Zaia: «Covid, potrebbero arrivare restrizioni solo per i non vaccinati»
Nessun lockdown per i non vaccinati sul modello austriaco, ma «spetterà all’assemblea e al confronto con ministro variare le misure in base allo stato vaccinale del cittadino. Ad oggi nessuna decisione, si valuterà. La soluzione sarà nazionale, applicata ai colori delle zone». Parola di Luca Zaia, che nel consueto punto della situazione sul Covid non eslcude misure flessibili. Tradotto: restrizioni più stringenti solo per chi non è vaccinato.
Conferenza delle Regioni e situazione
«Giovedì si è tenuta la conferenza delle Regioni – ha detto Zaia – ritengo fondamentale si riapra il tavolo nel quale si faccia il punto della situazione rispetto al Covid in maniera più frequente visto che rientriamo nella fase acuta. Ho chiesto possibilità di incontrare il ministro Speranza per confrontarci. In Veneto – continua Zaia – 656mila persone non hanno voluto vaccinarsi. A questi vanno aggiunti altri 650mila cittadini con meno di 12 anni che non si possono vaccinare. Viviamo in una zona circondata da aree con un alto tasso di popolazione non vaccinata (Slovenia, Austria, Trentino e Friuli) e penso si dovrebbe testare le persone in arrivo in Veneto da questi paesi. Fondamentale, poi, la terza dose di vaccino: abbiamo aperto le prenotazioni per i cittadini dai 40 anni in su per chi si è vaccinato da più di 6 mesi. Il 31 dicembre un milione di cittadini veneti sarà vaccinato da più di sei mesi. Finora 442.445 veneti hanno ricevuto la dose “booster” o si sono prenotati per ricevera. Inoltre, entro lunedì, invieremo un sms a tutti i cittadini che possono prenotarsi perché vaccinati da più di sei mesi».
Austria per ora no
Non si è parlato del modello Austria. Non è questione di più buono o più cattivo, a mio avviso stante il nostro modello costituzionale pensare di fare il lockdown per i non vaccinati non è fattibile. Io immagino, per un fatto pratico, che sia un’avventura che poi non si concretizza. Ma se qualcuno è convinto di farlo lo può fare. ‘Sta roba qua secondo me non è praticabile dal punto di vista giuridico, a dirla schietta».Il ragionamento, spiega il presidente della giunta regionale del Veneto, è stato un altro: «Evitare di chiudere e fare un altro lockdown. Finché non si deciderà di stravolgere il nostro modello, finora vincente, mi tolgo qualche sassolino dalle scarpe… vi ricordate i tromboni che esaltavano le misure in Germania a inizio pandemia, poi l’Inghilterra… ecco, ora si fanno altre ondate di lockdown. Il nostro sistema a colori ha accompagnato il percorso evitando altri lockdown oltre a quello tra marzo e maggio 2020».
Il «nostro sistema – spiega ancora Zaia – prevede in zona gialla uso di mascherine anche all’aperto, e lì c’erano i no-mask che sono gli stessi che oggi sono no-Green pass; 50% teatro, cinema e trasporti; quattro persone al tavolo al ristorante. Se passi all’arancione ci sono misure più aggressive, poi la rossa in cui esci di casa solo per andare a lavorare. Spetterà all’assemblea delle Regioni e al confronto con il ministro variare le misure in base allo stato vaccinale del cittadino. Ad oggi nessuna decisione, si valuterà. La soluzione sarà nazionale, applicata ai colori delle zone».
Rischio chiusura
«Andare a dire a un ristoratore che dovrà chiudere in zona arancione non sarebbe semplice – conclude Zaia – i dati sono incontrovertibili, l’infezione riguarda più i non vaccinati. Cerchiamo di tutelare gli interessi dei cittadini in un contesto non facile.