politica

Autonomia entro Natale

Prima ancora dell’endorsement di Matteo Salvini e di Luigi Di Maio, il governatore Luca Zaia aveva ricevuto l’assicurazione dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che l’accordo sull’autonomia si sarebbe concluso entro la fine dell’anno. Lo ha rivelato lo stesso presidente a margine dell’inaugurazione a Longarone della Mostra internazionale del Gelato. Tra una coppa e un cono (al tiramisù), Zaia ha ammesso di essere stato rassicurato dal premier ancora a novembre, al tempo dell’emergenza maltempo.

«Ho parlato col Conte nei giorni della catastrofe. Abbiamo avuto modo si soffermarci, in quell’occasione, anche su questa partita che riguarda l’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione», racconta Zaia. «Lui non ha assolutamente opposto questioni di opportunità o di complessità sull’autonomia del Veneto, non ha sollevato dubbi. Mi ha semplicemente riferito che il dossier stava facendo il giro dei ministeri. Giro che evidentemente sta per finire se Salvini, prima, e Di Maio, poi, hanno assicurato che il percorso sarà concluso entro il tempo utile del 31 dicembre».

Le riserve dei ministri pentastellati sono finite in archivio? Evidentemente sì, risponde il governatore della Lega, se a Treviso Luigi Di Maio, capo politico del M5S, ha detto esplicitamente che l’autonomia al Veneto arriverà entro Natale. «Questa svolta che spalanca le porte al federalismo chiesta da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna è nell’azione dei due partiti che ci governano e poi è inserita nel contratto di governo ed è stata approvata nel Def. Ora rientra nelle dichiarazioni ufficiali leader dei 5 stelle, oltre che di Salvini. Che cosa si può volere di più?» ribatte Zaia.

Attenzione, però: sotto l’albero di Natale il Veneto troverà il via libera dell’esecutivo con la firma dell’intesa tra Conte e Zaia, ma non quella del Parlamento. «Che importanza ha? Il voto parlamentare arriverà dopo. Intanto è strategico portare a casa questo accordo. Noi abbiamo un limite che è quello del 31 dicembre. Conte ha il nostro progetto, 23 materie; il presidente del Consiglio sa che può scrivere una pagina di storia unica del Paese e dare la risposta ai Veneti che altri non hanno dato. È fondamentale che entro il 31 dicembre l’intesa sia firmata, come ho sollecitato con la lettera sottoscritta anche dai colleghi presidenti della Lombardia e dell’Emilia Romagna».

E’ un’ipoteca imprescindibile anche per il Parlamento. «Non confermare l’accordo» mette le mani avanti Zaia, «vorrebbe dire, da parte del Parlamento, sfiduciare il Governo. Immagino che questo non accadrà». Nel caso si verificasse sarebbe crisi immediata dell’intesa gialloverde. Il governatore lo ha ribadito in un contesto in cui tutti i sindaci, a cominciare da Roberto Padrin, presidente della Provincia, attendono la Regione al varco per la conseguente autonomia del Bellunese.

Le difficoltà sono riconosciute e c’è preoccupazione. Come quella espressa dal movimento autonomista Bard: «Se l’autonomia del Veneto ha questo percorso tutt’altro che facile, cosa potrà essere quello della Provincia di Belluno, che elettoralmente non conta nulla?». Anche Zaia, bisogna ammetterlo, è pensieroso. E ieri lo ha evidenziato. Ma, intanto, rilancia. Con l’autonomia, ad esempio, si potrebbero riaprire importanti prospettive infrastrutturali, come il prolungamento dell’autostrada Venezia Monaco, oggi interrotta a Pian di Vedoia. «E’ un nodo che affronteremo. E lo faremo con il mondo ambientalista». Incalzano le Olimpiadi, dopo i Mondiali di sci. E il maltempo ha posto nuove esigenze, il treno delle Dolomiti è di là da venire. «Il vecchio tracciato autostradale prevede un percorso di 213 km. Con la velocità di oggi questa percorrenza la si coprirebbe in un’ora e mezza. Pensare di andare da Belluno a Monaco in un’ora e mezza sarebbe un bel successo. Dobbiamo confrontarci con tutti, trovando una soluzione». Magari con le risorse dell’autonomia.

Ma se a Roma tutto sembra andare bene, i gialloverdi sono testa contro testa a Venezia. Sul versante dell’autonomia, in consiglio regionale volano pietre tra Lega e 5 Stelle. All’allusione di Luca Zaia, che in apertura aveva auspicato un sostegno «coerente e concreto» da parte del vicepremier Di Maio, è lesto a replicare il grillino Jacopo Berti: «La nostra delegazione di governo garantisce l’appoggio convinto e leale alla riforma autonomista, semmai c’è da chiedersi cosa stia combinando il ministro Stefani, il cui unico compito consiste nello spianare la strada al provvedimento».

Parole accolte con stizza dal capogruppo leghista: «Denuncio le bugie di Berti in tema di autonomia, le sue accuse sono insensate», insorge Nicola Finco «il ministro Stefani da tempo è al lavoro per garantire al Veneto l’autonomia ma in sede di confronto sul decreto sono proprio i sei ministeri guidati da esponenti dei 5 Stelle, e in primis quello della Sanità, a ritardare l’iter, negando le osservazioni richieste.

 

La Lega chiede che si ponga fine tattica dilatoria e finalmente si rispetti la volontà popolare». Indispettita anche Silvia Rizzotto: «Berti evidentemente non è conoscenza del fatto che ministri come la Lezzi molto fredda verso l’autonomia, fanno parte del suo stesso movimento. Quanto ad Erika Stefani, atti alla mano, il suo impegno è totale. Se Berti leggesse un po’ i giornali o presenziasse più in aula invece che divertirsi a smanettare sui blog, eviterebbe figure imbarazzanti».

 

 

Controreplica M5S: «Se la prendono con noi fingendo di ignorare che il freno arriva dai loro compagni di partito lombardi, per nulla in linea con i veneti circa l’applicazione “spinta” dell’autonomia».Chiosa Marino Zorzato, vecchia volpe in procinto di tornare in Forza Italia: «Speriamo bene ma se l’autonomia sarà calcolata sulla spesa storica anziché sui costi standard, le aspettative suscitate svaniranno come neve al sole».

 

A.V. 

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