… il tempo non basta mai
Rubrica a cura di Alessandra Marconato, Direttore Responsabile di 78PAGINE. 78srl.it/78pagine
Spesso accade che io faccia conversazioni sul tempo. Conversazioni che a me non piacciano particolarmente, perché la questione del tempo è spesso la punta di un iceberg di temi più complessi.
Le mie conversazioni sul tempo, in particolare, non hanno a che vedere con il tempo oggettivo … per intenderci, quello fatto di giornate da ventiquattro ore, scandite in sessanta minuti, composti di sessanta secondi.
Quello che sfugge alle persone (e anche a me, sia chiaro!) è il tempo soggettivo, inteso come la percezione che noi abbiamo del tempo. L’essere umano si trova all’interno di un continuo temporale, in cui nel presente è tirato tra un passato e un futuro che, magari, vorrebbe poter predire e sa che non può conoscere.
Allora, in questo tempo che sembra non bastare mai non si fa abbastanza spazio per sé, per le cose che piacciono, per l’ozio, per due chiacchiere fatte bene e molto altro.
Nel tempo oggettivo, quello fatto di ventiquattro ore, si devono operare delle scelte e ogni scelta è l’affermazione di qualcosa e la negazione di altro.
Il tutto non rientra nelle possibilità umane.
A volte si può cadere in qualche delirio di onnipotenza, che presto finisce di fronte ai limiti umani.
Si dicono molte cose sul tempo. Otto ore servono per dormire, otto per lavorare, otto per se stessi. Se vuoi avere più tempo, fai come i grandi e alzati molto presto al mattino. Il rischio è di trovarsi in molti svegli molto presto e la magia del proprio tempo finisce in un attimo.
Spesso viviamo come criceti all’interno di una ruota, che noi stessi facciamo girare.
Fermati. Respira. Che succede?
Una giornata è di ventiquattro ore. Questo è il tempo oggettivo a disposizione.
Non basta?
Afferma ciò che vuoi e ciò che devi.
Nega ciò che non vuoi e ciò che non devi.
… semplice ed estremamente complicato!