Vicenza, concluso il sit-in delle “Mamme No Pfas” davanti alla Procura
VICENZA. Si è concluso mercoledì 29 il sit-in, organizzato dalle “Mamme No Pfas”, che per cinque giorni e cinque notti, dormendo in tre tende canadesi, hanno stazionato davanti alla Procura di Vicenza, unitamente a cittadini, famiglie e associazioni ambientaliste, con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione sul problema della presenza per le sostanze perfluoralchiliche nelle acque potabili che riguarda comuni delle province di Vicenza, Padova e Verona.
In una nota, l’associazione ringrazia tutti coloro che nei cinque giorni “sono venuti per sostenerci, per affiancarci, per informarsi e per informarci, politici a vari livelli e persone comuni, in uno scambio continuo di esperienze e considerazioni, in un clima di solidarietà e sostegno reciproco”.
Una delle ultime visite, nel tardo pomeriggio di martedì 28, ha visto giungere sul posto anche il Vescovo di Vicenza, monsignor Beniamino Pizziol. “Il Vescovo – spiegano le Mamme No Pfas – ha ascoltato gli sviluppi del problema e del nostro impegno nella lotta, ha chiesto i nostri prossimi obiettivi che ci siamo posti e ha promesso di sostenerci e proteggerci con le parole e con la preghiera”.
Dal canto suo Miteni invece così commenta il presidio del Comitato: “Comprendiamo la preoccupazione delle mamme No Pfas, ma non comprendiamo il motivo per cui continuino a chiedere la chiusura dello stabilimento Miteni anche dopo le sentenze e i dati attuali sulla diffusione degli inquinanti”.
Lo afferma in una nota l’azienda di Trissino, al termine del presidio dei genitori davanti al tribunale di Vicenza. “I dati sugli scarichi Miteni rilevati dagli Enti – prosegue la nota aziendale – attribuiscono all’azienda meno dell’1% dell’inquinamento presente nel collettore Arica, almeno negli ultimi due anni. I dati dell’agenzia dell’Unione Europea ECHA, pubblicati lo scorso giugno, dimostrano che l’utilizzo dei Pfas è decine di volte più impattante sull’ambiente rispetto alla produzione Miteni. Il Tribunale Superiore delle acque pubbliche ha disposto gli interventi da compiere, tutti da attuare sugli utilizzatori di Pfas e non ha nemmeno citato Miteni. I controlli svolti questa estate sugli impianti di lavorazione dei Pfas non hanno rivelato alcun problema né perdita”.
“Non si comprende dunque per quale motivo le Mamme No Pfas continuino a rivolgersi ancora oggi contro una azienda che ha scarichi ai livelli delle acque potabili e che sta investendo in modo importante per risolvere l’inquinamento storico del proprio sito, un problema – conclude Miteni – che riguarda tutte le centinaia di aziende che usano Pfas nel territorio”.
Sara Zanferrari