Rigore fatale ma fu festa
In tempi in cui l’Olanda richiama l’Italia a un rigore estremo, ci piace ricordare il ventennale di quando i rigori costarono carissimo agli orange. Soprattutto un rigore fatale. Amsterdam, 29 giugno 2020. Il teatro è l’Amsterdam Arena, chi la concepì l’immaginò come la porta dei sogni dello sport olandese. In un primo momento fu progettata nella speranza, vana, che i giochi olimpici fossero assegnati all’Olanda.
Rigore fatale e storia
Dopo che i vertici del CIO scelsero Barcellona, gli olandesi non si persero d’animo: l’Amsterdam Arena avrebbe ospitato la fase finale degli europei di calcio del 2000. Competizione che l’Olanda doveva vincere a tutti i costi. Lo stadio fu inaugurato nel 1997, mettendo in mostra la sua bellezza: un ponte nel futuro. Uno stadio avveniristico che avrebbe soppiantato il vecchio De Meer, l’impianto che aveva ospitato per decenni le partite casalinghe dell’Ajax.
Il crollo di un tempio
In parallelo con l’avvicinarsi dell’inaugurazione dell’Amsterdam Arena, iniziarono i lavori di demolizione del De Meer, al quale non fu nemmeno concesso l’onore di diventare un museo. Ma i dirigenti dello sport olandese, come molti loro colleghi sparsi nel mondo, non sapevano che gli stadi hanno un’anima. Il De Meer non era uno stadio, era un tempio, era il Taj Mahal del calcio totale, abbatterlo era un sacrilegio. Il De Meer aveva visto nascere la grande Ajax. Sulla sua erba erano cresciuti Crujiff, Neeskens, Suurbier, Krol. Sulla sua panchina si era seduto Rinus Michels e da lì avrebbe indicato la strada della rivoluzione, facendo nascere quella che gli esperti di calcio chiamarono l’arancia meccanica.
Rigore fatale che sa di vendetta
No, il De Meer non poteva accettare che la sua collega, la bellissima e giovanissima Amsterdam Arena entrasse così facilmente nella storia. E così, dopo che l’Olanda era a un passo dalla finale, nelle semifinali contro l’Italia, che sembrava la vittima predestinata, andò tutto storto e i maestri del calcio totale persero contro quelli del catenaccio.
Toldo, l’eroe del rigore fatale
L’eroe di quella partita fu Francesco Toldo che parò l’impossibile, un rigore nei tempi regolamentari, due durante l’esecuzione dei calci di rigore e varie paratone sparse nell’arco della partita. L’Italia rimase in dieci dopo nemmeno mezzora, per colpa di Zambrotta messo in crisi dalle continue accelerazioni di Zenden che gli costarono prima un giallo e poi il rosso.
Calcio totale (?) contro catenaccio
A quel punto gli azzurri si compattarono. Zoff, l’allenatore, mise su un bellissimo catenaccio e, dopo una partita di lacrime e sangue, riuscì a condurre i suoi ai calci di rigore, dove Toldo completò il miracolo dei tempi regolamentari, parando altri due rigori. Quella partita va anche ricordata per l’ormai famoso cucchiaio di Francesco Totti che beffò il portiere olandese Var der Saar. Al pupone venne la bizzarra idea prima di calciare il suo penalty, quando, avvicinandosi al compagno di squadra Di Biagio, confidò: “mo, je faccio er cucchiaio.”
Rigore fatale? Si ma che bella Italia
A dispetto di quanto detto da molti, quella Italia era bella e raccolse meno di quanto avrebbe meritato. La vittoria di quell’Europeo sfumò al golden goal, assurda invenzione della FIFA, contro la Francia e le vittorie seguenti non arrivarono per colpa di un capriccio di Berlusconi che, con una battura fuori luogo, offese apertamente Zoff che fece una cosa che in Italia non è mai andata troppo di modo: dimettersi.
Domenico Ciotti