Gli uomini che dicono no: a Spinea l’impegno maschile contro la violenza sulle donne
Parlare di violenza sulle donne con gli uomini. Quello che sembrava un controsenso, alla fine, si è rivelato l’elemento necessario per ottenere il cambio di passo. Ne sono convinti a Spinea, da sempre uno dei comuni in prima linea nelle iniziative di sensibilizzazione e riflessione in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. E che quest’anno ha chiamato, giovedì sera, a condurre la riflessione un uomo, Alberto Leiss, giornalista e scrittore, nonché autorevole voce ed esponente dell’associazione “Maschile plurale”.
Loredana Mainardi, assessore alle Pari opportunità del Comune di Spinea, spiega cos’è cambiato nella percezione del problema e nell’apertura al mondo maschile, tanto da incentrare su un uomo l’evento principale di questo 25 novembre: «Sappiano, anche grazie al confronto costante con le amiche dell’associazione “Identità e differenza” che non è nuovo l’impegno di molti uomini contro la violenza sulle donne», spiega Mainardi, «non è nuovo l’impegno, ma sembra che ci troviamo finalmente di fronte a un cambio di passo. E questo è dovuto anche all’accettazione, da parte delle donne, di questo impegno tutto maschile. Le donne che lavorano, da anni, contro la violenza hanno compreso la necessità della partecipazione degli uomini a questo obiettivo e considerano questo coinvolgimento un’importante opportunità. Oggi sono molti gli uomini che vogliono testimoniare la loro estraneità al fenomeno della violenza e dei maltrattamenti, non solo fisici, che vogliono esserci per accompagnare le donne in questo cammino difficile e irto di ostacoli. Se molti uomini affermano: “Siamo largamente responsabili dei problemi e dobbiamo essere coinvolti nelle possibili soluzioni”, allora credo che questo sia un segnale che va accolto».
Una partecipazione da non guardare con diffidenza dunque, anzi come opportunità per stabilire un nuovo compromesso storico: uomini in campo contro la violenza di genere. Che li riguarda, in fondo, da molto vicino. La loro esclusione in passato, evidentemente, non ha pagato. È cambiata la loro consapevolezza di fronte al problema, è cambiata soprattutto quella delle donne nella necessità di un confronto e di un loro coinvolgimento.
«La violenza degli uomini verso le donne», conclude Mainardi nello spiegare il senso di questa giornata, «non si può liquidare come patologia di pochi marginali, né come il segno di culture lontane da noi: nasce nella nostra normalità. Anche quando è estrema, parla una lingua che conosciamo e che mescola amore, controllo, dipendenza, onore, gelosia, frustrazione, potere, prima di divenire violenza. Enfatizzare l’emergenza nasconde il fatto che si tratta di un fenomeno strutturale e diffuso. Condannare la violenza senza riconoscere la cultura che la produce e la giustifica, è un gesto vuoto. Per questo bisogna lavorare».
Filippo De Gaspari