Stefani lancia la sfida all’autonomia
Pochi giorni fa il Consiglio dei ministri si è riunito e sul tavolo è piombata la bozza dell’intesa sull’autonomia del Veneto. Una forzatura, visto che è dal 2 ottobre che la stessa bozza è nelle mani del premier Giuseppe Conte e i ministri pentastellati non hanno ancora detto cos’è che non va. O una sfida? «L’intesa la deve firmare il presidente Conte, diciamo che è un invito a dare il placet», dice la leghista Erika Stefani. È proprio il ministro agli Affari regionali e all’Autonomia a dare l’annuncio: «Presenterò in Consiglio dei ministri la bozza dell’intesa sull’autonomia». E a quel punto, visto che da mesi fanno muro di gomma, i colleghi del M5s dovranno dire perché bloccano la partita.
Perché la scelta, come sottolinea la stessa Stefani, è esclusivamente «politica». «Il contratto di governo tra Lega e M5s è chiaro: l’autonomia si fa – dice il ministro – E la Costituzione è ancora più chiara: tutto l’Ambiente, tutta l’Istruzione possono essere trasferite alle Regioni, anche se le Regioni hanno voluto declinare queste competenze caso per caso». E allora perché la partita si è arenata? Perché, appunto, è una partita politica. E a porre un freno è stato il M5s. Nel racconto del ministro Stefani è andata così: «Sono stati fatti dei tavoli tecnici con i ministeri di riferimento per elaborare i testi». Una volta trovata la quadra è stata preparata la bozza dell’intesa, presentata al premier 49 giorni fa. «Ma alcuni ministeri hanno chiesto approfondimenti e valutazioni», dice Stefani.
Quali ministeri? Stefani li elenca: «Sanità, Ambiente, Infrastrutture, Giustizia, Sviluppo economico, Lavoro». Cioè i dicasteri di Giulia Grillo, Sergio Costa, Danilo Toninelli, Alfonso Bonafede, Luigi Di Maio. Tutti grillini. E che obiezioni hanno posto? Cos’hanno chiesto? Ecco, non hanno chiesto niente. Semplicemente, non hanno detto sì. «Devono fare una scelta politica», dice Stefani. Ma ad esempio sulla sanità che tipo di valutazione è stata fatta dal ministero? «Non ho controproposte per la sanità in Veneto». E quindi? «È una trattativa, questa è delicata». Ma si chiuderà la partita o no? È a questo punto che la vicentina Stefani cita il contratto di governo e la Costituzione. «Lo dico ai miei colleghi del M5s, che sono i primi a parlare di consultazioni popolari: in Veneto e in Lombardia c’è stata un referendum partecipatissimo dall’esito chiarissimo. Sono sicura che i miei colleghi condivideranno». E scandisce: «I tempi sono maturi».
Di autonomia il ministro Stefani aveva parlato anche a Milano all’incontro di Idn 2018: il dossier sulle autonomie – ha detto – sarà sul tavolo del consiglio dei ministri entro la fine dell’autunno, «basta che i cinque stelle lo votino». «Presenterò la bozza in Cdm domani. È un invito a dare il placet». Poi, in un post su Facebook: «La bozza di intesa per l’autonomia ce l’ho in mano e la portiamo in Consiglio dei ministri. L’autonomia differenziata è la ricetta vincente per superare molte delle criticità del Paese. Dobbiamo dare la possibilità ai governatori di lavorare sugli ambiti che sanno meglio gestire».
Sul tema è intervenuto anche il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, che, nella girandola di date via via annunciate, ha confermato quella autunnale: «Entro l’autunno mi ero impegnato a fare il primo passaggio in Consiglio dei ministri sull’autonomia. Manca un mesetto alla fine dell’autunno quindi contiamo di rispettare anche questo impegno come tanti altri».
Al che il governatore Luca Zaia: «Grazie al vicepremier Matteo Salvini per aver ancora maggiormente dimostrato la volontà di questo governo di portare avanti la partita dell’autonomia. I veneti sono andati ad una consultazione referendaria su questo tema e ora aspettano con ansia di vedere il giorno in cui le aspettative espresse con il loro voto troveranno finalmente applicazione».
Per gentile concessione di La7
E.P.