Buon San Martino, anche quest’anno l’Oca trionfa
Questa settimana il Sestante esce nel giorno di San Martino, il militare a cavallo che donò un pezzo del suo mantello al povero. E anche alla vigilia della Fiera de l’Oca di Mirano, che proietterà per due giorni il centro storico indietro di un secolo, agli inizi del Novecento, con la piazza trasformata in un angolo di Belle Époque. C’è un po’ di Francia e un po’ di tradizione locale in quella che è la manifestazione più nota di Mirano in Italia e perfino nel mondo, soprattutto dopo la scorsa estate, quando una delegazione della Pro Loco e del Comune è stata invitata, unica in Italia e tra le sole 14 da tutto il mondo, a partecipare ai festeggiamenti per i 1700 anni della nascita di San Martino, a Tours, nella Loira francese. Forte di questo incontro e di un’esperienza unica, la Pro Loco torna in campo questo weekend per allestire una fiera che più di ogni altra volta guarderà ai piccoli: tra i figuranti, il mercatino dell’oca e i tradizionali allestimenti d’epoca, la novità è infatti l’Oca-park, un luna park con i giochi di una volta, dai baracconi, alla pesca delle ochette, dai barattoli da colpire a pallate, ai fucili con elastici, oltre all’immancabile gioco dell’oca per bambini, i burattini e il circo. Si comincia già domani, sabato, alle 15.30, fino a sera, per riaprire domenica alle 9.30. E sempre domenica, alle 15, torna il celebre Zogo de l’Oca tra le sei squadre di capoluogo e frazioni sulle 63 caselle giganti del gioco disegnato da Carlo Preti e posizionate attorno all’ovale della piazza. Protagonisti, anche in questo caso, i “zoghi de ‘na volta” in una sfida, accompagnata dalla colonna sonora della Filarmonica di Mirano diretta dal maestro Stefano Corrò, che ricorda molto i “Giochi senza frontiere” televisivi di qualche anno fa. Ordine di partenza come sempre stabilito alla cuccagna, “sull’albero” di piazza Martiri, a partire dalle 11. Ma la Fiera de l’Oca è anche uno straordinario strumento per misurare le potenzialità turistiche e ricettive di Mirano, che in questi giorni vede aumentare esponenzialmente l’indotto portato da chi, amante delle tradizioni e curioso di assistere a un gioco da tavola a grandezza naturale (un po’ come gli scacchi di Marostica), prende d’assalto alberghi, ristoranti e negozi della città, facendo la fortuna degli operatori. Anche perché l’oca si è rivelata in questi anni soprattutto una formidabile riscoperta gastronomica: forte del detto “Chi no magna l’oca a San Martin no fa el beco de un quatrin”, tra scaramanzia e arte culinaria, i miranesi hanno imbandito la loro tavola di San Martino con l’oca in tutte le salse e perfino i tradizionali dolci di pastafrolla del periodo a forma di cavallo hanno assunto le sembianze del simpatico pennuto. Domenica è immancabile la sosta nei ristoranti miranesi e anche l’osteria dell’oca allestita in piazza servirà a mezzogiorno risotto e ravioli a base d’oca. Al palmipede è dedicata anche una cena interreligiosa dal grande valore simbolico, che si terrà giovedì prossimo nella parrocchia di San Leopoldo Mandic: a tavola un sacerdote cattolico, don Giorgio Scatto, priore della Comunità monastica di Marango, l’imam islamico di Venezia Hamad Mahammad e il vice rabbino di Venezia Avraham Dayan, in rappresentanza della religione ebraica. Parleranno di misericordia dopo aver mangiato l’oca, che è anche cibo kosher (ebraico) e halal (musulmano), uno dei pochi a unire le tre grandi religioni monoteiste del Mediterraneo. Almeno a tavola.
di Filippo De Gaspari