… chi va piano arriva dopo
È una delle tante cose che ho letto, in questi ultimi giorni. Con una differenza, rispetto ad altre sequenze di parole: mi ha fatto sorridere e pensare a altre cose.
Si dice che …
… l’importante è godersi il viaggio.
… non è tanto importante dove vai ma con chi percorri la
strada.
… bisogna godersi il viaggio.
… chi va piano arriva lontano e sano.
Nel documentario “I ribelli”, James Iovine, produttore discografico e imprenditore statunitense, paragona la corsa verso il risultato desiderato come una competizione tra cavalli. Bisogna mettersi i paraocchi, come i cavalli, e correre diritto verso il traguardo, senza guardare a destra o a sinistra. Perché, se ci si fa distrarre da ciò che altri dicono (consigli, opinioni e cose del tipo “non è possibile”), si rischia di cadere rovinosamente prima di arrivare al traguardo. Ora, si potrebbe obiettare che se non si guarda bene a destra e a sinistra e dove si mettono i piedi, si può incorrere in incidenti disastrosi. Si potrebbe anche aggiungere che si percorre la strada guardando continuamente a destra e a sinistra e dove si mettono i piedi, il percorso rischia di essere fortemente rallentato e di non arrivare mai a destinazione.
Ci deve essere una meta
In quanto tempo si arriva alla meta?
Qual è il giusto tempo?
Il tempo di percorrenza dipende molto dal guidatore. C’è chi pesta sull’acceleratore per arrivare prima possibile, chi si ferma a fare varie soste, chi fa guidare e intavola, magari, amabili conversazioni.
Quello che leggo nella frase “chi va piano arriva dopo” e
nella metafora di Iovine è un richiamo al rimanere concentrati e a non farsi
sfuggire il tempo. Perché il giusto tempo dà alla meta raggiunta il valore che
merita.
di Alessandra Marconato, Direttore Responsabile di 78PAGINE.78srl.it/78pagine