Fauci: Vaccino nel 2021
Il vaccino contro il coronavirus sarà probabilmente ”disponibile su larga scala” negli Stati Uniti il prossimo anno, ma non nei primi mesi. Lo ha dichiarato l’immunologo americano Anthony Fauci al Washington Post. ”Una volta entrati nel 2021, diversi mesi dopo, avremo un vaccino che sarà ampiamente a disposizione degli abitanti degli Stati Uniti”, ha dichiarato il massimo esperto di malattie infettive del governo negli Stati Uniti.
Fauci. Non disponibile subito su larga scala
Inizialmente, una volta ritenuto sicuro, secondo Fauci il vaccino verrà prodotto in alcune decine di milioni di dosi e successivamente, nel corso dell’anno, verrano rese disponibili per la distribuzione centinaia di milioni di dosi.
Come funziona il vaccino per Fauci
Sono tre gli studi sui vaccini per prevenire Covid 19 che stanno entrando nella fase 3 della sperimentazione sull’uomo, ovvero quella in cui dovranno determinare profili di “sicurezza” e “protezione immunitaria”, ma non ancora l’”efficacia”. I candidati sono: il vaccino Sinovac dell’Instituto Butatan (Cina), il “mRna-1273” dell’azienda biotech Moderna (Usa), e infine il vaccino “AZD1222” di Oxford (Gran Bretagna). La pubblicazione su Lancet di quest’ultimo studio, dell’Università britannica, arriva solo 5 giorni dopo l’annuncio di entrata nella fase 3 del vaccino sviluppato negli Stati Uniti da “Moderna”. Una corsa al risultato, nella quale nessuno vuole rimanere indietro. Il vaccino britannico “AZD222”, utilizza come “vettore virale” un adenovirus geneticamente ingegnerizzato con la proteina Spike S del Sars-CoV2.
La produzione di anticorpi
Leggendo approfonditamente il paper pubblicato da The Lancet si evince come il vaccino induca la produzione di anticorpi neutralizzanti, ma anche che “a seconda del metodo usato per misurarli, il titolo degli anticorpi è diverso – come ci conferma Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova – è possibile che ciò avvenga perché si usano test diversi ma sarebbe meglio che si trovasse il modo di standardizzare la misurazione”. Inoltre, nello studio si legge che “in alcuni volontari ci sono anticorpi anche prima del vaccino, gli autori suggeriscono che i volontari hanno avuto la malattia senza accorgersene. È possibile ma è anche possibile che i test che usano non siano troppo specifici. È un aspetto che va chiarito – e conclude – comunque in generale i dati riportati sono incoraggianti”.
Per testare il vaccino 32.665 persone sono disposte a farsi inoculare il virus
“In questa fase non è possibile dimostrare l’efficacia del vaccino perché i soggetti vaccinati sono pochi e non sono esposti all’infezione come anche i controlli”, a sostenerlo è Antonio Cassone, già Direttore di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità e membro dell’American Academy of Microbiology, d’altronde “questa non è stata misurata e non è dovuta nel protocollo della fase 2 farlo. Sono studi che si fanno in fase 3”.
È necessario, quindi, aspettare i risultati che si avranno sulle prossime platee di volontari, la fase 3 dovrebbe chiudersi nel terzo trimestre di quest’anno, la distribuzione ipotetica su larga scala nella primavera del 2021.