente “targato” Alvisopoli e ora San Michele al Tagliamento – Bibione ? La domanda potrebbe essere ritenuta superflua, se non altro alla luce di quanto contenuto nel piano finanziario di Autovie Venete, società cui spetta la realizzazione di tale intervento sulla Venezia – Trieste (giustappunto al confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia), dato che l’opera c’era e c’è tuttora, ma se la caliamo sul territorio, considerato che a fronte di un comune come San Michele che lo reclama vi è parallelamente quello di Portogruaro che non ne vuol sapere, tanto superflua sembra non esserlo, anzi.
E di questo s’è discusso poche sere fa in consiglio comunale nella Città del Lemene conseguentemente ad una mozione presentata dal Gruppo Misto (tra cui l’ex Sottosegretario e più volte parlamentare di Forza Italia Paolo Scarpa) con la quale, sostanzialmente, si chiedeva di conoscere la posizione della maggioranza di centrodestra rispetto, appunto, al casello e, nello stesso tempo, si chiedeva di valutare, in uno scenario più ampio riguardante il territorio, adeguati interventi e collegamenti per rendere più fluido soprattutto il traffico in entrata a Portogruaro e quello di accesso alla tangenziale che congiunge la statale 251, successivamente all’uscita dal casello di Portogruaro, con la statale 14 in direzione Bibione.
A dire il vero la posizione dell’attuale amministrazione era in qualche modo già nota e il sindaco Maria Teresa Senatore non ha fatto altro che ribadirla, sostenendo la contrarietà della sua coalizione rispetto al casello, che a suo dire non comporterebbe alcun vantaggio per il comune se non creare potenziali situazioni di difficoltà alle realtà commerciali che oggi ci sono nelle aree adiacenti all’uscita già esistente a Portogruaro, con una disponibilità invece nei confronti di uno studio più articolato in merito alla complessa situazione delle strade esterne all’autostrada.
Senza entrare nel merito del dibattito che c’è stato sulla mozione – che non è stata accolta – è senza dubbio opportuno fare una sorta di cronistoria rispetto a quello che era una sorta di “oggetto del desiderio” e che ora sta invece creando molte discussioni, a volte anche prive di reali e concreti contenuti, ancor più dopo lo studio presentato da una fondazione secondo il quale la realizzazione del casello creerebbe negli anni alcune migliaia di posti di lavoro, ancorchè ciò appaia, per la verità, almeno a chi scrive, fin troppo esagerato.
Andando a ritroso negli anni, l’idea del casello, visto come uscita autostradale per Bibione, nasce a cavallo tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90, quando si ipotizzò un possibile “casello stagionale” che sarebbe rimasto aperto quindi unicamente per la stagione turistica, anche se si trattava di una ipotesi del tutto non percorribile per motivi che sono facilmente intuibili.
Resta il fatto che il casello, previsto in località Alvisopoli, nel comune di Fossalta di Portogruaro, con la bretella di collegamento alla statale 14 da realizzarsi quasi interamente sul territorio d San Michele al Tagliamento, nel ’93 fu inserito in un accordo che la regione Veneto, con l’allora assessore ai lavori pubblici Gaetano Fontana, fece con la regione Friuli Venezia Giulia allorchè aderì all’aumento di capitale che venne attuato per la concessionaria Autovie Veneto, il cui controllo è stato da sempre nelle mani dei friulani.
Due comuni interessati, quindi, per un intervento che avrebbe dovuto coinvolgere Autovie Venete e Anas, con un costo da sempre previsto di alcune decime di milioni, sia di lire che di euro, la cui realizzazione, se da un lato, conti alla mano, non pareva avere un senso stante il fatto che non avrebbe comportato alcun aumento di traffico se non, forse, una “distribuzione” più fluida dello stesso (molteplici sono stati infatti i pareri contrari espressi dai soggetti privati di Autovie Venete, ovvero Gavio prima e Autostrade poi, rispetto all’opera), dall’altro rientrava però nell’attività di carattere “sociale” a favore dei territori interessati, propria di una società pubblica qual’è Autovie (anche se trattasi di SpA a diritto privato).
