Ospedali di nuovo sotto pressione. Zaia: verso lo stop ad alcune prestazioni
Terapie intensive non Covid già in difficoltà. È l’impatto dell’aumento dei ricoverati Covid negli ospedali veneti: ieri erano 105, con un incremento di 7 degenze soltanto rispetto al giorno prima. Otto su dieci sono No vax. Mentre il saldo tra nuovi accessi e dimissioni in area medica, nell’arco delle ultime 24 ore, è di 40 unità a favore dei primi: 553 i degenti che non necessitano di cure intensive.
Zaia fa il punto
«A fronte di 105 ricoverati Covid in Rianimazione, ne abbiamo 318 non Covid. Normalmente sono 350. Questo significa che l’attività ospedaliera sta iniziando a subire la pressione dei pazienti Covid. Non perché manchino i macchinari, ma perché un positivo non è un degente “normale”» ha spiegato questa mattina il presidente regionale Luca Zaia, nel corso della consueta conferenza stampa nel punto della Protezione civile di Marghera.
Il rischio sospensione
L’anno scorso, la riorganizzazione dei reparti ospedalieri, con il loro assorbimento quasi totale per la cura del Covid, aveva portato alla sospensione di 500 mila prestazioni. «Stiamo definendo un provvedimento analogo. Dobbiamo fare tamponi, portare avanti l’attività di contact tracing e la campagna vaccinale. La coperta è corta. Il personale non è sufficiente, mancano gli operatori che ci erano stati inviati con la gestione commissariale, abbiamo perso molti specializzandi. Qualcosa deve saltare» ha ammesso l’assessora alla sanità Manuela Lanzarin.Davanti al Veneto c’è lo spettro della zona gialla: «Non ci arriviamo questa settimana. Probabilmente non ci arriveremo nemmeno la prossima. Mentre in quella dopo ancora…» ha concluso Zaia.
Apertura ai vaccini per i bambini dal 23 dicembre
Il presidente ha anche aggiunto che probabilmente dal 23 dicembre iniziano le vaccinazioni dei bambini 5-11 anni. Incontro con i pediatri in settimana.