I Racconti Crestati Di Riccardo Boccardi
Non ho dubbi in proposito: in futuro sentirete molto parlare di Riccardo Boccardi, autore di micro racconti in 500 caratteri raccolti sotto il nome di “Racconti Crestati”. Non so di preciso che cosa faccia nella vita ma so che Riccardo è laureato in Scienze Naturali, così non mi stupisco quando leggo la sua autobiografia decisamente “organic”:
“Essendo questa una sincera autobiografia posso affermare con genuina naturalezza di essere nato sotto un cavolo cappuccio non geneticamente modificato. Curato e vezzeggiato sin dal germe della vita e cresciuto nel pieno rispetto dei cicli naturali. La brassica intendo. Quanto a me, il suo frutto, ho radici sincere. Buone. Negli anni non ho temuto le tempeste del vivere né la malastagione. Mi sono sempre difeso quasi sviluppando spine per poi sbocciare al meglio durante la mia primavera. Come tutti, prima di trovare la vera amicizia, sono stato infastidito da numerosi parassiti, ma si sa, capita durante la crescita. La chimica si è fatta sentire nell’adolescenza, non posso negarlo, ma gli ambienti insalubri non mi hanno appestato, né sono stato inquinato da processi innaturali. Di carattere agreste ho coltivato interessi pratici, sodi come della buona terra odorosa. Infine, secondo la breve filiera del viaggio, è arrivato l’amore, il nocciolo puro della mia essenza. Al momento inizio ad appassire, è risaputo che noi animi veraci tendiamo a rovinarci con palese velocità. Prima di ammuffire comunque c’è ancora mercato. Questo è il succo. Ah, dimenticavo il mio colore preferito è il verde”.
I “Racconti Crestati”, dicevo… per capire che cosa sono attingo ancora a piene mani dal suo sito internet: “Storie lillipuziane da gustare in pochi respiri. Racconti minimi dal grottesco al noir. Narrativa in pillole per lettori voraci costretti a regime librodietetico. Questo sono i Racconti Crestati, microromanzi in poco più di 500 caratteri. Tutti nascono dalla voglia di comprimere storie e personaggi per poi lasciar deflagrare una narrazione bizzarra o paradossale. Surreale, tragicomico, assurdo sono spesso la base di bislacchi casi d’uccisioni, omicidi, incidenti dove la morte è sempre esorcizzata fino a strappare un sorriso. Così anche il meraviglioso o la dimensione onirica sono egualmente argomento delle nanovicende, per indagare l’amore e la passione. Nel gioco della sintesi e dell’ellissi il tempo narrativo si contrae, lasciando poco più dell’essenza della fabula. Nati per una veloce e quotidiana comunicazione sui social, trovano qui un luogo più calmo, dove i protagonisti delle vicende possono appagare la loro sete d’esistenza”.
Ecco di seguito alcuni esempi di Racconti Crestati e una breve intervista al loro autore…
Il capitombolo
Non capivo cosa ci fosse di tanto divertente. Ero appena scivolata sugli odiati tacchi da colloquio prendendomi una bella storta e quel panzone si stava sbellicando. Seduto sulla pensilina del tram non si era nemmeno degnato di chiedermi se avessi bisogno d’aiuto. Se ne stava là sganasciandosi in un concerto di singulti, stringendo l’immane grembo. Piegato in due a lacrimare non sentiva il mio sguardo d’odio assoluto trapassarlo. Poi d’un tratto strabuzzò gli occhi mentre l’enorme addome iniziava a fessurarsi sin quando si lacerò. Incredulo cadde a terra eviscerato. Aveva riso a crepapelle il bastardo. Lo marchiai in piena fronte coi miei trampoli e me ne andai zoppicando.
Salsedine
Nei mesi, era riuscito con fatica ad addomesticare un vecchio gabbiano. Ogni sera si posava sulla lavatrice scassata dello stretto balcone e là riposava. Il triste appartamento di periferia sembrava meno vuoto con quello stolido pennuto. Ambedue attempati e solitari combattenti, si guardavano soltanto, riconoscendosi. Non più di quello e così tanto al contempo. Un becco arancio, un naso camuso. Pupille a spillo, occhi acquosi. Una cresta, tre capelli leccati. Quando l’uccello morì scomparvero anche i sogni di mare dell’anziano vedovo. Non fu più capitano, bucaniere o mozzo, gli oceani si prosciugarono e le palme avvizzirono. Perse i tesori ed anche l’amico.
Cerbero
Adorava la sconfinata solitudine del faro. Aveva scelto quella vita da romanzo per una profonda misantropia. Detestava i suoi simili, che poi tanto simili non erano. Là circondato dall’oceano percepiva alla radio solo le voci gracchianti del mondo. Bastavano i rifornimenti mensili di cibo, libri e buona musica. La sua passione era però il concerto delle onde nelle notti di tempesta. I flutti giganteschi s’infrangevano sulla torre facendo tremare l’intera struttura. Così durante le burrasche lui saliva sulla lanterna e cantava assieme ai marosi la stessa potente sinfonia. Le creste spumose gli sfioravano il viso delicate. Erano le carezze che il mare tributava all’ultimo guardiano.
