Un dramma che non diminuisce
È sotto gli occhi di tutti come il dramma della violenza verso le donne non accenni a diminuire. Un fenomeno, peraltro, che molto spesso resta confinato alle mura domestiche, ragione per cui conosciamo solo parzialmente un dramma che colpisce in modo silenzioso ma con irruenza. Un silenzio che dovremmo avere noi donne il coraggio di squarciare, per dar voce a quelle violenze fisiche o psicologiche che almeno una volta nella vita tutte abbiamo subito a scuola, nel luogo di lavoro, in famiglia o anche in pubblico. Compito delle istituzioni e della società civile è quello di dar voce alle molte vittime che ancora oggi rimangono nel silenzio, ma soprattutto quello di contrastare e prevenire ogni forma di violenza.
Tanti possono essere gli strumenti per avviare questo processo, anche giuridici, come l’introduzione del reato di stalking, della nuova legge sul femminicidi, nonché la ratifica della convenzione di Istanbul.
Limitarsi a costruire congegni normativi non è però sufficiente, specialmente per un’efficace opera di contrasto sul lungo periodo è necessaria una profonda azione culturale ed educativa all’interno del nostro Paese, che deve partire fin dai più giovani, ad esempio mediante una educazione alla affettività connessa anche all’educazione sessuale a partire dalle scuole di primo grado.
Il ruolo della donna in questi ultimi cinquant’anni è cambiato radicalmente, mentre non si sono visti cambiamenti altrettanto profondi per quanto riguarda il ruolo maschile: basti pensare che sono trascorsi “solo” 70 anni dall’estensione alle donne del diritto di voto in Italia, e forse questo cambiamento deve essere ancora assimilato dalla società e soprattutto dagli uomini.
Sono proprio i cambiamenti nei ruoli e conseguentemente nei rapporti che non sono stati ancora del tutto metabolizzati, acuendo difficoltà storicamente radicati nella struttura sociale. Infatti è bene ricordarlo: il problema della violenza delle donne è un problema degli uomini non delle donne! Ma se l’eguaglianza sociale non si è ancora attuata completamente, proprio per questo risulta necessario difendere il diritto delle donne ad accedere a pieno titolo al mondo del lavoro, alla partecipazione politica e riconoscere il contributo femminile alla partecipazione sociale.
Un esempio fra tutti è quello delle differente di trattamento in ambito lavorativo, è inaccettabile che una donna non abbia le stesse opportunità di crescita lavorativa di un uomo o banalmente lo stesso stipendio: infatti la rettribuzione media di un uomo laureato è il 36% più alta rispetto a quella di una donna con le stesse qualifiche. Un plauso ai mezzi di informazione e alle istituzioni che ci aiutano a riflettere in questi giorni, ma non possiamo più permettere che i riflettori si spengano fino al prossimo anno o, peggio, fino al prossimo fatto di cronaca
di Monica Sambo, Consigliere Comunale di Venezia