"si dice che ..."

…un tempo per fare, uno per pensare.

In un mondo frenetico, dove per la maggior parte del tempo si va di fretta e ci si sente sempre in ritardo, dire che c’è un tempo per fare e un tempo per pensare può sembrare anacronistico.

La concentrazione del tempo per fare

Ma, spesso, mentre si fa e si è concentrati a usare il tempo per fare si pensa a quello che si fa e non si pensa, in generale. Il pensiero è silenziato. Si è concentrati sul compito e l’incombenza immediata e non si pensa, volgendo lo sguardo un po’ più in là.

Il fare satura il tempo e il pensiero.

A volte, non è per niente male se non si ha voglia di pensare e non ci si vuole occupare di quello che sta e ci sta succedendo.

Il fare può, anche, non consentire di progettare,
pianificare e direzionare la propria vita. Ci si trova immersi in azioni che
hanno occupato tempo che poteva essere dedicato ad altro, aprendo la porta
della stanza dei rimpianti.

Oziare può essere una gran cosa.

Rimanere fermi per pensare o dedicarsi ad altro per pensare
non fa perdere tempo: permette di recuperare il “proprio” tempo.

“L’ozio aiuta la creatività” mi ha detto una volta una maestra d’asilo. Aggiungendo che i bambini non oziano più e non conoscono che cosa è la noia. E la noia può essere un grande stimolo a fare “perché se ti annoi, a un certo, qualcosa ti inventi per uscire dalla noia”.

Rimanere fermi (non serve per lungo tempo!) può aiutare a
fare chiarezza e generare idee. Permette di riconoscere e staccare spine che
più che alimentare se stessi alimentavano altro, a volte inutilmente. Rimanere
fermi permette di entrare in contatto con se stessi e con ciò che si desidera e
il motivo per cui tanto si fa.

Può essere un bagno di coscienza e spaventare. Può essere
una pausa sana per creare e generare molto altro ancora.

di Alessandra Marconato, Direttore Responsabile di 78PAGINE.78srl.it/78pagine

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