Un casello però che, ad oggi, si può dire tranquillamente che non ha avuto particolare fortuna e ciò sin da quando, nel 2001, il comune di Fossalta di Portogruaro ne chiese la modifica progettuale affinchè l’infrastruttura fosse realizzata unicamente sul territorio di San Michele al Tagliamento (cosa che poi la concessionaria fece), per arrivare poi, alcuni dopo, alla decisione di Anas di “cassarlo” dal piano finanziario di Autovie (dove il casello era previsto sin dalla prima stesura del documento, datata 1997) in quanto ritenuto “non utile”, anche alla luce del nuovo casello di Latisana – Lignano che era in fase di completamento, attraverso il quale, secondo la società delle strade, si sarebbe potuto dirottare il traffico da e per Bibione, utilizzando, se del caso, anche strade provinciali minori che, a detta di Anas, si sarebbero potute ampliare.
Fu grazie all’allora direttore generale della SpA Riccardo Riccardi e al Cda, oltre che ad un’azione efficace dell’allora assessore regionale veneto alle infrastrutture Renato Chisso, che la decisione di Anas fu confutata in maniera precisa al punto che venne completamente rovesciata e il casello fu reinserito nel piano finanziario, per poi essere compreso nelle opere collaterali alla terza corsia della A4, come, di fatto, lo è tuttora, con la prescrizione del Cipe, previa la richiesta preventiva fatta da Autovie Venete, di denominarlo non più “casello di Alvisopoli” ma “casello di San Michele-Bibione”, come del resto lo si evince anche dal progetto definitivo della società.
A questo punto, quindi, parrebbe tutto a posto, almeno stando alle carte, però, di fatto, non è proprio così, e per vari motivi.
Innanzitutto la bretella di collegamento dall’uscita del casello, ovvero dalla provinciale 73 a San Michele al Tagliamento, non c’è più ed è stata “tagliata” in occasione delle spending review del piano finanziario attuata da Autovie su indicazione della presidente del Fvg Debora Serracchiani, per cui manca l’accesso alla statale 14 di cui dovrebbe farsene carico necessariamente qualcuno che non sia la concessionaria, nella fattispecie, in primis, la regione Veneto, con una spesa quantificabile attorno ai 40 milioni di euro (in aggiunta ai circa 30 previsti per il casello) la quale non sembra proprio nelle condizioni, e nella voglia, di mettere tale cifra.
Secondariamente, rispetto a quando è stato concepito il progetto, sono cambiati i tempi e anche lo scenario infrastrutturale va a modificarsi tant’è che una volta completata la Pedemontana Veneta, con il traffico che, attraverso la A27 Treviso – Belluno, arriverà a Portogruaro percorrendo la A28 da Conegliano, diventa difficile pensare ad un ulteriore casello a pagamento in un tratto decisamente breve da Cordignano fino a Latisana, dove vi sarebbero appunto quattro punti a pedaggio.
Il problema più grosso però è il futuro di Autovie Venete e della ipotetica Newco che dovrebbe subentrare nella gestione della concessione, a partire al massimo dal 2019, della quale farebbero parte le due regioni, Veneto e Fvg, e l’Anas, con una possibile quota di circa il 42% e, soprattutto, il controllo della società attraverso la figura dell’amministratore delegato, tenendo pure conto che la stessa Anas dovrebbe sborsare i quattrini necessari per dare il via alla nuova società.
A questo punto diventa veramente difficile pensare che se il casello non andava bene ad Anas nel 2003 possa andarle bene tre lustri più tardi, considerando comunque che l’opera è calendarizzata dopo il 2025!!!!!
Nell’ipotesi migliore quindi è che il casello possa anche essere fatto, ma non prima di quella data, anzi forse addirittura più avanti, magari con una spesa ridotta (anche se pare che l’attuale presidente e ad di Autovie Maurizio Castagna abbia previsto rispetto alla cifra del piano altri 10 milioni), mentre nell’ipotesi peggiore è che Anas ponga il veto e che, quindi, non se ne faccia più nulla.
Difficile dire cosa realmente accadrà, ma di certo sembra alquanto poco probabile ormai che si possa arrivare ad una effettiva e concreta realizzazione, salvo che il territorio non faccia seriamente la voce grossa, possibilmente anche attraverso la regione Veneto, anche se in base ad indiscrezioni, peraltro non confermate, parrebbe che Luca Zaia il casello di San Michele lo abbia già dato per “estinto”, con buona pace quindi di chi ci spera ancora.
D’altro canto, come si suol dire, non si può vivere una favola se ti manca il coraggio di entrare nel bosco!
Lucio Leonardelli