… ha vinto la mediocrazia
Non lo dico io. L’ha scritto un filosofo americano contemporaneo. La mediocrazia ha vinto. Questa è una società media che sta nella media. Tollera chi
è sotto media e guarda con sospetto a chi sta un po’ sopra all’asticella. Quell’asticella che si abbassa sempre di più, perché la
media sembra essere un luogo sicuro in cui la maggior parte delle persone
possono stare.
Mediocrazia dato arbitrario
La media, e con essa la mediocrazia, è, però, un dato arbitrario. Può essere un segno che punta verso il basso e non verso l’alto. La media è frutto del tempo e del pensiero dominante, che non sempre è il miglior pensiero possibile.
Ma non è la maggior parte. La media è moltitudine. È educata secondo parametri standard, con logiche, magari, economiche e di mercato più che di sfruttamento massimo del potenziale umano.
Si dice che si deve fare il meglio con ciò che si ha
Perché le potenzialità di ognuno sono diverse.
Non migliori e nemmeno peggiori: le potenzialità sono
potenzialità e basta.
È ciò che una persona può fare al meglio.
Non si parla di talento quando si parla di potenzialità
Questa è l’epoca in cui il talento si spreca, perché tutti ne hanno. E quelli che veramente hanno talento tacciono e non lo dichiarano perché sono impegnati a metterlo in pratica, più che a parlarne.
Si ha a che fare con un talento medio, secondo il quale si è
tutti un “po’ bravini” in qualcosa.
Ma l’essere “bravini” è stare un pelo sopra l’acqua. Essere
“bravi”, talentuosi, geniali è un’altra cosa. È incanalare il proprio
potenziale con disciplina in modo da potergli dare il massimo sfogo.
Talento per uscire dalla mediocrazia
È far bruciare un fuoco che arde dentro e che può bruciare
fuori, al posto di bruciare se stessi.
Dare il meglio di sé, senza parametri prestabiliti da altri e senza condizionamenti legati al tempo.
È cercare le proprie perfezioni, riconoscerle e fare in modo
che emergano, scontando il giudizio di altri.
Perché nella realizzazione di sé ci si espone sempre al giudizio di qualcun altro. Siamo esseri che vivono in relazione e di relazioni. Il giudizio degli altri conta e non possiamo fare finta che ciò non sia così. Ma solo così si esce dalla mediocrazia.
Solo che il giudizio è soggettivo ed è dato dagli occhi di
chi osserva, che non è detto sia il giudice più titolato in quel momento.
E, molto spesso, sono alcuni giudizi che fissano in noi la
nostra stessa immagine. La percezione di noi stessi cambia. Si può rischiare di
vivere sottotraccia perché si soddisfa il pensiero medio.
Ma non si soddisfa se stessi. E spesso oggi la mediocrazia ha preso il posto della meritocrazia. Per chi deve investire importa spendere meno possibile. Poco importa il risultato. Basta sia nella media. Se ci saranno danni pazienza….
E noi, prima o poi, facciamo sempre i conti con quello che siamo davvero …
di Alessandra Marconato, Direttore Responsabile di 78PAGINE.78srl.it/78pagine