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NordEst in ginocchio ma con la voglia di rialzarsi

Soldi per gestire l’emergenza e per attuare interventi volti a prevenire i disastri naturali. Ma anche uno sfoltimento della burocrazia. Così il ministro pentastellato delle Infrastrutture Danilo Toninelli che ieri mattina ha visitato prima il Comelico, nel bellunese, e poi la Carnia, in Friuli Venezia Giulia. Una visita, prima della tappa lagunare a Venezia, per vedere con i propri occhi i danni provocati dal maltempo in montagna, per ascoltare le istanze dei sindaci e anche per dare un sostanziale via libera a una nuova opera che interesserà il Cadore: la realizzazione della galleria Coltrondo a Santo Stefano di Cadore che permetterà, in caso di frane, di non isolare l’intera vallata. «Ho già il dossier sul tavolo», ha detto il ministro.

La visita bellunese è stata organizzata dal deputato pentastellato Federico D’Incà con il prefetto Francesco Esposito, coinvolgendo i sindaci di Santo Stefano di Cadore Alessandra Buzzo, di San Pietro di Cadore Elisabetta Casanova e di Auronzo Tatiana Pais Becher, oltre che il presidente della Provincia Roberto Padrin. Non la Regione Veneto perché, ha spiegato D’Incà, l’incontro avrebbe riguardato opere statali. Con il ministro c’era il presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani, che ha confermato che per la nuova galleria di Coltrondo è iniziata la progettazione: «A febbraio verrà avviato il provvedimento della Via, verso l’estate si dovrebbe andare in Conferenza dei servizi». Il punto è che bisogna trovare i fondi. Che c’erano – 55 milioni su un totale di 70 – ma che lo stesso Armani, nell’ambito del piano di interventi per i Mondiali di sci del 2021, ha dirottato su altri interventi. «Per carità, utilissimi, tutti necessari alle nostre zone, ma a noi serve quella galleria», ha detto il sindaco Buzzo.

Quanto ai danni provocati dal maltempo, Toninelli ha confermato che «nei prossimi giorni, come annunciato dal premier Conte, ci sarà un Consiglio dei ministri straordinario che avrà la funzione di decretare lo stato di emergenza per le tante località che hanno subito enormi danni. La decretazione dello stato di emergenza è fondamentale per sbloccare le prime risorse che ci sono all’interno del dipartimento della Protezione civile e per mettere in sicurezza il territorio».

«Se adesso è in ginocchio, la montagna riuscirà a rialzarsi ma certe vallate per avere un futuro hanno bisogno di interventi strutturali. Comprese nuove strade». È quanto il presidente della Provincia di Belluno ha esposto al ministro alle Infrastrutture: «Gli interventi annunciati dal Governo sono fondamentali – ha detto Padrin – Ma bisogna trovare anche soluzioni alternative. E per questa zona del Veneto l’unica soluzione è una nuova viabilità, serve uno sbocco a nord». Una strada – autostrada, superstrada, è tutto da vedere – che da Longarone e attraverso il Comelico porti in Austria.

Intanto la Regione Veneto ha ricordato che il piano per la messa in sicurezza idrogeologica del Veneto, commissionato nel 2010 dopo l’alluvione di Vicenza al professor Luigi D’Alpaos dell’Università di Padova, prevede 681 opere, per un costo totale di 2 miliardi 607 milioni 434 mila euro. Ad oggi, complessivamente sono infatti stati attuati oltre 650 interventi, per un importo di quasi 400 milioni di euro. La sicurezza idrogeologica, ha detto il governatore Luca Zaia, «è una di quelle partite che giocheremo senza cedimenti al tavolo sull’autonomia del Veneto con lo Stato, perché la messa in sicurezza del territorio è un valore irrinunciabile, che diventa un diritto quando, come il Veneto, si sarebbe in grado di arrangiarsi. Basti pensare che l’intero valore del Piano D’Alpaos costituisce meno di un sesto dell’intero ammontare del residuo fiscale attivo (quasi 15 miliardi e mezzo) che ogni anno va a Roma senza tornare nemmeno in piccola parte sul territorio abitato da chi quelle tasse le paga».

C.C. 

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