Vaccinazioni si o no?
Le vaccinazioni dei bambini italiani calano al ritmo di 5 – 10 mila l’anno, negli ospedali si ricominciano a curare malattie scomparse. Cosa fare? Tra preoccupazioni e allarmi si fa strada l’idea di «invertire la tendenza – dice il ministro alla Sanità, Beatrice Lorenzin – e anche l’ipotesi di non iscrivere a scuola bambini non vaccinati». Non un via libera definitivo ma quasi a cui il Veneto risponde attraverso il suo Governatore. «Se qualcuno dice che la sanità del Veneto è passata dal primo al quinto posto, dice una verità, ma è passata a tale posizione solo in una categoria, cioè le vaccinazioni: anche questo è un merito, perché Il Veneto, infatti, è l’unica regione in Italia dove non c’è l’obbligo vaccinale. Noi abbiamo un tasso di vaccinazione che raggiunge l’80% della popolazione ed essere al quinto posto senza avere l’obbligo vaccinale vuol dire essere veramente al top». Tra i favorevoli il Dott. Lucio Zanetti, farmacista esperto in materia che spesso consiglia la vaccinazione alle neo mamme che si rivolgono a lui per un consiglio.
Dottore, ma saranno davvero troppe 17 vaccinazioni? «No, visto soprattutto il ritorno di malattie come il morbillo che credevamo debellate dovute anche al fatto che nelle scuole si iscrivono anche bimbi provenienti da paesi dove il morbillo o la scarlattina mietono ancora vittime. Certo esiste nei genitori la paura delle reazioni avverse».
Cosa sono esattamente le reazioni avverse? E perché c’è questa paura di fondo? «Si chiamano reazioni avverse gli spettri che più temono i genitori. Ciò che emerge con più forza dalle rilevazioni del nostro studio è una grande confusione sulla loro frequenza e, soprattutto, sulla loro gravità. Soprattutto, è evidente un’insufficiente informazione che fa insorgere, in particolare tra i genitori che non vaccinano, il sospetto che gli operatori sanitari siano schierati a priori a favore delle vaccinazioni e siano disposti a tacere informazioni importanti pur di non scalfire la fiducia dei genitori. Quando si chiede se gli effetti collaterali gravi dovuti al vaccino vengano tenuti nascosti, in una scala da zero a cinque, i genitori che non vaccinano danno un punteggio di 4,7. Allo stesso tempo, questi ultimi ritengono che le reazioni avverse si verifichino più frequentemente di quanto avvenga nella realtà. E che le malattie che le vaccinazioni prevengano non siano poi così gravi».
Come spiega che il Veneto senza l’obbligatorietà continui ad avere percentuali del 94%? E come si combattono sfiducia e scarsa percezione del rischio? «Innanzitutto con la trasparenza e tutte le volte che ci sono dei dubbi i genitori si recano alla nostra struttura, dove il personale incaricato compila una scheda. Su questa viene fatta una valutazione critica sulla base della letteratura. Se il sospetto è fondato viene registrato, se non c’è alcun nesso plausibile viene scartato. Il sistema, tuttavia, prevede un ulteriore approfondimento: nel caso di reazioni gravi andiamo a vedere realmente cosa sia successo e a seguire il caso clinico. L’educazione dei genitori resta la via maestra da perseguire. Non è facile parlare a persone che non hanno memoria di poliomielite, difterite, tetano. Se solo le avessero conosciute sarebbero ben più cauti, invece si fanno suggestionare da Internet tanto che adesso è scattato l’allarme per il preoccupante calo (84%) dei vaccini. Tutto per paure ingiustificate come quella che la vaccinazione condurrebbe all’autismo. Chi promuove queste idee lo fa senza nessuna prova scientifica in mano».
Nonostante il non obbligo alla vaccinazione e il primato regionale c’è anche chi continua a difendere l’obbligo del vaccino. «Personalmente non avrei tolto l’obbligatorietà. É stato un rischio troppo grande. Oggi le malattie viaggiano con una forte velocità, in 20 ore si arriva dall’Australia quando un tempo ci volevano 6 mesi, ad esempio. E non essere coperti con i vaccini vuol dire esporsi a rischi pesanti».
Dott. Lucio Zanetti