La domanda è inevitabile: cosa fai nella vita per guadagnarti il fatidico tozzo di pane? “Avrei potuto ingannarti dicendo astronauta (#astroriccardo) ma odio volare, figuriamoci galleggiare in assenza di peso sulla ISS. In realtà sono un amministrativo per buona parte del tempo e un grafico editoriale nel restante. Un microscrittore da qualche mese”.
Come e quando ti è venuta l’idea di scrivere dei micro racconti? “Adoro la sintesi estrema dei piccoli haiku giapponesi. Hanno tutto il trasposto d’intere esistenze. I Racconti Crestati sono prolissi e pomposi componimenti occidentali adatti alla lettura dei social. Ecco, dopo queste falsità dico francamente che non riesco a scrivere più di cinquecento caratteri prima di annoiarmi”.
La canizza
Ero seduto nella sala d’attesa del pronto soccorso con una caviglia dolorante quando giunse un ometto barbuto. Mi guardò in cagnesco e cominciò ad abbaiare come uno schnauzer. Pensai che fosse in preda ad una crisi nervosa allorché ululando chiese all’infermiere un forte antidolorifico per la coda. Impaurito mi tenni a distanza dal nanerottolo che digrignava i denti tentando di mordere. A sorpresa un chirurgo estrasse rapido dal camice un osso che lanciò per distrarlo. Quattro inservienti lo bloccarono con museruola e guinzaglio. In seguito venni a sapere che il poveretto aveva rimosso da poco l’appendice vestigiale. Adesso era afflitto da sindrome d’arto fantasma. Soffriva come un cane.
Il maragià
Poteva essere scambiato facilmente per un facoltoso principe indiano. Passeggiava nel parco cittadino in sandali e veste lucente indossando un superbo turbante scarlatto. Sotto l’ombra dei tigli profumati contemplava altezzoso la vita dintorno. Si atteneva al personaggio in maniera maniacale, accarezzando i grandi baffi imperiali. Perfetti gesti, sguardi e lussi. Quando al ristorante gli fu servita un’imponente bistecca il cameriere fece presente che per gli indù le vacche erano ritenute sacre. Lui lo guardò interrogativo. Svolse il copricapo e ne fece un fazzoletto che annodò al collo. Calzò un cappello da cowboy e divorò la succulenta costata. Era un trasformista eccezionale.
Eliotropismo
Ero esausta. Mio marito non poteva avere una crisi di mezza età come tutti gli uomini di questo mondo? Comprarsi una macchina nuova o addirittura farsi un’amante sarebbe stata meglio! No, era caduto in depressione convincendosi di essere un girasole. Passava le giornate in giardino, sulla sedia di vimini, con una coperta a scacchi blu e neri sulle ginocchia, ruotando ogni cinque minuti. Seguiva ostinato il tragitto dell’astro, persuaso di trarne giovamento. Dalla finestra osservavo quello che era stato un consorte amorevole girare come un carillon scarico. Sfibrata attesi l’estate poi gli afferrai la testa riarsa e strizzai. Dalla spremitura produssi due litri di ottimo olio di semi.
Domanda banale: dove trovi l’ispirazione e come nasce tecnicamente un Racconto Crestato? “Dipende. Può partire tutto da una parola, un personaggio o l’esasperazione di una situazione vissuta. Spesso sono i suoni delle parole, il loro potere evocativo a strutturare la storia. Altre volte sono piccoli omaggi che faccio agli amici illustratori. Solitamente la nanostoria evolve dal finale poiché in così poco spazio narrativo la chiusa deve essere spiazzante o quantomeno incisiva”.
Il patto
Dopo cinquant’anni si erano incrociati per caso in un bistrò del centro. Mezzo secolo aveva indugiato sui loro volti ma le voci erano quelle di un’antica estate di villeggiatura. Era stata lei a riconoscerlo sotto il panama e gli spessi occhiali da vista mentre lui aveva faticato nel capire chi avesse di fronte. Poi era giunto improvviso il ricordo di pini resinosi, mormorio di risacca e la tenera corte alla ragazza con gli occhi di felce. Sentì invaderlo un sentimento lontano e potente legato a promesse d’eternità ormai dimenticate da tempo. L’anziana donna aveva invece rinnovato i romantici giuramenti d’amore ogni giorno della propria vita. Sorridendo disse il suo nome e lo baciò sulla guancia.
Il fastidio
Ma da dove veniva quel ticchettio? Nel buio, seduto sul letto, tentava di capire cosa fosse. Lei si era subito addormentata soddisfatta dell’infuocata ora d’amore, mentre lui si lambiccava sulla fonte di quel rumore irritante. Forse il comodino amplificava il meccanismo del suo orologio? No, aveva provato più volte a sollevarlo senza risultato. Il tic-tac continuava esasperante. Mentalmente pensò a pendole, metronomi e persino alle bombe dei telefilm. Infine si sdraiò rassegnato. Quando la deflagrazione li schiacciò al soffitto intuì radioso che l’ultima sua ipotesi risultava corretta. Non era stata una grande idea spassarsela con l’avvenente signora dell’artificiere.
L’elemento surreale è molto presente nei tuoi racconti e i tuoi personaggi vivono spesso (e altrettanto spesso ne sono vittime) realtà ingannevoli. Gigi Marzullo ti chiederebbe: la vita è surreale o l’irrazionale aiuta a vivere meglio? “Quando Gigi mi pose una domanda molto simile risposi sorridendo e non dissi altro. Ero ipnotizzato dalla sua zazzera e dagli occhiali oltremisura. Qui mi permetto di argomentare: Il surreale è per molti il quotidiano per altri l’auspicabile. Io trovo il magico e l’irrazionale ad una sola piega di distanza dalla nostra dimensione. Ecco così avrei dovuto replicare a Marzullo, confondendolo”.
Quali sono i tuoi progetti futuri e le tue aspettative legate ai Crestati? “Si tratta di un progetto in divenire, nato da poche centinaia di parole. Adesso si sono aggiunte le letture di famosi scrittori italiani, attori e doppiatori oltre ad un’innumerevole quantità d’illustrazioni. Invito i lettori a visitare il sito racconticrestati.com per poter fruire di tutto questo materiale affascinante e di altro livello artistico. Magari a breve qualche editore vorrà aiutare uno scrittore bisognoso… vedremo. Per ascoltare le letture basta cliccare qui: http://racconticrestati.com/Letture/ “.
La graticola
Di prima mattina giunse in spiaggia un crucco monumentale. Doveva essere appena arrivato al campeggio dopo una notte filata di viaggio. Bianco come un latticino, oltre a sandali e costume, era corredato solo di un misero asciugamano che stese sulla sabbia. Sfoggiava un’enorme schiena, testa incassata e ispidi baffi rossicci. Si distese addormentandosi all’istante. Dopo ore sotto il sole agostano la sua pelle aveva raggiunto la tonalità del rosso cardinale. Fiammeggiava e sulla spiaggia si era diffuso un piacevole odore di gamberone grigliato. All’ora di pranzo, quando tutti gli occhi dei bagnanti si volsero verso di lui, non ebbe modo di difendersi. Fu divorato cosparso di limone.
La sorpresa
Sotto il cappello di lana blu i suoi capelli puzzavano di nafta e cherosene. Dopo un anno come meccanico a bordo del mercantile finalmente l’avrebbe riabbracciata. I giorni senza quel limpido sorriso lo avevano adombrato ma adesso possedeva il denaro per sposarla. La notte in cuccetta, quando l’oceano ruggiva, pensava alla miriade di storie che le avrebbe raccontato. Ad ogni scalo c’erano stati luoghi e personaggi incredibili. Quando la vide in piedi sul molo, infagottata contro il vento, non capì bene. Si avvicinò correndo. Lei sorrise mentre gli mostrava orgogliosa per la prima volta loro figlio. Lui si tuffò in quei piccoli occhi neri e capì di non aver mai viaggiato tanto lontano.
Stai coinvolgendo un gran numero di illustratori… di cosa si tratta? “Il piacere più grande che traggo dai tantissimi omaggi è vedere come occhi, mani e cuori diversi dal mio interpretano e rendono visibile secondo il proprio stile e vissuto quello che io appena accenno nei racconti. Spesso ne scaturisce altro, visioni distanti dalla mia, immagini vibranti d’altrove di cui sono stato la scintilla. Bellissimo. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato al progetto o vorranno avvicinarvisi. La galleria dei disegni si può vedere qui: http://racconticrestati.com/Tavole/”
Non solo disegni; nella sezione LETTURE del tuo sito si possono ascoltare anche dei file audio in cui doppiatori di fama recitano i tuoi Crestati… (cliccare qui: http://racconticrestati.com/Letture/) “Certo, faccio le cose per bene, io! scherzi a parte questa iniziativa è quella di cui vado più fiero. Direi che ne sono addirittura orgoglioso!”
Per chiudere ho lanciato a Riccardo una piccola sfida, quella cioè di realizzare un Crestato su misura per il Sestante per il quale io realizzerò una illustrazione e questo è il risultato: La rotta:
La rotta
Era un vecchio marinaio indomabile, di quelli coi tatuaggi bluastri ormai sbiaditi sugli avambracci abbronzati. Sdraiato da mesi in cuccetta teneva lo sguardo fisso all’orizzonte, come se governasse ancora un vascello da sottocoperta. Pur non ricordando il cibo dell’ultimo pasto, si nutriva dei vividi ricordi di gioventù, saziato da volti, incontri e amori smarriti. Ogni notte estraeva da una custodia di cuoio un sestante d’ottone e traguardava con precisione le luci lontane che scorgeva oltre i vetri, fin quando la debolezza lo sovrastava. I medici lasciavano correre, riponendo lo strumento sotto il letto d’ospedale. Sapevano che l’anziano navigante preparava la sua ultima traversata.
Luca Pozza